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Mercoledì 7 e giovedì 8 novembre 2018, presso il Teatro Ariosto di Reggio Emilia si terrà il Convegno "Quel comune senso del sociale. Visioni e condivisioni per costruire azioni generative nelle quotidianità territoriali". L’evento – che prevede una serie di seminari e workshop – si propone di alimentare la riflessione e il dibattito sul ruolo del welfare locale e della comunità in una società in continuo mutamento.

Per conoscere meglio i contenuti di questo evento promosso dal Comune di Reggio Emilia, in collaborazione con Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), abbiamo chiesto a Germana Corradini, dirigente dei servizi sociali-intercultura del Comune emiliano, di anticiparci i temi che verranno affrontati e le modalità di lavoro e di coinvolgimento che verranno proposte.

Quali visioni vi hanno portato a immaginare un convegno per ripensare idee e operatività dei servizi?

Da alcuni anni le trasformazioni della società globale, gli sconquassi epocali, gli squilibri catastrofici negli assetti economici, culturali e sociali hanno investito la nostra società e le nostre città. Si diffondono tra i cittadini paure e incertezze, attese di essere tutelati, richieste di aiuto che interrogano l’operatività dei servizi territoriali e interrogano il funzionamento delle istituzioni.

Disorientamenti, divisioni e contrapposizioni, promesse di cambiamenti, riproporsi di episodi inquietanti mi sembra richiedano attenzione e perspicacia per provare a capire quello che sta succedendo: nei contesti locali e nel quadro sociale più ampio, nella vita delle persone e nelle loro relazioni, nei rapporti che ci collegano e ci dividono nel tempo e nello spazio.

I servizi sociali sono in posizione privilegiata per ascoltare e osservare ciò che avviene nelle situazioni in cui difficoltà, malesseri e sofferenze si manifestano in modo più acuto e esacerbato. Su questi servizi si riversa tutto quello che nella vita di singole persone e famiglie, nella vita di un Comune o di un quartiere non è come si vorrebbe e come dovrebbe essere. Vengono stabiliti regolamenti per circoscrivere le erogazioni finanziarie, si introducono nuove forme di welfare per far fronte a situazioni problematiche complesse che richiedono competenze e mobilitazioni diffuse. Ai servizi territoriali, servizi sociali, socio-sanitari, socio-educativi e socio-assistenziali, pubblici e privati, viene chiesto di intervenire per supplire, distribuire, rimediare, compensare perché è doveroso occuparsi dei disagi e perché ad essi si delegano le risposte al disagio, secondo una tradizionale divisione del lavoro.

In diversi territori, e con diverse modalità, i servizi si misurano con mutamenti del contesto: abbiamo sperimentato letture del disagio e modalità di intervento innovative. È cruciale che i servizi insieme alla comunità locale possano concorrere a dotare governati e governanti di sguardi realistici e comparati dei fenomeni che affannano la convivenza nei territori: sguardi collegati a ipotesi, a riferimenti maturati nelle scienze sociali, a scelte valoriali, a dati quantitativi e qualitativi, costruiti entro ambiti ravvicinati e verificati nella loro attendibilità, attraverso interazioni dirette con percezioni e vissuti.

Da qui l’idea di proporre una occasione di riflessione in cui i nostri servizi, rispetto ai fenomeni che ci sollecitano e su cui ci è richiesto di intervenire, possano esporre e proporre alcune riflessioni.


Un convegno, articolato in eventi/contesti diversi, avrà più obiettivi: quali le intenzioni che lo animano?

Vogliamo rendere possibili confronti con altri attori sociali portatori di altre conoscenze disciplinari e strategie di azione, appartenenti a altre provenienze e matrici culturali: sentiamo che nuove risposte passano attraverso l’apertura al confronto. E siamo anche interessati a promuovere rappresentazioni e immagini dei servizi più corrispondenti al mandato sociale che può essere ed è loro consegnato da una società in profondo mutamento: ci sembra debba essere ridisegnato il compito affidato ai servizi sociali. Ci sembra poi essenziale individuare strategie di azione e progettualità più condivise e congruenti rispetto alla complessità delle situazioni: deleghe e prese di distanza dovrebbero lasciare il posto a condivisioni e alleanze.

A chi rivolgete l’invito al confronto e alle discussioni che il convegno propone?

Non solo sono invitate le persone che lavorano nei servizi e per i servizi socio-educativi, socio-assistenziali, sociali con ruoli diversi: responsabili, operatori, formatori, consulenti. Ci rivolgiamo anche ad altri interlocutori. A chi lavora nelle istituzioni che interagiscono con i nostri servizi, che ne influenzano l’attività attraverso decisioni, interpretazioni normative, interventi specialistici, scelte economiche. A chi con i servizi collabora nell’ambito di organizzazioni di volontariato, imprese e network sociali, in iniziative di cittadinanza. E vogliamo coinvolgere anche coloro che raccontano i problemi sociali con linguaggi dell’arte, della fotografia, della letteratura, del cinema, della pittura e della scultura.


“Quel comune senso del sociale” propone di lavorare in momenti e luoghi diversi…

Vogliamo mantenere uno stretto collegamento tra conoscenza e azione adottando l’ipotesi che gli interventi nel sociale siano guidate da conoscenze che vanno esplicitate e che, nell’operare per produrre risultati, si generino ulteriori significative comprensioni più specifiche e pertinenti. Per questo abbiamo pensato di dedicare spazi per rielaborare le tematiche e le problematiche per come sono viste e assunte da chi ne è direttamente o indirettamente coinvolto, momenti per rileggere punti di convergenza e divergenza e delle contraddizioni che incontriamo nel lavoro sociale. Abbiamo poi immaginato che debbano venire riconsiderate le modalità con cui in diversi territori servizi e operatori affrontano le problematiche, mettendo in luce ipotesi di intervento, sperimentazioni e interrogativi aperti.

Il Convegno sarà avviato la mattina del 7 novembre, con quattro incontri preparatori, ciascuno dedicato ad una tematica/problematica:

– Laboratorio 1: disuguaglianze e cambiamenti;
– Laboratorio 2: rivendicazioni di riconoscimenti e relazioni intersoggettive;
– Laboratorio 3: tutele di diritti e responsabilità condivise;
– Laboratorio 4: sfiducia e fiducia nelle e tra istituzioni.

Nel pomeriggio del 7 novembre, gli elementi considerati nei laboratori e le questioni aperte vengono proposte al confronto/discussione con alcuni interlocutori istituzionali. Si confronteranno Ciro Cascone (Procura Tribunale dei Minorenni, Milano), Franca Maino (Università degli Studi di Milano e Laboratorio Percorsi di secondo welfare), Maria Cristina Mambelli (Azienda Usl Venezia Mestre), Arduino Salatino (IUSV, Venezia Mestre).

La giornata del 7 novembre si conclude con lo spettacolo Bar Naut, con la regia di Mauro Incerti: coinvolgerà operatori del servizio di Reggio Emilia e insegnanti, mettendo in scena con ironia stereotipi, credenze e verità del lavoro nel sociale.

La mattina dell’8 novembre dialogheranno amministratori locali di Reggio Emilia, Bari, Napoli, il direttore generale del Ministero del welfare, e il presidente della commissione welfare di ANCI. Concluderanno, rilanciando, Mauro Magatti e Lella Costa. 

Per maggiori informazioni e per consultare il programma dell’evento