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Le critiche della stampa nazionale alla Garanzia Giovani non sono certo poche. Il programma sembra non riuscire a ingranare la marcia giusta e rimane ingolfato in lungaggini amministrative. Non da ultimo deve vedersela con l’inerzia di alcune regioni e la limitata capacità di steering da parte del governo nazionale. Puntando il dito unicamente contro queste difficoltà si rischia però di tralasciare alcuni degli aspetti che si celano dietro ai risultati poco incoraggianti. Per recuperare una qualche visione d’insieme è necessario fare un passo indietro e considerare il contesto più ampio in cui la Garanzia Giovani si trova ad operare.

Il primo aspetto concerne il fenomeno dei Neet, distinto e distinguibile dalla disoccupazione giovanile, e delle strategie di medio-lungo periodo da porre in essere al fine di affrontare le molteplici "sfaccettature" di un problema complesso.

Un secondo tema, strettamente connesso al primo, riguarda i flussi di giovani da o verso il mercato del lavoro. Tale tema era stato inizialmente preso in considerazione nella programmazione nazionale della Garanzia giovani, per poi essere trascurato sia da buona parte della programmazione a livello locale, sia dai media. L’attenzione della stampa si è concentrata infatti sulle variabili di stock, ovvero la disoccupazione giovanile e l’incapacità della Garanzia giovani di “aggredirla” direttamente.

Un rapporto pubblicato dalla European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions (Eurofound) nello scorso luglio (Mapping Youth Transitions in Europe) offre un’interessante analisi comparata dei Neet in Europa e delle transizioni dei giovani dentro e fuori il mondo del lavoro (si veda anche il precedente rapporto Eurofoud 2012).

In quanto segue riporteremo brevemente alcuni dei principali risultati di tale indagine che mettono in luce come la "corsa a ostacoli" in cui è impegnata la Garanzia Giovani differisca sensibilmente da paese a paese. Per ragioni di sintesi, considereremo solo i paesi mediterranei, nei quali gli elevati tassi di disoccupazione e inattività giovanile hanno fatto da tempo suonare la campana d’allarme a livello europeo. La nostra presentazione del Rapporto dell’Eurofoundation sarà suddivisa in due parti, che verranno pubblicate separatamente. In questo articolo toccheremo il tema dei Neet in prospettiva comparata. In un articolo successivo ci soffermeremo sulle transizione dei giovani nel mercato del lavoro.

Il nostro argomento è questo: la Garanzia giovani dovrebbe partire da una riflessione puntuale su tali flussi o transizioni (senza fermarsi ai "semplici" dati di stock), nonché da un’attenta ricognizione del profilo dei giovani Neet. Le analisi condotte a tal fine non dovrebbero essere utili solo a riempire le prime pagine dei documenti di programmazione. Al contrario, esse costituiscono un passo fondamentale per l’individuazione di strategie mirate ai giovani più a rischio. Posto che si sia in grado di superare le inerzie politico-amministrative, vi è infatti il rischio di disperdere le risorse in promesse che non si possono mantenere (un’occupazione per tutti) o nell’adozione di misure di brevissimo periodo e prive di sistematicità.
 

Il costo dei Neet 

A partire dallo scoppio della recente crisi economica, la disoccupazione giovanile ha toccato livelli definiti dalla stessa Commissione europea "inaccettabili": tra il 2007 e il 2013 il tasso di youth unemployment è cresciuto in Europa (EU-28) del 54%. La situazione varia comunque in maniera significativa da paese a paese. In particolare, il 2013 è l’anno in cui in tutti i paesi mediterranei (tranne Malta) è stato raggiunto il massimo storico di disoccupazione giovanile a livello nazionale. Il record negativo è stato registrato in Grecia e Spagna, con valori superiori al 55%, a cui seguono i risultati altrettanto preoccupanti dell’Italia e del Portogallo (dal 37 al 40%). L’allarme è confermato anche dai dati sui Neet che restituiscono qualche indicazione sul più ampio fenomeno dell’esclusione giovanile dal mondo del lavoro. In Italia, così come in Grecia e Spagna, oltre il 20% dei giovani fino ai 24 anni non lavora né studia.

