Lo scorso aprile, dopo un’ampia fase di ricerca e approfondimento (di cui vi abbiamo parlato in questo articolo), è partito ufficialmente il progetto Rete Welfare Aziendale di Modena. Si tratta di un intervento promosso in prima battuta dal Comune e dalla Provincia di Modena e finanziato della Regione Emilia Romagna, a cui hanno aderito le parti sociali e un gruppo di imprese del territorio, volto a promuovere la diffusione di azioni di welfare aziendale integrate con l’offerta di welfare locale, pubblica, privata e proveniente dal Terzo Settore.
La Rete Welfare Aziendale Modena
L’obiettivo di questa particolare partnership è quindi quello di favorire il “dialogo” tra i servizi e le prestazioni messe a disposizione dalle aziende e gli interventi pubblici. In particolare, nel corso dei primi mesi di vita del progetto, è stata individuata una rete di fornitori – composta da imprese profit, imprese sociali, Asp (Aziende pubbliche di servizi alla persona), reti di volontariato e sindacati – proveniente esclusivamente dal territorio modenese.
Tali soggetti andranno a fornire un’ampia gamma di servizi ai dipendenti delle imprese aderenti e ai loro familiari. Le prestazioni riguardano tutte quelle previste dalla normativa vigente sul welfare aziendale: si va quindi dalla cura dei familiari anziani al sostegno alla genitorialità, dalla sanità integrativa ai servizi di time-saving, dalle misure per il tempo libero fino alla formazione.
Al momento dell’avvio del progetto le imprese aderenti risultano 50, tutte molto diverse tra loro per settore di appartenenza e dimensione, per un totale di 3.400 i dipendenti coinvolti. I servizi, suddivisi in 6 macro-aree (salva-costi, salva-tempo, servizi alla persona, sviluppo competenze, previdenza-sanità, welfare territoriale), sono resi disponibili attraverso uno strumento ad hoc: la “Welfare Card”. Questa “carta”, creata e distribuita gratuitamente dal Comune ai dipendenti delle imprese aderenti, consente a questi ultimi di acquistare beni e servizi all’interno del circuito di realtà convenzionate, che al momento conta circa 20 organizzazioni.
La genesi della Rete
Ma come è stato possibile realizzare un progetto così innovativo? Come spesso vi abbiamo raccontato, il territorio modenese è ormai da alcuni anni molto attivo sul fronte dei temi della Responsabilità Sociale d’Impresa e del welfare aziendale. A Modena è infatti nata una delle prime associazioni di imprese che ha cercato di affrontare la questione del welfare (e non solo) attraverso la condivisione e la cooperazione. Già negli anni 2000 infatti nella provincia emiliano-romagnola nasceva il Club delle imprese modenesi per la RSI, gruppo di società che – adottando un approccio “in rete” – si proponeva di valorizzare e rafforzare il proprio impegno nell’ambito sociale.
La rilevanza di esperienze come questa – insieme alla presenza di imprese di livello globale, come Ferrari, FCA e Tetrapack – ha portato l’amministrazione locale a non sottovalutare il ruolo delle aziende anche in materia di welfare. Proprio per questo, grazie alla collaborazione con la società di consulenza Focus Lab, il Comune di Modena ha promosso negli ultimi anni una serie di laboratori e workshop di approfondimento su questo tema.
A questa fase è seguita un’indagine (di cui vi abbiamo parlato qui), condotta proprio da Focus Lab, cha ha coinvolto circa 200 persone tra lavoratori, manager HR, amministratori pubblici, fornitori di servizi (sia profit che non), associazioni di volontariato, sindacati e fondazioni. Grazie a questo percorso che ha coinvolto tutti gli stakeholder locali si è arrivati alla realizzazione di uno strumento condiviso: la “Welfare Card”, appunto.
Verso una maggiore integrazione tra welfare aziendale e locale?
Come spesso vi abbiamo raccontato, esperienze come quella modenese si stanno diffondendo sempre di più. Recentemente sono infatti nati alcuni progetti – come quello di Tradate, WelfareNet, Valoriamo e Beatrice – che si sono proposti di fornire risposte in grado di integrare maggiormente il welfare di natura aziendale con quello pubblico.
Come evidenziato anche dal recente volume “Fare rete per fare welfare. Dalle aziende ai territori: strumenti, attori, processi”, scritto dalla direttrice del nostro Laboratorio Franca Maino e dal nostro ricercatore Federico Razetti, iniziative come queste rappresentano delle case history interessanti perché possono fornire nuovi spunti per affrontare quelle che sono le più grandi sfide del secondo welfare e del welfare aziendale.
Tutti questi progetti infatti hanno degli obiettivi comuni: armonizzare le offerte di servizi di welfare, potenziare il ruolo dell’intervento aziendale, coinvolgere un numero sempre maggiore di imprese e, di conseguenza, di beneficiari. Proprio per questo riteniamo che sia fondamentale continuare a monitorare queste esperienze, allo scopo di capire quali possano essere i loro effetti nel medio e lungo periodo.