Il Comitato Paritetico di Controllo e Valutazione del Consiglio regionale della Lombardia ha promosso la realizzazione di cinque studi in ambiti in cui la pandemia di Covid-19 ha lasciato il segno. Quanto accaduto nel 2020 rappresenta infatti un punto di rottura che richiede ai decisori pubblici di ripensare le policy che la Lombardia offre per affrontare problemi emergenti in alcuni ambiti specifici: tutela della salute, sviluppo economico, formazione e occupazione per i giovani, povertà e inclusione sociale, qualità dell’ambiente. Tali studi sono accomunati da alcuni obiettivi:
- rappresentare il contesto in cui intervengono le politiche di Regione Lombardia e le principali criticità emerse in seguito all’emergenza sanitaria:
- rilevare quali interventi agiscono in continuità con il passato e quali necessitano di un aggiornamento;
- documentare quali risposte vanno delineandosi nel resto d’Europa in relazione alle nuove sfide.
Gli studi sono stati realizzati grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano e con Polis Lombardia e sono pubblicati sul sito istituzionale del Consiglio regionale della Lombardia.
Di seguito vengono presentati i contenuti del rapporto “Nuovi bagagli di competenze per il lavoro che verrà”, che analizza gli effetti sulla politica pubblica relativa alla formazione e all’occupazione giovanile in Lombardia a partire dalla pandemia Covid-19.
Lo shock della pandemia
L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 è quello che nell’analisi delle politiche pubbliche è chiamato “focusing event”, un evento che, per la sua natura dannosa, inaspettata e improvvisa, forza opinione pubblica e decisori politici a inserire nell’agenda pubblica e istituzionale temi che non necessariamente vi sarebbero entrati o che almeno non l’avrebbero fatto con la stessa forza, visibilità e rapidità.
Per quanto riguarda l’area della politica pubblica indagata dal rapporto, lo shock esogeno causato dalla pandemia, oltre all’evoluzione del quadro occupazionale, mette al centro dell’attenzione la dispersione scolastica e il fenomeno dei Neet, le competenze formative e il fabbisogno del mercato del lavoro, il livello degli apprendimenti e l’inserimento lavorativo, l’istruzione terziaria e l’istruzione tecnica superiore.
Tali criticità, pregresse all’evento pandemico, sono state analizzate per cercare di capire se effettivamente è possibile delineare uno sviluppo verticale della filiera formativa, capace di accompagnare i processi di cambiamento messi in atto dalla pandemia, in un’ottica di formazione lungo tutto l’arco del percorso lavorativo, e qual è il grado di interazione e integrazione tra gli ambiti di intervento e le misure messe in atto, nel rapporto tra il sistema regionale e il livello nazionale nelle politiche di formazione e lavoro.
Il rapporto strutturato in due parti, la prima riguardante lo scenario internazionale e nazionale, la seconda concentrata sul contesto lombardo, prende le mosse della propria analisi individuando nelle politiche comunitarie, a loro volta ispirate a meno vincolanti accordi di carattere internazionale, in un’ottica di suddivisione gerarchica delle norme, il livello macro capace di dettare la linea e condizionare nei suoi diversi piani di ricaduta le politiche pubbliche a livello nazionale e regionale.
Competenze vecchie e nuove per l’occupazione
Doppia transizione, verde e digitale, e cambiamento di paradigma sulle competenze per l’occupazione, sono i tre architravi dell’intervento comunitario. Se la transizione verde ha origini pregresse all’evento pandemico, con il “Green Deal europeo”, parte fondamentale del programma della Commissione a guida di Ursula von der Layen, smart working e distanziamento sociale, effetti dell’emergenza sanitaria, diventati realtà per milioni di persone dell’UE, hanno avuto un effetto di accelerazione del processo di transizione digitale.
Ad accompagnare il processo di doppia transizione, verde e digitale, l’agenda per le competenze con la quale la Commissione europea si propone il duplice obiettivo di aiutare le persone a sviluppare le competenze di cui dispongono in un’ottica di formazione continua e a riqualificazione e acquisizione di nuove competenze.
