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Mancano poco meno di tre mesi al termine massimo per l’impegno delle risorse stanziate dalla Garanzia giovani. Non si tratta però del traguardo finale di una corsa accidentata. Il programma non terminerà con l’inverno: la sua implementazione, iniziata di fatto solo nella primavera del 2015, proseguirà perlomeno nei prossimi due anni (in attesa di capire quale sarà il suo vero futuro). E forse ci sarà il tempo per migliorare alcuni dei risultati finora conseguiti, che hanno destato l’attenzione dei media sopratutto in chiave negativa.

Sulla base del 69° rapporto di monitoraggio della Garanzia giovani (8 ottobre 2015), gli iscritti al programma, al netto delle cancellazioni, sono circa 725.000, di cui il 69% sono stati presi in carico dai servizi competenti. Sul fronte delle risposte fornite dal programma, al momento 1 giovane su 4 fra i "presi in carico" ha ricevuto almeno una proposta (non necessariamente di lavoro) da parte dei servizi competenti. Nel corso dell’ultimo anno, il numero di persone per le quali è stato possibile sottoscrivere un patto di servizio è cresciuto in maniera significativa passando da circa il 40% a percentuali superiori al 70% (Fig.1).

 

Figura 1 Garanzia giovani: flussi mensili registrati, prese in carica e indici di copertura
Fonte: Isfol (2015)

 

Allo stesso modo, si registrano importanti miglioramenti relativi alla capacità dei servizi di mettersi concretamente in contatto con i giovani utenti: dal luglio 2014 al luglio 2015, la percentuale di coloro che sono stati presi in carico entro due mesi dalla registrazione è passata da poco più del 28% al 63,5%, per mese di registrazione (Isfol 2015). Se la capacità dei servizi sembra dunque essersi rafforzata col tempo, il risultato finale è ancora al di sotto delle aspettative: in alcune regioni, il programma ha mosso i suoi primi passi solo da pochi mesi e in alcuni suoi ambiti (si pensi al tema dell’auto-imprenditorialità o della mobilità transfrontaliera) di fatto non è stato ancora avviato. Inoltre, continuano a registrarsi una serie di difficoltà legate ad esempio alla lenta concessione dei sussidi connessi agli stage (dove i ritardi a danno dei tirocinanti dovuti alla governance del sistema gestita, quasi dovunque, dall’Inps sono deprecabili) o al proliferare di proposte di scarsa qualità.

Il bilancio sui "numeri del programma" restituisce dunque un’immagine in chiaroscuro, dove per ora le ombre sembrano primeggiare. Si tratta di aspetti che non vanno sottovalutati, sopratutto se si pensa che il programma Garanzia giovani nasce per riattivare soggetti in stato di relativa "passività o difficoltà", rafforzandone il senso di fiducia non solo in loro stessi, ma anche nei confronti delle istituzioni pubbliche.

In questo articolo ci proponiamo comunque di sviluppare alcuni primi spunti, con uno sguardo rivolto al futuro del programma, su un tema rimasto ancora sottotracia, vale a dire la capacità della Garanzia giovani di porsi come esperienza generativa o di consolidamento di pratiche di secondo welfare (Ferrera e Maino 2014).

La Garanzia giovani nasce infatti come un programma riconducibile principalmente alla sfera del "primo Welfare" o "welfare tradizionale" sia perché le risorse messe a disposizione a livello europeo e nazionale sono pubbliche, sia perché gli attori che partecipano al disegno e all’implementazione del programma tendono ad essere, seppur non esclusivamente, soggetti pubblici. Tale programma presenta però alcune caratteristiche che la rendono una strategia aperta anche allo sviluppo di interventi di secondo welfare. La Raccomandazione europea del 2013 prevede infatti l’attivazione di partnership pubblico-privato per il disegno e l’implementazione della Garanzia. Allo stesso modo, il programma italiano della Garanzia giovani individua tra le possibili "offerte" da proporre ai giovani utenti il rafforzamento del canale del servizio civile, che di norma prevede il coinvolgimento di soggetti del terzo settore, mettendo a disposizione risorse per la copertura di 5.504 nuovi posti nel 2015.

