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I Comuni sono i soggetti pubblici che per primi sono chiamati a dare risposta ai bisogni sociali, per via della relazione stretta che lega amministratori e cittadini. Negli anni recenti, tuttavia, essi si sono ritrovati spesso in difficoltà nell’assolvere questo compito a causa dei tagli alle risorse economiche ed umane e della presenza di rigidità normative che allungano i tempi di adattamento a una realtà che invece è in costante e rapido cambiamento.

Ciononostante, come vi abbiamo più volte raccontato, sono numerosi i casi in cui essi hanno intrapreso percorsi di rinnovamento basati su nuove modalità di governance degli attori sociali territoriali e sull’attivazione e valorizzazione delle risorse disponibili sui territori (sul tema si veda anche il capitolo dedicato all’interno del Primo rapporto sul secondo welfare in Italia).

Uno di questi casi è quello del Comune di Cinisello Balsamo che, presa coscienza del peggioramento e dei cambiamenti delle forme di povertà, ha avviato un percorso di ricostruzione dei servizi ad esse dedicati a partire appunto dalla collaborazione con gli attori sociali locali, percorso che ha portato all’istituzione di un tavolo povertà con importanti funzioni progettuali e di coordinamento. Ce ne parlano Gianfranca Duca, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Cinisello Balsamo, e Laura Bruson, Funzionario Servizio Politiche sociali: minori-famiglie.


Da dove ha origine l’idea di creare un tavolo delle povertà?

L’idea trae origine dalla necessità di mettere a sistema i molteplici interventi attivati sia dai servizi più istituzionali che dalle realtà cooperative ed associative nei confronti delle famiglie colpite dalla crisi economica, con l’obiettivo di ottimizzare l’esistente ma anche di aprire interlocuzioni con soggetti non tradizionalmente investiti di un ruolo di assistenza (grande distribuzione, aziende profit). Il territorio di Cinisello, da sempre ricco di associazionismo e attento al sociale, necessitava di ripensare il sistema di aiuto alle famiglie in una logica nuova per valorizzare al meglio le competenze e le risorse e costruire intorno alla famiglia in difficoltà un “ventaglio” di aiuti tra loro in rete. L’amministrazione comunale ha scelto di farsi promotrice del cambiamento, investendo i propri servizi sociali di un ruolo progettuale intorno a questi temi e proponendosi quale promotore e coordinatore del processo, garantendo trasparenza e condivisione con gli altri soggetti del tavolo ma anche offrendo un modello di intervento nuovo.


Come funziona operativamente? Ad esempio in base a quali requisiti avviene il coinvolgimento di nuovi attori? Come si finanzia il tavolo?

Il tavolo si è costituito due anni fa aggregando in maniera informale tutti i soggetti che storicamente collaboravano con l’amministrazione ed altri che rappresentavano un canale di osservazione privilegiata sul fenomeno povertà, come Banco Alimentare. Per i primi sei mesi gli incontri si sono succeduti a cadenza bimestrale ed il gruppo ha portato le proprie esperienze, mappato gli aiuti in corso, ragionato su quali interventi fossero maggiormente necessari e quali le risorse disponibili. Successivamente è stato approvato un protocollo d’intesa tra tutti i soggetti interessati a partecipare all’esperienza e si è formalizzato il ruolo del tavolo, definendo obiettivi generali e specifici e dando il via a micro-gruppi specifici sulle singole azioni.

Gli obiettivi del tavolo sono di ottimizzare le risorse di aiuto già presenti sul territorio a cura delle diverse realtà sociali aderenti; coinvolgere le realtà commerciali del territorio in percorsi di partecipazione attiva e solidale nei confronti di cittadini in difficoltà economica (es. recuperando i beni alimentari – e non – dismessi dalle stesse per consentirne la ridistribuzione mirata alle famiglie bisognose); promuovere iniziative di raccolta fondi /beni; sottoscrivere accordi di collaborazione tra l’amministrazione comunale e soggetti attivi sul tema dell’accoglienza e del sostegno a persone in difficoltà per portare sollievo a persone senza fissa dimora, soprattutto nei mesi invernali; costruire un sistema di condivisione dei dati relativi alle famiglie intercettate ed aiutate; promuovere interventi educativi per la cittadinanza e gli studenti volti a diffondere una cultura di consumo consapevole e sostenibile; promuovere percorsi formativi per la cittadinanza e per persone in stato di indigenza (bilancio familiare, livelli di indebitamento sostenibile, accesso al credito, ecc).

