Secondo il Ministero dell’Interno tra il 1° gennaio e il 31 luglio 2022 sono sbarcate sulle coste italiane 41.170 persone migranti. Sono tante o poche? Troppe, oppure un numero accettabile? Possiamo parlare di emergenza?
Attorno a un numero si possono costruire narrazioni molto diverse e, molto probabilmente, questo è ciò che proveranno a fare intorno al dato sugli sbarchi molti partiti e figure politiche nel lasso di tempo che ci separa dal 25 settembre.
Raccogliere, interpretare e… manipolare i dati
I dati sono estremamente importanti: sono centrali nel prendere delle decisioni o valutare un operato, capire cause o strade percorribili. E questa rilevanza è cresciuta nel corso del tempo. Si sta affermando sempre più, infatti, l’importanza di raccogliere dati solidi, accurati, disaggregati per genere e con costanza nel tempo. Anche molti attori del secondo welfare, come le Fondazioni di origine bancaria, attualmente raccolgono e analizzano dati per orientare le proprie scelte (ne avevamo parlato qui e qui, o anche per il progetto OsservaBiella).
La semplice consapevolezza dell’importanza dei dati, però, non è sufficiente. E raramente è accompagnata dalla giusta attenzione a come contestualizzare e presentare i dati, un passaggio essenziale per favorire la corretta interpretazione dei numeri e dei fenomeni.
I dati sulle migrazioni: un esempio diretto
Per capire meglio la questione torniamo per un momento al dato degli sbarchi sulle coste italiane. Possiamo, per esempio, iniziare a confrontarlo con quello riferito alla stessa finestra temporale negli ultimi 3 anni (v. grafico 1).
Possiamo, poi, allargare ulteriormente lo sguardo decidendo di confrontare il dato riferito a quello stesso periodo negli ultimi 9 anni1 (v. grafico 2).
Oppure possiamo scegliere un solo anno per il confronto, per esempio il 2019 (v. grafico 3).
Oltre a contestualizzare nel tempo l’arrivo di migranti via mare è possibile interpretare il fenomeno alla luce di altri dati relativi all’arrivo di persone alle frontiere, per esempio quelle in fuga dall’Ucraina e accolte nel nostro Paese all’incirca nello stesso periodo (149.540 persone dal 3 marzo al 15 luglio 2022, v. grafico 4).
Questi dati potrebbero poi essere comparati con altri relativi alla popolazione residente in Italia o alla popolazione straniera residente in Italia. Inoltre possiamo individuare altri fenomeni spesso posti in relazione al fenomeno migratorio, come la criminalità e la sicurezza (andando a cercare, per esempio, dati sull’andamento delle denunce di alcuni reati). Questi confronti dove ci portano? Possono dirci qualcosa di reale?
A seconda della selezione operata il numero di arrivi del 2022 potrà sembrarci in linea con la crescita degli anni più recenti (grafico 1), molto più basso dei picchi registrati negli ultimi 9 anni (grafico 2), drammaticamente alto, più di 10 volte il dato del 2019 (grafico 3). Viceversa mettere il dato sugli sbarchi in relazione con quello sulle persone provenienti dall’Ucraina cambia la scala numerica sull’asse verticale del grafico, contribuendo a trasmettere più chiaramente l’ordine di grandezza di cui stiamo parlando (grafico 4).
I dati, da soli, non parlano: per interpretare correttamente questi grafici è necessario avere molte altre informazioni di contesto sulle dinamiche migratorie, le politiche introdotte dai governi che si affacciano sul Mediterraneo, informazioni su alcuni avvenimenti puntuali (per esempio lo scoppio di una guerra o di una pandemia). Tuttavia i grafici qua sopra mostrano come le semplici visualizzazioni dei dati possano comunicare molto e, in alcuni casi, addirittura ingannare.