Ciò nonostante, al di là di alcuni tentativi di coinvolgimento formale dei soggetti privati, nel primo anno e mezzo di realizzazione della Garanzia giovani possiamo osservare come la "dimensione di secondo welfare" appaia ancora scarsamente sviluppata. All’interno di questa cornice, emergono però alcuni esempi che potrebbero segnalare una contro-tendenza rispetto alla limitata collaborazione tra attori pubblici e privati nella gestione e sviluppo di servizi rivolti all’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro o in percorsi formativi. A tal proposito, due iniziative da poco avviate sono degne di nota: "Crescere in digitale" e "Neetwork".


Alla ricerca di nuovi "digitalizzatori"

Il primo esempio è rappresentato da "Crescere in digitale", un progetto promosso dal Ministero del Lavoro in collaborazione UnionCamere e Google ltalia. L’obiettivo è permettere a 3.000 giovani di realizzare uno stage della durata di sei mesi presso un’azienda nel campo delle tecnologie dell’innovazione digitale. Il percorso previsto inizia dalla possibilità di iscriversi a un corso on line della durata di 50 ore, che si conclude con un test finale. Coloro i quali superano il test possono accedere a uno dei 120 laboratori di formazione specialistica e orientamento "in presenza" finalizzati all’inserimento dei partecipanti nelle imprese ospitanti i tirocini oppure verso l’auto-impiego.

Il progetto, che ha preso forma nel mese di marzo 2015 grazie a una convenzione tra il Ministero del Lavoro e Unioncamere, mira a far leva sulla formazione di futuri digitalizzatori non solo per accrescerne le opportunità occupazionali, ma per consentire alle aziende, anche con riferimento al settore manifatturiero, del turismo e dell’artigianato, di rafforzare la loro capacità competitive. All’inizio di ottobre le adesioni al percorso formativo on line erano pari a circa 31.500 persone, per 1.500 posti di tirocinio resi disponibili dalle aziende.

"Crescere in digitale" si sviluppa in seno alla strategia italiana della Garanzia giovani con l’intento di replicare alcune analoghe esperienze quali "Distretti sul web" e "Eccellenze in digitale ".
"Distretti sul web" viene realizzato nel 2013, grazie a un protocollo d’intesa per tra Google e Unioncamere, con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo economico, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di venti distretti italiani, promuovendo la conoscenza e la diffusione di tecnologie digitali utili all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese coinvolte, e offrendo borse di studio a laureandi e neolaureandi. Si trattava di una iniziativa limitata nel numero dei giovani coinvolti (solo 20), anche se foriera di ulteriori sviluppi.

Sempre nel 2013 veniva lanciato anche il progetto "Made in Italy – Eccellenze in digitale", arrivato quest’anno alla sua terza edizione. Anche in questo caso, l’iniziativa vede il diretto coinvolgimento di Google Italia e Unioncamere, con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo economico. Le borse messe a disposizione nel 2015 sono 128 e mirano a formare nuovi "evangelizzatori digitali" chiamati a supportare la realizzazione di attività promozionali on line, ad esempio nell’ambito e-commerce e nella definizione di una campagna di on line marketing.

Infine, parallelamente al lancio di "Crescere in digitale", nel marzo di quest’anno è stata inaugurata a Roma l’Officina dei nuovi lavori, promossa dalla Fondazione Mondo Digitale e Google Italia, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la Regione Lazio, Roma Capitale e con il patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. L’Officina mira a formare oltre 10.000 giovani, con precedenza ai Neet, attraverso l’erogazione di percorsi formativi della durata di 22 ore che verranno organizzati nei prossimi due anni. In particolare, sono proposti quattro laboratori dedicati rispettivamente all’utilizzo di strumenti tipici di un "Fab lab" (stampanti 3D, laser cut), alla realizzazione di video con animazioni 3D ed effetti visuali, allo sviluppo di giochi e alla scoperta di "tecnologie immersive" e "realtà aumentata".