L’anello di congiunzione tra le politiche e gli obbiettivi comunitari e i contesti nazionali è rappresentato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), documento programmatico che gli Stati membri hanno dovuto presentare entro aprile 2021, sottoponendosi sia a vincoli previsti per la redazione sia a un processo di approvazione/revisione necessario per poter accedere ai fondi previsti (Next Generation Eu, 750 miliardi di euro e il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, 1040 miliardi di euro).
Nuove sfide formative
Se l’alta esposizione alla crisi occupazionale, sia all’interno del contesto nazionale sia lombardo, è stato il prezzo maggiormente pagato dalla platea dei giovani durante l’emergenza sanitaria, l’irrompere della didattica a distanza (DAD) ha costituito nell’ambito dell’istruzione e della formazione un elemento di rottura e criticità.
Proprio l’introduzione della DAD da un lato pone interrogativi in merito a probabili ricadute negative sia sui processi di insegnamento/apprendimento (dubbi che sembrano trovare conferma dai recenti risultati pubblicati nel Rapporto Invalsi 2021), sia sulla capacità di inclusione e, di conseguenza, sul livello di competenza degli studenti e sulla dispersione scolastica; dall’altro si pone, se orientata verso elementi imprescindibili del processo di apprendimento/insegnamento (valorizzazione della relazione con e tra gli studenti, il riconoscimento della classe come comunità educante; l’importanza di feedback formativi) come un’opportunità per rinnovare la scuola italiana.
All’interno di questo quadro, criticità pregresse legate alla difficile transizione scuola-lavoro, il fenomeno della dispersione scolastica, letto anche alla luce del basso inserimento lavorativo, il disallineamento tra competenze formate e quelle richieste dal mercato del lavoro, la questione dei Neet (ragazzi/e che non lavorano e non sono impegnati in percorsi di studio o formazione), ritardi negli obiettivi dell’istruzione terziaria e il sottodimensionamento dell’istruzione tecnica superiore risultano ulteriormente amplificate e messe sotto attenta osservazione, quali nodi irrisolti che chiamano in causa le politiche di formazione e del lavoro.
Le policy regionali nell’emergenza, tra luci e ombre
Di qui, considerando le politiche regionali afferenti all’area formazione e occupazione per i giovani, nel rapporto vengono analizzate le misure di sistema della policy e le misure adottate da Regione Lombardia per fronteggiare la crisi. Emerge come quest’area di policy sia un’arena ampia, complessa e densa, nella quale convergono molteplici attori e fruitori, competenze e interessi, per loro natura fortemente connessi e interagenti con il tessuto economico e sociale di incidenza, soggette a continue pressioni e spinte esogene ed endogene che ne condizionano forma e baricentro della politica pubblica che ha, nel territorio lombardo, il suo luogo di scontro e sintesi.
Il confronto sul tema con alcuni esperti 1, coinvolti per delineare scenari di policy attraverso valutazioni, commenti, critiche e prese di posizioni spesso differenti tra loro, hanno fatto emergere con più chiarezza come la pandemia ha abbassato l’asticella della capacità di risposte del sistema regionale lombardo, in difficoltà a uscire da una conduzione di tipo gestionale, all’interno di un’area di policy da un lato soggetta a continue revisioni e aggiornamenti e dall’altro frammentata nell’azione nei differenti livelli di governo, sia nella fase ascendetene che discendente del processo decisionale, che genera un sistema di formazione poco adatto a recepire e rispondere alle spinte esterne ed interne generate dalla crisi sanitaria e alle trasformazioni in atto.
Elementi di rottura e discontinuità, quali lavoro da remoto e diffusione del distanziamento sociale, sembrano tratteggiare all’orizzonte un quadro di nuova normalità all’interno del quale andranno individuate le nuove vulnerabilità e diseguaglianze territoriali, abbandonando la sola chiave interpretativa delle differenze Nord/Sud, per inserirsi in un più diffuso e parcellizzato quadro composto da aree centrali e aree marginali (non necessariamente la frattura città/campagna), che necessariamente va a interessare anche il contesto lombardo.
Dove è urgente intervenire
L’evento pandemico da Covid-19, le forte discontinuità e fenomeni di accelerazione, si innestano in un sistema di istruzione e formazione nazionale fortemente dualistico, dove resiste, quale elemento originario, la storica separazione tra offerta liceale e istruzione tecnica e professionale, che rifiuta di concepire come qualificanti le competenze tecnico-professionali e produce essenzialmente due problemi: mismatch tra il fabbisogno del mercato del lavoro e offerta formativa e il fenomeno dei Neet, ultimo passaggio dalla dispersione e abbandono scolastico.
