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Il 13 gennaio 2016 il Ministero del Lavoro ha reso noto che il Sottosegretario di Stato al Lavoro, Luigi Bobba, e gli Assessori regionali alla Formazione hanno sottoscritto dei protocolli di intesa finalizzati a dare il via a quella che è stata definita, con una certa enfasi, la sperimentazione della «via italiana al sistema duale». Si tratta di una misura importante volta a promuovere, attraverso modalità differenti di alternanza scuola-lavoro, la formazione dei giovani e una più agevole transizione dall’educazione al mondo del lavoro. Come dichiarato dal sottosegretario Bobba, questi protocolli rappresentano uno degli strumenti attuativi del Jobs Act ed in particolare dei decreti legislativi 81 e 150. Il duplice obiettivo perseguito è infatti quello di favorire l’occupabilità dei giovani e rendere concreta la possibilità di conseguire un titolo di studio, anche attraverso un contratto di apprendistato di I e III livello.

L’avvio della sperimentazione segue l’accordo sottoscritto lo scorso 24 settembre in sede di Conferenza Stato–Regioni sul progetto sperimentale recante «azioni di accompagnamento, sviluppo e rafforzamento del sistema duale nell’ambito dell’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP)». Tale accordo, che rappresenta anche un tentativo di coordinamento delle riforme avviate con il Jobs Act e la Buona Scuola, coinvolgerà nel biennio 2015/2016 60.000 studenti e 300 centri di formazione professionale. I giovani partecipanti alla sperimentazione potranno conseguire gli stessi titoli di studio acquisibili nell’IeFP regionale con percorsi formativi che prevedono un’effettiva alternanza scuola-­lavoro, realizzata attraverso le modalità del contratto di apprendistato formativo di primo livello e dell’alternanza "rafforzata" di 400 ore annue a partire dal secondo anno del percorso di istruzione e formazione professionale.

Contestualmente il Governo ha sottolineato la volontà di rilanciare il sistema di formazione e istruzione professionale in Italia, rafforzandone i legami con il mondo delle imprese grazie a un significativo aumento delle ore di formazione in azienda e alle risorse finanziarie messe a disposizione. Per la sperimentazione del sistema duale sono stati stanziati 87 milioni di euro – sia per il 2015 che per il 2016 ­ in aggiunta ai 189 milioni già previsti per l’istruzione e formazione professionale, ripartiti tra le Regioni e le Province autonome sulla base del numero di studenti annualmente iscritti ai percorsi di IeFP e del numero complessivo di studenti qualificati e diplomati.

Per le imprese, infine, sono previsti possibili incentivi per abbattere i costi derivanti dall’impiego di tutor aziendali, che si affiancano ad altre agevolazioni previste dai provvedimenti attuativi del Jobs Act quali «l’azzeramento della retribuzione per la formazione in aula per l’apprendistato formativo, una diminuzione della remunerazione degli apprendisti al 10% ( della retribuzione) per la formazione svolta in azienda, l’abolizione del contributo previsto a carico dei datori di lavoro in caso di licenziamento dell’apprendista, lo sgravio dal pagamento dei contributi per l’ASPI rivolto alle imprese artigiane, la cancellazione della contribuzione dello 0.30% per la formazione continua e, infine, viene dimezzata l’aliquota di contribuzione del 10% portandola al 5% per le imprese con più di nove dipendenti» .

Tra le Regioni che di recente hanno espresso un forte interesse a sperimentare nuovi percorsi di formazione volti alla creazione di un sistema duale possiamo ad esempio segnalare il caso della Valle d’Aosta. Di recente, la Giunta della piccola Regione autonoma ha avviato la sperimentazione di nuovi percorsi di istruzione e formazione professionale che vanno ad arricchire l’offerta già esistente. Si tratta nello specifico di formazioni di durata triennale che consentono il conseguimento di qualifiche professionali quali quella di operatore elettrico o termoidraulico, operatore del benessere (indirizzo estetica o acconciatura) o ancora addetto alle vendite. Come dichiarato dell’assessore alle attività produttive, energia e politica del lavoro, Raimondo Donzel, l’intenzione è di potenziare il legame tra istruzione e mondo del lavoro, anche per contrastare il diffuso fenomeno della dispersione scolastica, traendo spunto per quanto possibile dal modello altoatesino e dalla Svizzera.

Più in generale, per i progetti sperimentali sono stati messi a disposizione, con riferimento a ciascuna delle due annualità (2015 e 2016), stanziamenti aggiuntivi pari a quasi 27,5 milioni di euro per la Lombardia, 11,7 milioni per il Veneto, 10 milioni per il Piemonte, poco più di 7 milioni per il Lazio e la Sicilia, circa 2,3 milioni per Friuli Venezia Giulia e Toscana, mentre Campania e Puglia si sono giudicate rispettivamente circa 1,1 e 1,5 milioni di euro. In sintesi, il Governo nazionale e quelli regionali stanno spingendo per la sperimentazione di percorsi che agevolino la transizione dal mondo della scuola a quello del lavoro: questa volta la partita si gioca su numeri importanti, nonché su impegni formali accompagnati dallo stanziamento di nuove risorse.

Alcune critiche sono state espresse dal mondo sindacale
. Secondo Gianna Fracassi, segretario confederale della Cgil, la strategia messa in atto dal Governo corre il rischio di favorire la dequalificazione dei percorsi formativi, per i quali «non ci si preoccupa di verificare e certificare l’effettiva capacità formativa delle aziende coinvolte» e di concentrarsi su un’utenza svantaggiata «a cui si rivolgeranno imprese soprattutto attirate dai vantaggi economici» . La Cgil, oltre a lamentare la mancanza di coinvolgimento attivo delle parti sociali, ha anche evidenziato come l’allocazione delle pur importanti risorse messe a disposizione dal Governo non tenga debitamente conto degli importanti divari territoriali che caratterizzano il nostro Paese. 

Non bisogna infine dimenticare che il progetto si fonda sull’utilizzo di tre strumenti (apprendistato di I livello, alternanza scuola-lavoro in azienda o alternanza in impresa formativa simulata), tra i quali l’apprendistato scolastico o formativo rappresenta quello più completo, come dimostra l’esperienza tedesca. Come fatto notare su queste pagine, tuttavia, tale contratto ha incontrato enormi difficoltà di diffusione nel contesto italiano. Un elemento centrale per stabilire i connotati della «via italiana al sistema duale» sarà quindi valutare l’effettiva distribuzione degli studenti nei tre percorsi possibili, il ruolo giocato dall’apprendistato e l’effettivo impegno dei centri di formazione e delle aziende coinvolte nella sperimentazione.

Riferimenti

Accordo su Sperimentazione Sistema Duale

Tabella fondi Sistema Duale