Invertire lo sguardo. Guardare all’Italia intera muovendo dai margini, dalle periferie. Considerare le dinamiche demografiche, i processi di modernizzazione, gli equilibri ambientali, le mobilità sociali e territoriali, le contraddizioni e le opportunità, per una volta all’incontrario. Partendo dalla considerazione che l’Italia del margine non è una parte residuale; che si tratta anzi del terreno forse decisivo per vincere le sfide dei prossimi decenni”.

ette montagne, otto colline e una pianura – Riabitare i territori fragili emiliani e romagnoli è possibile?

Tale affermazione, tratta dal volume “Riabitare l’Italia. Le aree interne tra abbandoni e riconquiste”, illumina i motivi che hanno animato lo studio “Sette montagne, otto colline e una pianura. Riabitare i territori fragili emiliani e romagnoli è possibile?”, edito da Pendragon, dedicato all’analisi della transizione demografica in corso e prevista in 118 Comuni montani, collinari e di pianura.

Abbiamo curato questa ricerca nell’ambito di un originale progetto di lavoro, promosso da Cisl Pensionati Emilia-Romagna, all’epoca guidato da Roberto Pezzani oggi nella Segreteria nazionale, in collaborazione con Cisl Emilia-Romagna e con il coordinamento di Fondazione Generazioni presieduta da Sergio Palmieri.

Gli obiettivi della ricerca

Lo studio analizza il tema delle aree collocate ai margini in una Regione dove l’inverno demografico è più mite: la forte capacità attrattiva dell’Emilia-Romagna nei confronti di persone italiane e straniere determina ogni anno un saldo migratorio positivo di rilevante ampiezza, che permette alla popolazione di continuare a crescere nonostante l’accentuato calo delle nascite.

Tuttavia, nel territorio regionale sono presenti estese aree caratterizzate da un’elevata fragilità demografica e sociale: in queste zone da molto tempo la popolazione residente diminuisce sensibilmente e si sono determinate profonde modifiche negli equilibri tra le generazioni, con una netta prevalenza delle persone anziane e un peso ridotto dei giovani. Qui si amplia la presenza di individui che vivono soli e di nuclei composti da due persone; nel patrimonio abitativo è spesso maggioritaria la quota di abitazioni non occupate da famiglie residenti.

Tali aree collocate ai margini coprono oltre 9.800 chilometri quadrati, pari a quasi il 44% della superficie dell’Emilia-Romagna, e sono vissute da circa 423.000 persone residenti e da molti turisti nei diversi periodi dell’anno.

Le cinque sfide da affrontare per riabitare i territori fragili

La ricerca evidenzia le principali sfide attuali e future legate alle profonde trasformazioni della popolazione e delle famiglie, perché conoscere la realtà demografica è fondamentale per comprendere le dinamiche sociali ed economiche in corso in questi territori, che negli ultimi anni evidenziano saldi migratori positivi tali da compensare in parte la forte caduta delle nascite. Immergersi nella fredda corrente delle statistiche è necessario per individuare la portata e l’ambizione dell’obiettivo di riabitare tali zone, che rappresentano una componente decisiva del territorio regionale.

L’auspicio che ha motivato tutti i partecipanti al progetto di lavoro e ricerca è che prevalga la corrente calda delle speranze e degli impegni concreti di rilancio e sviluppo che si dispiegano nella generalità dei comuni investigati, per consentire a chi desidera abitare queste terre una qualità della vita comparabile con quella degli altri cittadini. Come afferma il docente di Economia civile Stefano Zamagni nella prefazione al volume “riabitare tali territori è possibile, purché lo si voglia”.

Per raggiungere questo obiettivo a nostro avviso è necessario affrontare con continuità e lungimiranza le seguenti sfide legate alla transizione demografica, che sono state identificate nel volume avanzando anche alcune proposte di intervento:

  1. come reagirà il sistema educativo e scolastico al calo delle nascite, che nella quasi generalità dei Comuni indagati ha registrato negli ultimi 15 anni valori compresi tra il -30% e il -40%;
  2. come costruire una società della longevità, che valorizzi gli aspetti positivi di una vita più lunga, in aree a bassa densità insediativa dove oggi le persone anziane rappresentano già quasi il 30% della popolazione e potrebbero raggiungere nei prossimi decenni un’incidenza relativa prossima al 40%;
  3. come reperire lavoratori anche nei territori fragili, in relazione alla prevista forte contrazione della popolazione in età lavorativa e dell’attuale situazione di squilibrio, che registrava a fine 2022 nei 118 Comuni indagati 95.386 residenti tra 15 e 39 anni a fronte di 161.035 persone tra 40 e 64 anni;
  4. quale sarà la capacità di attrarre e accogliere i nuovi residenti, in aree dove negli ultimi anni si è registrato un arresto dei processi di spopolamento, grazie a significativi saldi attivi nei movimenti migratori di persone italiane e straniere che in molti casi hanno più che compensato il forte squilibrio tra le nascite e i decessi;
  5. come si potrà utilizzare in forme nuove un patrimonio abitativo imponente, sia per accogliere persone che intendano trasferire la residenza nei territori fragili sia per ospitare flussi turistici più intensi e distribuiti attraverso tutte le stagioni. Per cogliere le dimensioni di questa opportunità è sufficiente ricordare che il Censimento 2021 ha rilevato la presenza nei 118 Comuni indagati di oltre 203.700 abitazioni che in quel momento non erano occupate da persone residenti; questi alloggi rappresentavano più della metà (50,5%) del patrimonio abitativo accumulatosi nel tempo in quei territori e sono completamente inutilizzate oppure occupate solo per brevi periodi dell’anno per motivi di vacanza.

Un’ampia documentazione statistica per conoscere i singoli territori

Il volume contiene nella seconda parte anche un’ampia sezione di documentazione dove si approfondisce – in apposite schede – l’analisi relativa alle 9 Province indagate, fornendo informazioni di dettaglio che consentono non solo di cogliere i principali aspetti della fragilità demografica e sociale che caratterizza molti Comuni, ma evidenziano anche positivi segnali di vitalità che si manifestano in alcune realtà.

Nell’appendice statistica (suddivisa in quattro sezioni disponibili online, a questo link) sono infine resi disponibili a livello comunale i principali dati del Censimento 2021 e le più significative informazioni sulla dinamica demografica fornite annualmente dall’Istat. È inoltre possibile analizzare un catalogo dei dati comunali, che fornisce un elenco dei siti pubblici in cui reperire informazioni statistiche aggiornate relative alle quattro aree tematiche della popolazione e delle famiglie, delle abitazioni, della stratificazione sociale e del sistema economico. Chiude infine l’appendice una quarta parte dove sono riportati i risultati di una rilevazione svolta nei 118 comuni oggetto dello studio per fotografare la situazione dei principali servizi pubblici e privati rivolti alle persone e alle famiglie presenti sul territorio.

Le dinamiche demografiche descritte nella ricerca rischiano infatti di compromettere la permanenza e lo sviluppo in queste aree di determinati servizi e quindi di rendere la vita sempre meno agevole, contribuendo ulteriormente al loro spopolamento.

 

Foto di copertina: nonmisvegliate, Pixabay.com