Un libro che insegna a leggere i dati
Questo è il tema principale intorno a cui si sviluppa Ti spiego il dato, scritto da Donata Columbro, giornalista esperta di dati e co-fondatrice di Dataninja, e illustrato da Agnese Pagliarini. Il libro è suddiviso in 5 capitoli, introduzione e conclusione. Ogni capitolo è arricchito da un “boxino pratico” per esercitarsi nella raccolta e analisi dei dati, mentre alla fine del libro c’è una “cassetta degli attrezzi” contenente un glossario e una serie di suggerimenti di siti internet e account social da seguire per capire meglio i dati.
Il primo capitolo spiega perché i dati sono veramente “ovunque” e in che senso quasi ogni decisione della nostra quotidianità – mangiare, scegliere con che mezzo andare al lavoro, prendersi cura del proprio figlio neonato – è basata sull’osservazione e sull’interpretazione di dati. Quasi specularmente l’ultimo capitolo cerca di spiegare perché e come proteggere i propri dati, specialmente quelle tracce che lasciamo più o meno volontariamente e consapevolmente attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici.
I 3 capitoli centrali spiegano invece come leggere le notizie, i grafici e le mappe. Queste tre sezioni propongono molte domande utili a evitare errori nell’interpretazione di notizie, grafici e mappe e anche a individuare strategie di comunicazione impiegate allo scopo di trasmettere informazioni scorrette o imprecise manipolando di fatto i dati: la fonte è affidabile? Perchè mi mette a disposizione queste informazioni? Può trattarsi di un ente pubblico che ha la specifica funzione di raccolta e diffusione di dati, ma può anche trattarsi di un soggetto – un’associazione, un partito, un’azienda – che ha un interesse strumentale a dare visibilità a certi dati o a far sì che vengano interpretati in un modo piuttosto che in un altro.
Perché è importante saper leggere un grafico?
Il capitolo dedicato ai grafici fa una panoramica dei moltissimi modi attraverso cui è possibile comunicare i dati o raccontare un determinato fenomeno – dai tanti grafici più comuni (a linee, a torta, a barre, ecc.) fino a casi più creativi di infografiche, immagini e sonorizzazione dei dati.
Il capitolo prosegue poi raccontando i diversi modi attraverso cui i grafici possono ingannare un occhio poco attento o competente. Un esempio particolarmente interessante è il cosiddetto “cherry picking” – letteralmente scegliere le ciliegie – ovvero la scelta di “selezionare dati e informazioni che confermano la nostra tesi, escludendone altri” (Columbro 2021, 67). Nel grafico 3 la selezione degli anni mette il dato sugli sbarchi del 2022 a confronto con quello più basso registrato negli ultimi anni: comunicando solo queste due informazioni potrò, per esempio, dare l’impressione di una crescita incontrollata e improvvisa degli arrivi dalla rotta mediterranea. Un altro inganno dei grafici – e, più in generale, dei dati – è il suggerimento di relazioni di causa ed effetto laddove non c’è alcuna evidenza di un nesso causale (cosa che potremmo fare, per esempio, mettendo a confronto in un unico grafico i dati sugli sbarchi con quelli sulla criminalità).
I dati sono dappertutto e, se li sappiamo raccogliere e interpretare, possono esserci molto utili nelle nostre vite quotidiane, nelle nostre passioni, nel nostro lavoro. I dati spesso sono complessi e hanno bisogno di essere elaborati attraverso strumenti di visualizzazione per poter essere comunicati. Molti enti e professionisti – gli istituti di statistica, i laboratori di ricerca, i giornalisti – hanno il compito di fare onestamente questo lavoro di semplificazione e traduzione dei dati. Ogni persona ha però la responsabilità civica di saper leggere e interpretare dati e grafici, specialmente in una società in cui i dati orientano le decisioni pubbliche e politiche con conseguenze enormi in termini di equità intergenerazionale, parità di genere, disuguaglianze sociali e razziali e sostenibilità ambientale. Il libro di Donata Columbro serve proprio a questo.