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Nei primi mesi del 2014 il flusso di migranti, provenienti dall’Africa Sub Sahariana e sbarcati sulle coste siciliane, ha raggiunto anche la provincia del Verbano Cusio Ossola all’estremo Nord della penisola. A seguito della cosiddetta “crisi migratoria” le richieste di protezione internazionale in Italia raddoppiarono e il Governo allora in carica fu costretto a mettere a punto un sistema che regolasse la redistribuzione dei richiedenti asilo su tutto il territorio nazionale. Nell’ambito del progetto MINPLUS – in cui è coinvolto anche Percorsi di secondo welfare – abbiamo approfondito con alcune interviste il sistema sviluppato nel territorio della Val d’Ossola.

In primo lugo bisogna considerare che la Provincia del Verbano Cusio Ossola insiste su tre territori con caratteristiche di morfologia territoriale e socio-economiche diverse: il Verbano che si affaccia sul Lago Maggiore e ha una forte vocazione legata al terziario e in particolare al turismo, il Cusio e l’Ossola, già zone a forte concentrazione di industrie meccaniche e chimiche che hanno vissuto a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso un forte processo di deindustrializzazione da cui faticano a risollevarsi. In particolare l’Ossola ha le caratteristiche di un territorio montano, con una vallata principale, la Valle del Toce, percorsa dalla strada e dalla ferrovia che portano al Passo del Sempione, su cui si affacciano una serie di valli laterali tipicamente alpine. Ciascuno dei tre territori che compongono il VCO gestisce in maniera autonoma i Servizi Sociali attraverso Consorzi di Comuni.

La gestione dell’emergenza nella provincia prevede l’attivazione di misure straordinarie di prima accoglienza ed è affidata agli Uffici Territoriali del Governo e dunque anche alla Prefettura della Provincia del Verbano Cusio Ossola. Con riferimento alla Val d’Ossola, il Direttore del Consorzio Intercomunale Servizi Sociali Ossola (CISS Ossola) Mauro Ferrari ci ha spiegato che “dati i buoni rapporti di collaborazione instaurati negli anni tra la Prefettura e i tre Enti Gestori dei Servizi Sociali della Provincia, il Prefetto di Verbania allora in carica, decise di coinvolgerli nella risoluzione del problema riferito all’improvviso afflusso di migranti sul territorio”.


Il ruolo del CISS Ossola

Per quel che riguarda il territorio dell’Ossola, il Direttore Ferrari prosegue affermando che:

A differenza di altre Prefetture che si fanno carico in via esclusiva, attraverso l’affidamento a terzi, dell’accoglienza dei richiedenti asilo, quella di Verbania decide di consultare gli Enti gestori del proprio territorio al fine di trovare soluzioni condivise e che abbiano il minore impatto possibile su un opinione pubblica che nel frattempo era diventata particolarmente sensibile al tema delle migrazioni“.

La Prefettura e gli Enti gestori si trovano dunque di fronte alla scelta tra due possibilità, da una parte l’assegnazione dei servizi di accoglienza a soggetti privati o del privato sociale a seguito di un bando di gara, dall’altra la possibilità di una gestione pubblica, tramite affidamento diretto, degli stessi servizi ai Consorzi di Comuni. Dopo un’attenta disamina delle opzioni proposte la scelta dei tre Enti si orienta sulla gestione pubblica dell’accoglienza. Ferrari continua la sua ricostruzione ribadendo che “nel favorire questa ipotesi è entrato in gioco il fattore legato alla considerazione che la prima prospettiva avrebbe privato i gestori dei Servizi Sociali del controllo sull’impatto della presenza dei migranti a livello territoriale e sulle modalità dell’accoglienza”.

Infatti nell’orientare l’opzione dei tre Consorzi per un’ipotesi di gestione pubblica aveva pesato la volontà di interpretare il fenomeno dell’accoglienza e dell’integrazione dei richiedenti asilo nel quadro più ampio dei servizi che la collettività è tenuta, secondo quanto chiaramente indicato dalla Costituzione repubblicana, a fornire ai suoi soggetti più deboli. Tuttavia l’anno successivo, a seguito dell’incremento delle richieste di protezione e delle conseguenti difficoltà di gestione dei flussi sui loro territori, i Consorzi di Verbania e Omegna ritengono di dover rinunciare alla gestione diretta, lasciando il CISS Ossola come unico Ente in convenzione esclusiva con la Prefettura.