I temi della digitalizzazione delle imprese, della formazione di nuove competenze e dell’integrazione di nuove leve nel mercato del lavoro italiano sono dunque elementi comuni a queste interessanti iniziative che tendono a rivolgersi sopratutto a un pubblico di giovani (già) intraprendenti, vale a dire desiderosi di acquisire i fondamenti di quello che potrebbe essere un loro futuro professionale (sempre che le esperienze formative poste in essere si traducano poi in concrete opportunità lavorative).


NEETwork: un progetto attento alle fasce più deboli

Il secondo esempio nasce invece da un’iniziativa lanciata dalla Fondazione Cariplo e denominata "Progetto NEETwork" (di cui vi abbiamo già raccontato qui e qui). Tale progetto mira a sostenere l’attivazione o riattivazione di giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato precocemente gli studi e che non sono riusciti a inserirsi efficacemente nel mercato del lavoro. L’obiettivo è fornire la possibilità di realizzare un tirocinio della durata di 4-6 mesi presso un ente no-profit a circa 1.000 persone residenti in Lombardia. "NEETwork" mostra alcuni elementi innovativi relativi al target, alla collaborazione tra attori privati e al monitoraggio e valutazione dei risultati conseguiti.

Innanzitutto, le azioni saranno rivolte a un gruppo specifico di persone, ovvero i più giovani tra i Neet maggiorenni, con un basso livello di istruzione (al massimo la licenza media) e nessuna o limitata esperienza lavorativa. L’intento è superare uno dei limiti della Garanzia giovani, ovvero quello di non prevedere interventi specifici a vantaggio delle categorie più deboli, che potrebbero essere anche quelle maggiormente sfiduciate o perlomeno disorientate.

Un altro punto di forza dell’iniziativa consiste nel coinvolgimento strutturato di una pluralità di enti: dalla Fondazione Cariplo, promotrice del progetto con un finanziamento di 1,6 milioni di euro, Adecco (e la sua fondazione) che gestirà le operazioni di matching assieme a Mestieri Lombardia, un’agenzia no-profit che si occuperà anche di fornire supporto alle organizzazioni del terzo settore aderenti, fino all’osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica di Milano, che curerà la supervisione scientifica del progetto.

Non da ultimo, il progetto presenta un’articolazione complessa, declinata lungo specifiche fasi d’intervento. Esso presta particolare attenzione alle attività di servizio ai possibili aderenti, ovvero i giovani Neet, che vanno "scovati" avvalendosi di una pluralità di canali quali campagne mirate su Facebook e l’utilizzo di database dei centri per l’impiego e della Fondazione Adecco. Successivamente le persone selezionate verranno seguite lungo il percorso formativo anche con il supporto di un psicologo, mentre gli enti del terzo settore coinvolti riceveranno assistenza amministrativa e un incentivo economico di 100 euro per ogni mese di stage attivato. La conclusione del tirocinio dovrebbe portare al rilascio di una "skill licence" che certifichi le competenze professionali acquisite e l’attivazione di ulteriori servizi di presa in carico previsti dalla Garanzia giovani. Il progetto sarà infine sottoposto a valutazione per verificare le ricadute in termini di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro e potenziamento delle loro skills.

La campagna di pre-adesione è stata avviata a fine luglio e verso la fine del mese settembre erano state recepite 336 richieste di partecipazione da parte delle organizzazioni del terzo settore e 662 offerte di tirocinio. Si tratta dunque di un’iniziativa che nelle sue premesse appare ben costruita e che, ci si augura, potrà ispirare lo sviluppo di altre esperienze, anche al di fuori del contesto lombardo.


Tra prospettive di secondo welfare e spinte alla privatizzazione

Sia "Crescere in digitale", sia il "NEETwork" rappresentano dunque due esempi di come un programma tipicamente, ma non esclusivamente, di primo welfare come la Garanzia giovani possa diventare catalizzatore anche di iniziative di secondo welfare. Dai risultati che otterranno queste due iniziative potranno essere tratte importanti lezioni in merito all’effettivo coinvolgimento di soggetti privati per l’esercizio di funzioni che continuano, per la loro delicatezza, a essere quasi sempre svolte (quando va bene) da soggetti pubblici.

