Sulla base dell’accordo con Cgil, Cisl, Uil e Usb, firmato a luglio del 2013, il Comune di Bologna ha istituito il Fondo Anti Crisi per lo Sviluppo. Il finanziamento stanziato è stato inizialmente pari a 4,5 milioni di euro, così ripartiti: a) un milione di spesa corrente destinato a interventi di contrasto all’emergenza abitativa; b) tre milioni di spesa in conto capitale per interventi volti a creare occupazione; c) cinquecentomila euro di spesa corrente per interventi di contrasto all’emergenza sociale. Successivamente, nell’estate del 2014, il Comune di Bologna ha incrementato a 15.1 milioni di euro la dotazione in conto capitale del fondo, e questo sta consentendo il consolidamento di alcune delle misure avviate inizialmente in via sperimentale.
In questo quadro, ActionAid, in collaborazione con l’Istituto per la Ricerca Sociale (IRS) e grazie al supporto del Comune di Bologna e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, ha pubblicato un rapporto di monitoraggio e valutazione degli interventi realizzati mediante il fondo.
Il fondo è stato istituito al fine di promuovere politiche generative (attraverso l’occupazione temporanea in lavori di pubblica utilità e a sostegno della qualità urbana) e sostenere le famiglie temporaneamente non in grado di far fronte alle spese per la casa. Gli interventi, articolati lungo tre aree principali (emergenza abitativa, emergenza sociale, e occupazione), sono sintetizzati nella tabella l e brevemente descritti nel paragrafo successivo.
Tabella 1. Le attività sostenute attraverso il fondo anticrisi
Fonte: nostra elaborazione
Interventi per contrastare l’emergenza abitativa
Canoni concordati
Il comune ha previsto l’introduzione di un contributo una tantum (di 500 euro) rivolto ai proprietari, per ogni nuovo contratto stipulato (o rinnovato) a canone concordato e per un ammontare inferiore o pari a 700 euro. Questa misura ha portato a una riduzione del 10% dei canoni di affitto. Tale riduzione è stata quantificata considerando i canoni stipulati sulla base dei precedenti accordi territoriali.
Micro-credito per la casa
Questa misura consiste nell’erogazione di un prestito, al quale si accompagna un supporto alla gestione del bilancio familiare, rivolto a nuclei familiari in difficoltà momentanea rispetto al mantenimento dell’alloggio (o all’avvio di nuove locazioni). La misura prevede il pagamento diretto dei creditori, l’ammontare complessivo del prestito è compreso fra i 500 e i 5.000 euro restituibili in un massimo di 48 rate.
Ristrutturazione alloggi per famiglie numerose
Il progetto è stato finalizzato alla ristrutturazione di appartamenti di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) di medie e grandi dimensioni al fine di consentire anche alle famiglie numerose di accedere all’alloggio. In molti casi, infatti, questo tipo di famiglie, pur collocandosi in posizione alta nelle specifiche graduatorie, hanno difficoltà ad accedere agli alloggi a causa della scarsa disponibilità di appartamenti con standard adeguati ai nuclei familiari più numerosi.
Interventi per la creazione di occupazione
In questo ambito sono stati finanziati quattro interventi di riqualificazione urbana che hanno consentito il temporaneo inserimento lavorativo di soggetti esclusi dal mercato del lavoro.
1) Progetto antigraffiti finalizzato alla pulizia dei muri del centro storico;
2) Progetto beni monumentali per la valorizzazione e la conservazione dei beni monumentali;
3) Progetto decoro scuole volto alla realizzazione di una serie di lavori riguardanti la manutenzione ordinaria e la messa in sicurezza degli edifici scolastici;
4) Progetto valorizzazione collina, che ha previsto due specifici interventi: uno relativo alle strade e l’altro alle aree verdi.
Progetti di welfare per contrastare l’emergenza sociale
In questo ambito sono stati realizzate differenti attività, tutte rientranti nel quadro del più ampio Progetto “Case Zanardi”. Il progetto è iniziato con la pubblicazione (il 25 luglio del 2013) di un avviso pubblico per la presentazione di manifestazioni di interesse volte alla partecipazione, alla co-progettazione e alla realizzazione di interventi e azioni finalizzati all’inserimento lavorativo di persone in condizione o a rischio di esclusione sociale.