Precisa il Direttore del CISS:

Negli anni successivi al 2015 e fino ad oggi il CISS si è occupato direttamente dell’accoglienza dei migranti sul territorio dei 32 Comuni che lo compongono ispirandosi ai principi fondamentali del Servizio Sociale, in particolare quelli riferiti all’Universalità e all’Uguaglianza, secondo cui i servizi sono destinati a tutti i cittadini sulla base dello stato di bisogno e forniti in modo uguale, senza distinzioni di razza, sesso, nazionalità, religione ed opinione politica” e continua affermando “la scelta della gestione pubblica diretta è stata dettata inoltre da un preciso calcolo riferito ad una valutazione finalizzata a non dover affrontare le conseguenze, probabilmente molto gravose, in termini sociali ed economici, che si sarebbero riflesse sul territorio in mancanza di un controllo pubblico del fenomeno”.


Il coinvolgimento del territorio

Il primo passaggio necessario ad una gestione condivisa dell’accoglienza con le comunità locali fu dunque quello di coinvolgere i Comuni della Valle nel reperimento di strutture idonee all’accoglienza: all’inizio si manifestarono resistenze da parte delle comunità locali, ma a seguito di una paziente opera di convincimento il CISS fu in grado di reperire alcune strutture comunitarie e vari appartamenti a Craveggia, Domodossola e Villadossola.
Ferrari ci dice ancora:

Bisogna tenere conto che la presenza dei richiedenti asilo in Ossola è passata dai 52 ospiti del 2014 a 121 nell’anno seguente, per poi crescere fino a 244 nel 2017 e calare a 193 nel 2018. La Convenzione stipulata nel 2019 prevede l’accoglienza di 110 persone, ma attualmente sono presenti in Ossola 74 migranti. A questi vanno aggiunti coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato e che sono ospitati presso la SPRAR di Villadossola, 11 nel 2016, 24 l’anno successivo, 15 nel 2018 e 10 quest’anno”.

Le tre strutture comunitarie individuate (due a Domodossola e una a Craveggia) vennero utilizzate fin da subito per la prima accoglienza di coloro che arrivavarono sul territorio ossolano provenienti dall’Hub regionale di Settimo Torinese. “La scelta di accogliere i migranti, in una prima fase, presso strutture comunitarie che comunque ospitano al massimo 30-35 persone”, continua il Direttore del CISS “ha il senso di dare a questi giovani, che spesso entrano in contatto per la prima volta con approcci di vita quotidiana, regole sociali e modalità culturali nuove o addirittura sconosciute, un primo orientamento, oltre che favorire la gestione e garantire risposte efficaci ai loro bisogni”.

Alla base di questa opzione sta la convinzione espressa da Sonia Manini e Sabrina Pironi, rispettivamente Responsabile del Servizio territoriale e Coordinatrice dell’Equipe migranti, che:

“… la gestione di gruppi di medie dimensioni possa favorire il processo di comprensione del sistema di regole vigente nelle strutture e nella società italiana in senso lato, dando il tempo necessario agli ospiti per inserirsi sul territorio una volta che siano trasferiti all’accoglienza diffusa. Inoltre l’esperienza di vita comunitaria, con compiti specifici individuali e collettivi, permette lo sviluppo di competenze trasversali che possono rappresentare la base per impostare progetti individuali: la gestione degli spazi, il rispetto degli orari, il mantenimento di relazioni collaborative con gli altri ospiti e con gli operatori, la conoscenza del territorio, il volontariato, i tirocini, sono pensati come strumenti fondamentali per l’avvio di percorsi efficaci di integrazione”.


La gestione diretta dell’accoglienza

La scelta di effettuare la gestione diretta dei percorsi di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale da parte dei Comuni consorziati rientra dunque in modo compiuto nella mission principale dell’Ente che è quella di perseguire il benessere della Comunità. Nella realizzazione dei servizi rivolti ai migranti, presenti sul proprio territorio, il Consorzio mira all’obiettivo di fare in modo che il benessere creato a loro favore ricada in modo significativo sul benessere della Comunità e viceversa.

Come già detto le azioni messe in atto dal CISS rientrano nel quadro di una Convenzione stipulata nel 2014 con la Prefettura e rinnovata di anno in anno. Si tratta di una delle modalità di gestione dei fondi messi a disposizione a livello ministeriale per il finanziamento dei Centri di Accoglienza Straordinaria. Alla base di questa scelta stava inoltre il convincimento che l’Ente avrebbe basato le proprie azioni sull’esperienza maturata come servizio sociale pubblico, con particolare riferimento al proprio Servizio Territoriale Adulti.