Nello specifico del contesto lombardo, sono quattro gli ambiti maggiormente sottoposti alla pressione dei cambiamenti in atto, sui quali il legislatore regionale dovrà porre la propria attenzione valutativa, in termini di risultati ottenuti, in un’ottica di verifica e aggiornamento delle politiche pubbliche regionali riguardanti la formazione e occupazione giovanile: le politiche attive del lavoro, il ruolo delle imprese nella definizione dell’offerta formativa, la modalità didattica incentrata sull’apprendimento per competenze e l’attività di orientamento.
Politiche attive
Le politiche attive del lavoro, in un quadro di diffuso distanziamento sociale, dovranno unire all’attento monitoraggio e studio dell’evoluzione dei settori lavorativi e relative figure professionali richieste, misure in grado, da un lato di favorire l’auto-imprenditorialità e dall’altro di accompagnare la socializzazione dei giovani lavoratori e l’apprendimento delle competenze lavorative.
Imprese e formazione
In un’ottica di espansione del modello educativo e formativo e di ricadute positive in chiave di inserimento lavorativo dei giovani, è auspicabile ragionare in termini di un maggiore coinvolgimento delle imprese in fase di programmazione e progettazione dell’offerta formativa. A partire da un concetto allargato di Responsabilità sociale delle imprese guardare al modello positivo di governance, basato sul partenariato tra istituzioni scolastiche e imprese del territorio, caratterizzante l’offerta di Alta formazione professionale degli ITS.
Apprendimento per competenze
Nel solco di un’azione volta a favorire il maggiore incontro tra fabbisogno di competenze del mercato del lavoro e competenze formate, il sistema formativo regionale è chiamato a confrontarsi e superare ridondanze e frammentazioni dell’offerta, guardando all’apprendimento per competenza, e sua valutazione e certificazione, quale linea di sviluppo, attraverso cui unire gli ambiti di istruzione e formazione, legandoli intimamente e responsabilmente con le esigenze economiche e sociali del territorio.
Orientamento scolastico
Nella lotta alla dispersione scolastica e al fenomeno dei Neet, la scelta della scuola secondaria di secondo grado si pone quale importante spartiacque nel percorso individuale e formativo del giovane, momento dove si possono cristallizzare le differenze sociali. La fascia di età dai 13 ai 16 anni, fase critica nella quale si genera il fenomeno dei Neet, impone di valutare con attenzione l’attività di orientamento, per la quale diventa fondamentale creare un’offerta diffusa, coordinata e percepibile sul territorio, all’interno della quale operino figure adeguatamente formate.
Attività di orientamento che dovrà anche focalizzare l’attenzione su un altro importante snodo del percorso educativo e formativo del giovane, quello del passaggio dalla scuola secondaria di secondo grado e lo sviluppo verticale dell’offerta formativa sia quella terziaria e sia quella professionalizzante degli IFTS e ITS.
Riferimenti
Pasini N., Gasparotto M., (2021), Nuovi bagagli di competenze per il lavoro che verrà, Studi sui nuovi scenari per le politiche regionali promossi dal Comitato Paritetico di Controllo e Valutazione, Consiglio Regionale della Lombardia.
Note
- Il Panel con gli esperti si è svolto il 16 giugno 2021 e ha visto la partecipazione di: Simona Comi, docente di economia politica all’Università degli Studi di Milano Bicocca; Giovanni Cominelli, esperto e consulente nel mondo dell’istruzione e della formazione; Nazareno Panichella, docente di sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università degli Studi di Milano; Stefano Sacchi, docente di scienza politica al Politecnico di Torino; Alberto Vergani, docente di sociologia del lavoro all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nell’ambito delle politiche afferenti alla formazione e occupazione per i giovani, in termini multi-livello (internazionale, europeo, nazionale, regionale) sono state affrontate le principali criticità della policy, i punti di forza relativi alle politiche e agli interventi di Regione Lombardia, nonché gli effetti della pandemia dal punto di vista delle conseguenze sociali ed economiche di breve-medio-lungo periodo sul sistema della formazione e del lavoro per i giovani.