Obiettivo principale del progetto è la costruzione di una rete cittadina (di soggetti pubblici e privati) volta a: 1) incentivare l’assunzione di una responsabilità sociale condivisa nel contrasto alla disoccupazione e all’esclusione sociale; 2) sostenere la riduzione degli sprechi materiali; 3) promuovere lo sviluppo di stili di vita solidali ed ecosostenibili.
Alla scadenza del bando sono state raccolte 32 proposte progettuali (che hanno visto coinvolti 135 soggetti fra associazioni, cooperative, enti di ricerca e/o formazione eccetera) tutte ammesse alla successiva fase di co-progettazione.
Il processo di co-progettazione ha portato alla definizione di 11 progettualità che prevedono una pluralità di funzioni riguardanti:
• Gli empori e la distribuzione alimentare
• Gli sportelli di orientamento al lavoro
• I cantieri di pubblica utilità
• I cantieri/laboratori alimentari
• I cantieri/laboratori beni non alimentari
• I centri di volontariato
• I laboratori relazionali
• Le campagne di comunicazione e la raccolta fondi
Con l’inizio delle attività progettuali sono poi nate le “Case Zanardi”, spazi sociali diffusi nella città che si inspirano ai “negozi Zanardi” istituiti nel 1914 dal primo sindaco socialista di Bologna, Francesco Zanardi, per offrire cibo alla popolazione prostrata dalla guerra.
La valutazione dell’intervento realizzata da ActionAid
La valutazione degli interventi realizzata da ActionAid ha riguardato tutte le aree di intervento e consegna un quadro positivo della sperimentazione.
Nell’ambito dell’emergenza abitativa, le azioni promosse hanno consentito di migliorare interventi già esistenti (come il canone concordato), di dare continuità a esperienze già radicate (microcredito) e di realizzare interventi straordinari (ristrutturazione degli appartamenti per famiglie numerose) ottenendo buoni risultati in termini di sostegno abitativo alle famiglie in difficoltà.
Rispetto all’ambito dei lavori pubblici, seppur con numeri contenuti, il fondo ha invece consentito di realizzare interventi di sostegno all’occupazione di persone uscite dal mondo del lavoro.
Infine, nell’ambito dell’emergenza sociale, con un impiego di risorse contenuto, il fondo ha consentito di realizzare un progetto che può avere un impatto significativo sul contrasto alla povertà e all’esclusione sociale non solo economica ma anche relazionale, lavorativa e formativa. Grazie al processo di co-progettazione, Case Zanardi ha infatti permesso di attivare e/o consolidare collaborazioni fra differenti soggetti del terzo settore finalizzate alla realizzazione di un insieme variegato di azioni nel territorio.
Nel caso del progetto Case Zanardi, il rapporto ha poi dedicato particolare attenzione all’empowerment dei beneficiari e degli operatori. In questo caso, le attività di valutazione hanno riguardato: 1) la realizzazione di un workshop rivolto agli operatori sociali; 2) la realizzazione di interviste con gli operatori e i beneficiari; 3) l’analisi delle “reti sociali” (Social Network Analysis), ovvero delle relazioni fra soggetti, gruppi, organizzazioni, ecc.
Rispetto ai beneficiari, l’analisi condotta ha evidenziato che il focus sulla ricerca di un impiego è funzionale quando gli interventi sono indirizzati a chi è da poco uscito dal mercato del lavoro. Al contrario, l’obiettivo di favorire l’occupazione è più difficilmente raggiungibile nel caso di persone che provengono da percorsi di esclusione sociale di più lungo periodo. Emerge quindi con chiarezza la necessità di elaborare modelli di intervento differenziati per i “nuovi poveri” e i “vecchi poveri”.
Per quanto riguarda invece gli operatori, l’analisi ha evidenziato che il progetto è stato percepito come uno strumento utile a ripensare la governance dell’intero sistema di offerta del privato sociale. Secondo il parere di tutti gli operatori, questo sistema si caratterizzava per un’eccessiva frammentazione. Tuttavia, una sua revisione profonda avrebbe richiesto l’adozione, in fase di co-progettazione, di tempi, incentivi e metodologie più strutturate e in grado di favorire la maggiore integrazione fra i soggetti partecipanti. Nonostante questo limite “Case Zanardi” ha certamente favorito un rafforzamento della relazione fra privato sociale e servizi e una maggiore collaborazione fra le organizzazioni. Infine, l’analisi ha evidenziato che rimane aperta la sfida di includere nel sistema di offerta quei soggetti del privato sociale che non sono in grado di investire risorse nei processi di co-progettazione.
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