Soddisfatti i bisogni primari dei migranti, fornendo loro abiti, vitto e alloggio si è scelto di intraprendere una strada che prevedesse percorsi di autonomia sia di carattere sociale che economica, esattamente come si sarebbe fatto con un utente qualsiasi. A tale fine è stata creata una specifica équipe migranti, composta da operatori con un’esperienza consolidata con utenti adulti, formata da Assistenti sociali, Educatori professionali, Operatori socio-sanitari, Mediatori interculturali che agisce con le stesse modalità operative di un servizio territoriale per adulti.

L’equipe si occupa dei richiedenti asilo attraverso una progettualità individuale che coinvolge i destinatari in prima persona, propone loro una struttura organizzativa ben determinata con regole e ruoli, introducendoli sul territorio per renderli il più possibile autonomi. Manini fa presente che:

L’approccio progettuale si avvale di un’analisi continuativa delle capacità, delle competenze e delle prospettive della persona, al fine di realizzare un percorso di integrazione efficace che permetta di non dipendere sul lungo periodo dall’assistenza pubblica. La centralità di questo aspetto è emersa in relazione alla scelta del Consorzio sulle modalità di governance, ovvero sulla necessità di presidiare i fenomeni quando si manifestano, per evitare di dover gestire successivamente le conseguenze di un approccio attendista, che lasci ad altri le decisioni”.


Il lavoro di rete

L’equipe migranti svolge dunque un lavoro di rete sul territorio in cui si trovano le strutture di accoglienza: questo tipo di lavoro sociale ha l’obiettivo di intessere rapporti di collaborazione con le istituzioni, l’associazionismo, il privato sociale e la comunità locale nel suo complesso mirati alla realizzazione di percorsi che possano promuovere momenti di integrazione dei richiedenti asilo.
La Responsabile del Servizio territoriale continua sostenendo che:

Questo tipo di collaborazione è certamente possibile da una parte grazie alle buone relazioni tra i soggetti della rete, ma soprattutto evidenzia la presenza di rapporti di fiducia reciproca tra le persone che ricoprono sia ruoli di responsabilità che operativi all’interno delle varie organizzazioni”.

Possono quindi essere utilizzati canali comunicativi e programmatici già sperimentati per realizzare azioni progettuali che coinvolgono più attori territoriali che abbiano competenze ed esperienze nello stesso ambito. La Questura, i Comuni, l’Ufficio Scolastico provinciale, il Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti, l’ASL VCO, le aziende, le associazioni, i sindacati, le comunità parrocchiali, il Centro Servizi Territoriale per il Volontariato, il Centro per l’Impiego, le agenzie formative, i singoli cittadini, sono gli attori protagonisti di una vivacità territoriale nella quale sono andate ad inserirsi tutte le attività riferite all’accoglienza e l’integrazione dei richiedenti asilo.

Questa impostazione ha permesso al Sevizio Pubblico, in difficoltà nel rispondere ad alcuni bisogni dei migranti, di appoggiarsi ad altri attori territoriali con richieste specifiche. Ne siano esempio le esperienze di collaborazione con le Agenzie Formative presenti in Ossola, in particolare Enaip e Formont che hanno potuto inserire i migranti all’interno di dispositivi, sia formativi che di orientamento al lavoro già finanziati da altre misure o in specifici progetti. Lo stesso è avvenuto anche per altri ambiti, dall’apprendimento della lingua italiana agli inserimenti lavorativi, passando per la collaborazione con le associazioni di volontariato che hanno potuto inserire i richiedenti asilo all’interno delle loro attività, oppure la collaborazione con agenzie immobiliari per la ricerca di spazi abitativi.

Nella gestione dei CAS gestiti dal CISS si è dunque sperimentato un approccio che è simile a quello utilizzato nei servizi ordinari per il disagio degli adulti, definendo progetti individuali che si integrino con il lavoro sociale e territoriale. Manini aggiunge poi che “le buone relazioni e rapporti consolidati, frutto di un lavoro più che decennale, hanno rappresentato il valore aggiunto dell’assunzione della gestione diretta dei processi di accoglienza da parte del CISS: qualsiasi soggetto proveniente dall’esterno, privato o del terzo settore, a cui fosse stato affidato il servizio, pur operando con le migliori intenzioni, avrebbe faticato a creare ex novo una rete efficiente, senza contare la precarietà del sistema degli appalti che non permette continuità negli interventi”.

