Secondo l’ultimo censimento ISTAT, in Italia ci sono 7.425 le biblioteche pubbliche e private, statali e non statali, aperte al pubblico (sono escluse quelle scolastiche e universitarie). Due biblioteche su tre sono civiche, mentre la restante parte sono da biblioteche appartenenti a enti ecclesiastici o gestite da associazioni private e fondazioni. I dati, riferiti al 2019, dicono anche che il 58,3% dei Comuni ha almeno una biblioteca: se ne calcolano in media 3 ogni 100 chilometri quadrati e 1 ogni 8.000 abitanti.
Note dolenti: in quasi 3.000 Comuni italiani in cui non c’è neanche una biblioteca, e la maggior parte di questi sono in Sud Italia. Questo è un problema perché, come scrive Marguerite Yourcenar nel suo Memorie di Adriano “fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”.
Rivista Solidea dedica il terzo numero del 2023 a questi “granai pubblici”, approfondendo il ruolo delle biblioteche come luoghi di incontro, per costruire la comunità.
Guardare le biblioteche a 360 gradi
Come raccontavamo anche noi qui, le biblioteche pubbliche possono essere dei veri e propri centri culturali che svolgono un ruolo fondamentale nel tessuto sociale delle comunità. In Italia e nel mondo si moltiplicano i progetti promossi dalle biblioteche per offrire risorse educative e servizi bibliotecari direttamente alle persone, attraverso biblioteche diffuse, favorendo chi, altrimenti, avrebbe difficoltà ad accedervi. E non solo, l’uso delle tecnologie digitali le sta trasformando in centri di apprendimento avanzato, collegando le comunità alle nuove frontiere della conoscenza.
Partendo da questo presupposto, su Rivista Solidea si parla delle Biblioteche a 360°. Ad esempio come beni comuni, luoghi di incontro, conversazione e conoscenza; laboratori di sperimentazione e innovazione; luoghi che creano comunità; risorse per gli interventi sociali; centri per promuovere l’inclusione sociale; luoghi dove celebrare bellezza e conoscenza; scrigni della memoria; soggetti in grado di mettere in atto un processo di animazione culturale e sociale; presidi di cultura all’interno del territorio.
Il nostro contributo: le biblioteche contro l’esclusione
Le biblioteche pubbliche assolvono a una pluralità di bisogni sociali. Sono presidi civici e sociali che tradizionalmente hanno offerto luoghi dove socializzare e acquisire liberamente una formazione autonoma – fuori dagli spazi istituzionalmente deputati all’apprendimento e all’istruzione – mediante la lettura e l’intrattenimento. Ciononostante, una serie di trasformazioni tecnologiche e sociali che si sono intersecate negli ultimi decenni hanno destabilizzato le biblioteche pubbliche, tanto che alcuni si domandano se saranno in grado di sopravvivere a questi cambiamenti radicali.
Una possibile soluzione alle sfide poste potrebbe consistere nel ripensare il loro ruolo e le loro forme, beneficiando delle opportunità offerte dallo sviluppo di innovazioni sociali. Lo racconta la nostra ricercatrice Alessandra Motta nell’articolo “Le biblioteche pubbliche per il contrasto all’esclusione sociale“.
Sul ruolo sociale delle biblioteche, in particolare nello sviluppo di forme “leggere” di secondo welfare, rimandiamo alla lettura dei nostri contributi più recenti che potete trovare qui.