Le azioni si finanziano attingendo sia a risorse pubbliche (nel 2015 ad esempio il Comune vi ha assegnato 42.118 euro) che a risorse private, accogliendo donazioni, partecipando a bandi di progettazione, mettendo a disposizione strutture e strumentazioni. Ciascuno rende disponibile quanto possibile (mezzi, spazi, risorse umane, pc, denaro) per realizzare quanto concordato con il gruppo di lavoro. E’ capitato anche che, pur non prendendo parte direttamente alle azioni, alcuni soggetti del tavolo abbiano scelto di effettuare delle donazioni (5×1000) finalizzate a sostenere le azioni stesse. Ogni apporto è valorizzato, riconosciuto e soprattutto rendicontato, in modo da rendere tutto il più trasparente possibile.

I Piani di zona sono stati introdotti con l’obiettivo, tra gli altri, di favorire l’integrazione sia dei soggetti attivi sui territori che tra aree di policy (es. sociale e sanitaria). In alcuni casi l’esito è stato positivo – e nei territori in cui essi si sono maggiormente sviluppati si è riusciti a affrontare la crisi con risposte sinergiche e più efficaci -, in altri, purtroppo no. C’è un legame tra il vostro Piano di Zona e il tavolo? Ritenete che il percorso fatto precedentemente abbia influito sull’esito positivo del vostro lavoro?

Le azioni del Tavolo povertà sono state illustrate dal Comune di Cinisello agli altri comuni dell’ambito con l’obiettivo di creare buone prassi esportabili in altri territori e/o poter mettere a disposizione le risorse anche a favore dei cittadini degli altri comuni. La risposta è stata positiva: i comuni limitrofi (Bresso, Cusano e Cormano) si sono detti interessati e resi disponibili a verificare la possibilità di inviare i loro cittadini ad usufruire delle azioni attivate a Cinisello, come il social market. L’assemblea dei Sindaci ha fortemente creduto in questa possibilità e ha stanziato apposite risorse del FNPS a sostegno di queste azioni, al fine di incentivarne l’utilizzo da parte dei comuni (servizi sociali) e degli altri enti impegnati a sostenere famiglie in difficoltà.


Quali sono ad oggi le difficoltà che avete incontrato? In cosa, invece, ritenete che il tavolo abbia generato effetti positivi e semplificato le vostre attività?

Le difficoltà incontrate riguardano soprattutto la costruzione di gruppi di lavoro che tenessero insieme operatori sociali e volontari provenienti da organismi molto diversi tra loro e non sempre abituati a collaborare. Condividere dati, informazioni e risorse, almeno inizialmente, non è stato facile ma tutti si sono adoperati per superare prassi, intoppi e “rigidità” formali ed operative. Oggi, superata la prima fase sperimentale, la difficoltà maggiore consiste nel mantenere la sostenibilità delle azioni, reperire risorse per proseguire l’esperienza, coinvolgere sempre più soggetti nel “modificare” il proprio approccio personale al problema “povertà” a favore di un approccio condiviso e in grado di mettere in relazione risorse di aiuto complementari tra loro, senza rinunciare al rapporto specifico con l’utente ma arricchendo questo rapporto anche grazie al contributo di altri.

Gli aspetti positivi sono stati sicuramente l’entusiasmo e la disponibilità di tutti i soggetti che hanno preso parte ai tavoli operativi, la serietà e collaborazione dimostrati, la disponibilità di alcune aziende a lanciarsi nell’operazione, la disponibilità nello “stare” in un contesto in divenire, spesso ancora solo abbozzato e non “stabile”.