Accoglienza di tipo comunitario e in appartamenti

Dal punto di vista della gestione logistica, come detto all’inizio, il Consorzio si è dotato sia di strutture collettive, in cui attuare un’accoglienza di tipo comunitario, che di appartamenti destinati ad ospitare piccoli gruppi di migranti, in grado di affrontare percorsi di semi autonomia all’interno del contesto cittadino. La collocazione logistica è poi descritta dalla Coordinatrice dell’Equipe Migranti:

Le strutture comunitarie di cui due a Domodossola e una a Craveggia accolgono ciascuna 30-35 persone di nazionalità differenti e al loro interno è assicurata la presenza di operatori che svolgono turni diurni e notturni per l’intero arco della giornata. Il percorso di accoglienza dei Richiedenti Asilo in carico al Consorzio inizia in queste strutture, all’interno delle quali si avviano i primi passi per la comprensione della lingua italiana, l’assimilazione delle regole di convivenza comunitaria e per l’inserimento sociale sul territorio”.

La coordinatrice chiarisce di seguito che pur lavorando in contesti diversi gli operatori delle strutture, tutti alle dirette dipendenze del Consorzio, si riferiscono ad un’unica equipe coordinata da un’Assistente sociale, ciò al fine di uniformare gli interventi pur mantenendo l’attenzione alta sulla specificità della persona accolta.

La coordinatrice prosegue poi descrivendo l’accoglienza diffusa:

Gli appartamenti sono 10, tutti a Domodossola, e destinati ad un’ospitalità di tipo secondario. In queste strutture sono accolti migranti che abbiano acquisito competenze sufficientemente sviluppate per la gestione autonoma della propria vita nel contesto della società di accoglienza: in genere per loro vengono attivati progetti individualizzati che prevedono oltre all’interazione con la comunità anche attività di volontariato e percorsi di inserimento lavorativo, principalmente attraverso l’attivazione di tirocini. Bisogna inoltre tenere conto che il passaggio tra le strutture di tipo comunitario e l’inserimento in semi autonomia non è automatico, infatti nell’ottica della personalizzazione degli interventi di sostegno ciascun ospite viene indirizzato ad una diversa tipologia di struttura in funzione dei bisogni e delle capacità individuali”.


La continuità tra prima e seconda accoglienza

Gli appartamenti hanno differenti disponibilità di posti letto e sono dotati di servizi che permettano una gestione autonoma da parte dei migranti di tutti i bisogni della vita quotidiana. Gli operatori del CISS forniscono al gruppo dei residenti derrate alimentari e tutto ciò che serve per l’igiene e la pulizia sia personale che degli ambienti: la gestione di queste risorse deve essere realizzata in maniera autonoma e di comune accordo tra gli ospiti.

I percorsi del gruppo e quelli di ciascun ospite sono seguiti dagli operatori dell’equipe migranti con continuità, monitorandone le azioni in base agli obiettivi individuati.

Si tratta dunque di una forma di autogestione, che tende a rinforzare il percorso di autonomia già avviato nel periodo di accoglienza comunitaria precedente, attraverso modalità di sostegno che si fanno via via più leggere” conferma Sabrina Pironi. Inoltre al fine di facilitare l’inserimento dei migranti nel tessuto locale, l’equipe svolge un lavoro di comunità che spesso si svolge in tempi precedenti all’inserimento ed è mirato a sensibilizzare e rassicurare i cittadini sulla presenza dei Richiedenti Asilo.

Hanno trovato accoglienza all’interno di altri quattro appartamenti, questa volta collocati nel vicino centro di Villadossola, anche gli ospiti dello SPRAR/SIPROIMI attivato dal Consorzio. Si tratta in questo caso di richiedenti asilo che hanno ottenuto lo status di rifugiato per uno dei motivi previsti dalla Legge e per i quali deve essere avviato un percorso di integrazione sociale della durata minima di sei mesi. Anche in questo caso l’approccio deciso dal CISS segue le stesse modalità di quello riferito agli ospiti dei Centro di Accoglienza Straordinario.

I titolari di protezione internazionale sono presi in carico dall’equipe migranti che, per ciascuno di loro, definisce un progetto individualizzato in piena sintonia con gli obiettivi descritti per gli ospiti del CAS. “Bisogna notare” precisa Manini “che il più delle volte sono persone che hanno trascorso un periodo più o meno lungo nelle strutture del CISS e che con l’autorizzazione del Servizio Centrale del Ministero dell’Interno sono assegnati al nuovo servizio: si realizza dunque un percorso virtuoso che prevede continuità nella tipologia e modalità dei servizi offerti”.