Il rapporto dell’Eurofound fornisce alcune interessanti stime dei costi connessi alla presenza dei Neet nei vari paesi europei, rispetto a una loro potenziale integrazione nel mercato del lavoro (tabella 1). L’Italia "spreca" ad esempio il 2,25% del proprio PIL (pari a circa 35,2 miliardi di Euro), contro una media europea stimata all’1,26%, mentre il fanalino di coda è rappresentato dalla Grecia con un costo superiore al 4% del PIL (tabella 1). Tali cifre risultano dalla somma di due componenti che gli autori del Rapporto chiamano "costi finanziari", dovuti sopratutto alla maggiore spesa sociale (ad esempio i sussidi per i disoccupati), e i costi "economici indiretti", derivanti da mancate risorse in termini di tasse, contributi, reddito e dai minori consumi di beni e servizi. E’ possibile osservare che i costi economici indiretti dei Neet in Grecia e Italia sono più di 100 volte superiori a quelli finanziari, per via della scarsa tutela sociale offerta ai giovani.

Tab. 1 Costi relativi ai Neet in Europa e nei paesi mediterranei, anno di riferimento 2012.
Fonte: nostre elaborazioni su dati tratti dal rapporto Eurofound 2014.

Per quanto si tratti di stime cautelative, questi dati restituiscono una prima indicazione sul possibile "valore aggiunto" derivante dal contrasto all’esclusione giovanile dal mondo del lavoro: se in Italia si riuscisse a integrare 1/5 del totale dei Neet conteggiati nel 2011 (pari a poco meno di 237 mila persone), si potrebbero "risparmiare" circa 3,5 miliardi di euro. Se al contrario i Neet aumentassero di 100.000 unità, i costi potenziali ammonterebbero a quasi 1,5 miliardi.


Una Garanzia giovani "non a fuoco"

Se i costi dei Neet sono così elevati, allora è bene comprendere di chi stiamo parlando. Questi "giovani esclusi" rappresentano un gruppo tutt’altro che omogeneo, dal momento che riflettono una molteplicità di situazioni di disimpegno e/o vulnerabilità, ognuna delle quali pone specifici problemi e richiede diverse modalità d’intervento. Basti pensare alle differenze tra Neet "volontari" o semplicemente "opportunity-seekers" e Neet "disengaged", o ancora tra Neet minorenni e Neet con un età superiore ai 25 anni e magari una laurea in tasca.

E’ inoltre ragionevole supporre che queste forme di potenziale disagio ed esclusione sociale siano spesso il portato di processi di transizione scuola-lavoro fallimentari, le cui implicazioni vanno ben al di là dei presunti effetti economici. La presenza di un elevato numero di Neet può infatti segnalare l’esistenza di ostacoli al processo di formazione e maturazione di "cittadini indipendenti", così come incidere potenzialmente sul funzionamento stesso della democrazia. I Neet europei, e tra di loro sopratutto i giovani disoccupati, mostrano infatti, rispetto ai non-Neet, un più basso livello di interesse e impegno verso la politica e di fiducia verso le istituzioni pubbliche. Questo sembra suggerire un possibile rischio di apatia e marginalizzazione politica, a fronte di un già elevato disimpegno dei giovani, considerati nel loro insieme, verso la partecipazione politica nelle sue forme più convenzionali (partecipazione elettorale). Tuttavia tali tendenze non sembrano generalizzate in Europa: nei paesi mediterranei si registrano livelli di impegno politico (andare a votare, interessarsi alla politica, discutere di politica ed essere membro di un partito politico) da parte dei Neet, sopratutto i disoccupati, superiori agli altri giovani.

Dal momento dunque che il mondo dei Neet appare tutt’altro che uniforme, il fenomeno va indagato e monitorato con maggiore attenzione, sopratutto da parte di coloro che sono chiamati a implementare la Garanzia Giovani (a tal proposito si rimanda ad alcune interessanti analisi a livello regionale di Roberto Cicciomessere). Anche quando le amministrazioni regionali si adoperano per "fare qualcosa", il rischio è di mancare l’obiettivo, proponendo interventi che faticano a "far fuoco" su quello che dovrebbe essere il principale target d’azione.

 

Riferimenti

Eurofound (2014), Mapping youth transitions in Europe, Publications Office of the European Union, Luxembourg.

Eurofound (2012), Neets – Young people not in employment, education or training: characteristics. costs and policy responses in Europe, Publications Office of the European Union, Luxembourg.

 

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