Avete deciso di focalizzarvi sulle nuove povertà: che cosa intendete per nuove povertà, come vengono classificate e differenziate dalle altre? 

L’obiettivo del tavolo è di andare ad intercettare le famiglie duramente colpite dalla crisi economica, quelle in cui uno o più componenti perdono il lavoro, dove le necessità quotidiane non riescono ad essere coperte con le entrate a disposizione, ma anche quelle in cui la crisi ha colpito abitudini e consuetudini radicate andando a modificare i consumi e il modo di vivere. Da una parte quindi si è lavorato per offrire alle famiglie beni e servizi "penalizzati" dalla crisi (cibo, sanità) e dall’altra abbiamo provato a cogliere dalla crisi economica lo spunto per una riflessione sull’importanza della lotta allo spreco, sulla capacità di saper gestire al meglio un budget familiare, ancorché ridotto, tagliando il superfluo, re-imparando a fare la spesa, ma anche promuovendo uno spirito di cittadinanza attiva nella popolazione, promuovendo raccolte straordinarie di beni e farmaci, organizzando momenti di aggregazione nei quali ritrovare lo spirito di appartenenza ad una comunità, senza dimenticare i principi dai quali siamo partiti: riuso, riciclo, no spreco.

I criteri presi in esame riguardano non solo la situazione economica del nucleo ma anche la capacità di costruire con lo stesso un progetto complessivo che miri al recupero dell’autonomia, consapevole che l’aiuto è temporaneo non “per sempre” e non “per tutto”. Coinvolgiamo la famiglia nel progetto, non eroghiamo solo aiuti.


Perché proprio sulle nuove? Ad esempio, numericamente nel vostro territorio stanno superando le povertà tradizionali? Oppure gli strumenti disponibili non erano più adeguati ai nuovi bisogni?

Abbiamo scelto di lavorare sulle nuove povertà perché i dati raccolti attraverso l’osservatorio del segretariato sociale dell’amministrazione comunale, i report dei servizi e l’esperienza delle Caritas locali (presenti con 7 Centri di Ascolto cittadini) hanno evidenziato un aumento delle richieste di famiglie messe in crisi dalla perdita del lavoro, disorientate dalla mancanza di stabilità e dal perdurare della crisi stessa. Nell’anno 2014 si sono contati 2365 “passaggi” di utenti presso i Centri di Ascolto Caritas, 1819 assistiti dalle strutture convenzionate con Banco Alimentare. Nel 2015 il Comune ha ricevuto 236 domande di aiuto relative al Fondo sostegno al reddito per persone e/o famiglie con situazione di crisi per la perdita del lavoro (a cui ha destinato un bando di 156.375 euro), e nel solo periodo gennaio-giugno 2015, ha erogato 58.616 euro di contributi economici diretti ed indiretti a famiglie in difficoltà, 49.610 euro all’Agenzia per la casa.
Inoltre, anche i servizi si sono trovati in difficoltà a causa della contrazione delle risorse disponibili e della molteplicità dei problemi portati dalle famiglie, problemi che evidenziavano il bisogno di agire su più fronti, con risposte diversificate, ma anche con una rete di sostegno diversificata, formale ed informale, in grado di accompagnare la famiglia e lavorare con essa per uscire dal momento di difficoltà.


Nel vostro territorio portate avanti numerosi progetti e attività. Potete raccontarcele brevemente? 

Tutte le azioni sono state frutto di una scelta condivisa tra gli operatori del tavolo e come tali tutte sono state importanti e sentite. Quelle più complesse e difficili da sistematizzare, anche per i numeri dei partner coinvolti e degli utenti raggiunti, sono sicuramente quelle della distribuzione dei prodotti alimentari freschi provenienti dalla grande distribuzione e quella relativa al social market. 

