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Nell’ambito del sistema delle “Academy di filiera” voluto dalla Regione Piemonte (già approfondito qui), lo scorso settembre è stata istituita l’Academy “Welfare, coesione e innovazione sociale”. Abbiamo discusso con Suor Simona Biondin, direttrice II.RR. Salotto e Fiorito (ente capofila), e con Marcello Bogetti dell’Istituto Universitario degli Studi Europei di Torino (partner), degli obiettivi che si pone l’Academy delle opportunità offerte al territorio con la sua istituzione.

Gli obiettivi dell’Academy Welfare

Come ci ha raccontato Suor Simona Biondin, gli obiettivi che l’Academy Welfare intende perseguire sono quattro e riguardano:

  1. l’avvio di un vero e proprio laboratorio di idee e buone pratiche dove tutte le aziende (del partenariato e non) possono portare la loro voce;
  2. la formazione di una nuova generazione di leader del cambiamento sociale;
  3. la promozione del dialogo tra aziende, società civile e Terzo Settore;
  4. la costruzione di un modello di welfare più inclusivo e innovativo per il Piemonte.

Dunque l’Academy non intende limitarsi a offrire opportunità di aggiornamento e rafforzamento delle competenze, ma aspira piuttosto a realizzare una vera e propria “operazione culturale” in tema di welfare, di innovazione e di promozione della coesione.

Per sua natura, sottolinea Suor Simona, questa Academy ha a che vedere con la cura e il benessere delle persone e pone quindi al centro dei “concetti di valore” che è chiamata a veicolare: “noi dobbiamo sostenere delle azioni in grado di ridurre i divari socio-economici, di facilitare il dialogo interculturale e di creare spazi in cui tutti possano sentirsi accolti e valorizzati”. Si tratta dunque di promuovere “un approccio inclusivo a più dimensioni”, ad esempio “in termini di investimento nella cultura delle pari opportunità e dell’antidiscriminazione o rispetto ai sistemi sociali di impresa”.

Come funziona l’Academy Welfare

L’Academy “Welfare, coesione e innovazione” è costituita da 40 agenzie formative, 123 imprese e 25 “altri soggetti” fra i quali si collocano ad esempio le Università. Al suo interno si trovano sia imprese che erogano servizi di welfare, sia imprese che operano in altri campi ma che sono interessate al welfare per i propri dipendenti. Se quindi nelle altre Academy la costituzione è avvenuta in ragione dei codici Ateco, in questa l’adesione è stata trasversale rispetto a essi.

Come nel caso delle altre Academy, le aziende partner sono tali in considerazione della loro “capacità formativa”. Questo significa che partecipano all’Academy non solo in quanto beneficiarie (e quindi per ricevere formazione per i propri dipendenti) ma anche per partecipare attivamente all’erogazione della formazione stessa mettendo a disposizione spazi e/o personale docente.

Tutte le aziende piemontesi (sia del partenariato che non) possono accedere a una formazione nell’ambito dell’Academy Welfare. Per farlo devono rivolgersi a una delle tante agenzie formative del partenariato e coprogettare il percorso di formazione. Una volta definiti i contenuti, il percorso è presentato al Comitato di indirizzo che lo valuta e, se il suo parere è positivo, lo presenta alla Regione.

Le Academy di Filiera del Piemonte: una nuova idea di formazione

La chiave del sistema è proprio nella “coprogettazione” come racconta Bogetti: “l’Academy non è un insieme di cataloghi formativi, ma è piuttosto un insieme di competenze e di analisi realizzate con le imprese e per le imprese”. Coprogettare la formazione significa quindi “individuare le competenze che servono oggi, ma ragionare anche su quelle che serviranno nell’immediato futuro”. L’idea è quindi che le aziende non si limitino a chiedere formazione ma piuttosto si impegnino attivamente per capire come evolvono i bisogni formativi e quali sono gli scenari futuri del bisogno.

Inoltre, la formazione erogata attraverso il sistema di filiera non deve sovrapporsi a quella standard erogata dalla Regione. Questo significa che devono essere realizzati dei percorsi che innovano rispetto all’esistente. Come racconta Suor Simona: “ad esempio se delle cooperative hanno bisogno di OSS1 non è certo l’Academy che può formare queste figure, però l’Academy può professionalizzarle andando a rafforzare competenze specifiche utili ad esempio per OSS che si occupano di malati di Alzheimer o malati disfagici”. Le Academy sono dunque chiamate a erogare una formazione che va ad aggiungersi e a integrare quella offerta dalla Regione ed è pensata e definita proprio a partire dalle necessità delle aziende.

Allo stesso tempo le Academy “possono contribuire a colmare dei gap laddove emerge la necessità di figure professionali non ancora codificate” continua Suor Simona. È il caso, ad esempio, dei Welfare Manager, figure chiave per l’innovazione del welfare locale e, in particolare, per la gestione di reti territoriali multiattore che tendono a essere sempre più ampie e articolate.

Da questo punto di vista, l’Academy può diventare una “palestra di formazione manageriale per il Terzo Settore e le imprese sociali” all’interno della quale ragionare sulle figure chiave del welfare, dell’innovazione e della coesione, ci dice Bogetti. Non si tratta di “importare meccanicamente i modelli dell’impresa privata” ma piuttosto di “adattare ai contesti specifici di questo mondo dei modelli gestionali sperimentati altrove”, aggiunge.

Quali prospettive?

In conclusione, per il sistema di welfare piemontese l’Academy di Filiera sul welfare, nel più ampio contesto delle Academy in via di sviluppo, rappresenta una grande opportunità.

In generale, la formazione è una leva strategica per favorire e supportare un processo di innovazione del welfare. Nello specifico, l’individuazione di un luogo, all’interno del quale poter discutere i bisogni e definire le risposte, getta le basi per l’avvio di processi virtuosi di co-costruzione del welfare locale.

In futuro, il successo delle Academy potrà dunque essere misurato sulla loro capacità di adottare un pensiero strategico utile a leggere i bisogni (manifesti e non) e a introdurre risposte innovative, esito di un percorso condiviso.

Note

  1. Acronimo di Operatore Socio-Sanitario, è una figura professionale che supporta persone fragili o malate nelle attività quotidiane, in strutture preposte o domiciliarmene, promuovendo benessere e autonomia, in ambito sanitario e sociale.
Foto di copertina: nonmisvegliate, Pixabay.com