L’innesto di esperienze di secondo welfare connesse all’implementazione della Garanzia giovani in Italia rimane comunque problematico sotto due profili.
Da un lato, si segnala l’ancora limitata attivazione di soggetti del terzo settore o, ad esempio, dei fondi interprofessionali in direzione di iniziative di inserimento formativo o lavorativo dei giovani Neets. Dall’altro, l’implementazione della Garanzia giovani conferma l’assenza in molte aree del nostro Paese di una piattaforma minima di servizi essenziali (e diritti connessi). Ciò complica l’innesto delle pur auspicabili esperienze di secondo welfare legate a tale programma che rischiano di svolgere (solo) una funzione sostituiva, ovvero di "rimpiazzo", a fronte di un sostanziale disimpegno da parte del pubblico.

Infine, una dinamica connessa, seppur analiticamente distinta e distinguibile, da quella relativa all’emergenza di pratiche di secondo welfare, concerne la "privatizzazione" (marketisation) dei servizi al lavoro sia nel loro complesso, sia con riferimento all’attuazione della Garanzia giovani. Con marketisation intendiamo la cessione a soggetti non pubblici di una serie di attività tradizionalmente svolte da istituzioni pubbliche, in regime di collaborazione o di aperta competizione. Si tratta dunque di attività che vengono svolte, seppur parzialmente, in sostituzione dell’attore pubblico e/o dietro l’elargizione di compensi anch’essi erogati con fondi pubblici. La privatizzazione dei servizi per l’impiego è un fenomeno diffuso in numerosi Paesi e non è questa la sede per approfondirne gli eventuali meriti e rischi connessi. Ciò che però possiamo notare è come le agenzie private del lavoro e gli enti di formazione abbiano trovato nella Garanzia giovani uno spazio crescente di "business" orientato all’inserimento lavorativo e/o formativo dei Neets, ovvero di una specifica "nuova" categoria destinataria di interventi pubblici. Tale spazio di business varia da territorio a territorio sia in funzione delle condizioni di mercato (e dunque del rischio d’impresa), sia di alcune condizioni istituzionali connesse ai processi di accreditamento dei servizi privati.

A proposito di quest’ultimo aspetto, la Garanzia giovani ha operato come un acceleratore di dinamiche già poste in essere nel nostro Paese, relative alla compartecipazione di soggetti privati all’erogazione di specifici servizi. Questo programma ha infatti contribuito a porre le basi del nuovo orientamento fatto proprio dal legislatore nazionale con l’adozione di uno degli ultimi decreti attuativi del Jobs Act (D.lgs 150/2015) relativo alle politiche attive e ai servizi per l’impiego. Tra le numerose novità di questo decreto ne segnaliamo due. La prima riguarda la possibilità di accreditamento da parte della nuova Agenzia per le politiche attive del lavoro (ANPAL) delle agenzie per il lavoro (non è chiaro se anche indipendentemente, ovvero in eventuale contrasto, dai regimi regionali di accreditamento che continuano a sussistere). La seconda concerne il ricorso allo strumento del cosiddetto "assegno di ricollocazione" che comporta, tra l’altro, la possibilità per il disoccupato di usufruire di una somma da spendere presso soggetti privati accreditati, in maniera in parte analoga a quanto già avviene in Lombardia con il modello della Dote unica lavoro.

In conclusione, parallelamente alla difficile realizzazione del programma Garanzia giovani secondo i canali più tradizionali, sembrano prendere corpo alcune limitate esperienze più tipicamente di secondo welfare, nonché una possibile accelerazione del processo di privatizzazione di fatto dei servizi per l’impiego, quando il nuovo sistema disegnato dal Jobs Act entrerà a regime. In tal senso, la Garanzia giovani si candida al ruolo di precursore (in parte anche "a sua insaputa") di nuove dinamiche nel panorama italiano delle politiche attive del lavoro.

 

Riferimenti

Ferrera M. e Maino F. (2014), Social innovation beyond the State. Italy’s Secondo welfare in a European perspective, Working Papers 2WEL, n. 2, 

Isfol (2015), L’attuazione della Garanzia giovani in Italia, report settimanale, 8 ottobre 2015.


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