Il social market ha come obiettivo di aiutare le famiglie che si trovano in situazioni di indigenza temporanea attraverso la distribuzione a prezzi calmierati di prodotti alimentari. Le persone che possono accedere al Social Market vengono segnalate da Enti accreditati, che ne valutano requisiti e utilità, e possono fare una spesa settimanale che ha un costo di 20 euro e può essere sostenuto, a seconda del progetto stilato dall’Ente inviante, o interamente dall’Ente stesso, o dalla famiglia o in compartecipazione. Il progetto con la famiglia ha una durata media di circa 6 mesi. Settimanalmente il Social Market, gestito interamente da personale volontario, viene alimentato da beni alimentari e prodotti per l’igiene della persona e della casa, non deperibili, acquistati a prezzi convenienti da produttori della provincia di Milano o di altri territori. Il progetto è partito il 2/10/2015. ad oggi sono iscritti circa 50 nuclei. Hanno aderito anche i Comuni di Cormano, Cusano Milanino e Bresso.

Il progetto “Prima il pane” è invece finalizzato alla riduzione dello spreco alimentare – e dei rifiuti organici – e al recupero dalla Grande Distribuzione Organizzata del territorio di Cinisello Balsamo dei prodotti alimentari invenduti e non commercializzabili, che vengono redistribuiti alle persone indigenti. I beneficiari sono individuati dai centri di ascolto Caritas cittadini – in termini generali, la tipologia di persone che si rivolge al servizio ha più di 40 anni, ha perso il lavoro e dichiara di trovarsi in stato di necessità. Fondazione Cumse ritira i beni giornalmente e li consegna ogni giorno ad un centro Caritas diverso. I volontari del centro imbustano i beni e li distruiscono nello stesso giorno alle famiglie. In un anno sono state aiutati 1318 nuclei familiari e recuperati circa 26.000 kg di prodotti (circa 20.000 sono frutta e verdura).

Tra i progetti avviati, si segnalano anche “Oggi aiuto io”, che invita gli studenti delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado a portare nella propria scuola un prodotto alimentare secco o per l’igiene personale da donare ai più bisognosi; i percorsi didattici su consumo sostenibile, acqua bene comune, squilibri tra Nord e Sud del mondo, diritto a cibo; corsi sul bilancio familiare per persone economicamente fragili; la “Festa delle Genti”, momento di festa, di socializzazione e condivisione di valori legati a stili di vita solidali, consumo critico, sobrietà e attenzione alle relazioni tra le persone; la “Giornata della farmacia solidale” per la raccolta farmaci; “1farmacia 1 famiglia”, grazie a cui Caritas e servizi sociali comunale segnalano le famiglie in difficoltà alle farmacie comunali, riservando loro un voucher di spesa personalizzato, spendibile in un anno, per acquistare farmaci, strumenti di medicazione, elettromedicali, alimenti per la prima infanzia e pagamento ticket; la Borsa di Studio “Povertà nel contesto del mondo occidentale” per le scuole secondarie di II grado; il Piano freddo per i senza dimora; il “Progetto Da.Po.” finalizzato a mappare gli aiuti che sono resi disponibili alle famiglie in carico alle diverse realtà che forniscono continuativamente aiuto materiale a famiglie in difficoltà agevolando il lavoro degli operatori; il “Progetto Orti Solidali”, che coinvolge le famiglie in difficoltà nella lavorazione di un orto urbano per fornire loro una risorsa materiale, creare occasioni di socializzazione, educare al consumo sostenibile, prevenire forme di isolamento e depressione.


Questi progetti, puntando molto sul volontariato e sul coinvolgimento di attori che cambiano nel tempo e soprattutto non dispongono di risorse certe, da un lato risultano più efficaci proprio perché più flessibili e perché integrano le risorse degli enti locali (sia finanziarie che umane); dall’altro rendono più difficile programmare e assicurare i servizi sul lungo periodo. Nella prospettiva di un ente locale, che opinione avete?

La nostra opinione è che oggi, per dare origine ad azioni di welfare efficaci, sia necessaria un’azione partecipata tra tutti i soggetti in campo: enti pubblici, associazioni, cooperative, imprese. Ciascuno per la propria parte e secondo le proprie competenze, dobbiamo individuare obiettivi comuni e attrezzarci per dare vita a forme di partecipazione “finalizzate”, provando a superare limiti e particolarismi.