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Numerosi tentativi di riforma del welfare italiano hanno prodotto finora risultati limitati, anche per la forte influenza che la storia pregressa continua a esercitare. Come spiega Chiara Saraceno in uno dei suoi lavori più recenti: “un sistema di welfare che si costituisce in un certo modo, dà origine a determinate istituzioni, riconosce determinati interessi […] segna in qualche modo anche i percorsi di cambiamento più probabili e quelli viceversa più difficili, che richiederebbero una ridefinizione radicale degli interessi in gioco”. Allo stesso tempo, è indubbio come si registrino segnali di cambiamento, in particolare sul fronte di un crescente mix tra soggetti pubblici e privati, sia in fase di definizione delle strategie sia di sviluppo dei progetti di welfare. In tali innovativi contesti, è indubbio che le fondazioni di origine bancaria, spesso in alcuno contesti locali, stiamo giocando un ruolo di crescente importanza.

Storicamente, nel nostro Paese le prime fondazioni che si occuparono di welfare furono di origine aziendale (Olivetti nel 1961, Agnelli nel 1966) e tuttora operano in questo settore. Per quanto riguarda invece le fondazioni bancarie, esse costituiscono, come spiega Ferrera, "l’unico attore che possiede la massa critica adeguata per promuovere un salto di qualità, in termini sia finanziari sia organizzativi, […] della tradizione mutualistico-cooperativa italiana e del terzo settore […]; non è detto che lo vogliano, lo sappiano e soprattutto lo riescano a fare, anche a causa di resistenze e ostacoli esogeni; ma il potenziale c’è, e sarebbe un peccato non sfruttarlo in pieno”.

Le fondazioni di origine bancaria sono soggetti privati non profit che sostengono progetti di sviluppo e di utilità sociale: a livello nazionale, nel 2014 operano 88 fondazioni di origine bancarie, associate nell’ACRI. Nel complesso, le erogazioni si suddividono principalmente – e quasi in parti uguali – tra tre settori: cultura e arte, istruzione e ricerca, socio assistenziale e volontariato. 


Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT

A Torino hanno sede due tra le maggiori fondazioni, rispettivamente seconda e terza per ammontare delle erogazioni, dopo la Fondazione Cariplo: la Compagnia di San Paolo, che ha un robusto piano di incentivo a progetti di welfare, cui nel 2013 ha destinato oltre 47 milioni (pari al 38,2% del proprio budget annuale); la Fondazione CRT che ha erogato quasi 9 milioni, pari al 22,3% del suo bilancio annuale.

Guardando al quadro generale dei soggetti che finanziano le politiche sociali nel contesto torinese, si osserva nel periodo compreso tra il 2009 e il 2012, le risorse siano complessivamente diminuite del 22,6%, con tagli rilevanti specie da parte dello Stato (-67,4%) e della Regione (-31,1%); l’unico dato in controtendenza riguarda proprio gli investimenti della Compagnia di San Paolo (+56%); al tempo stesso, è evidente come questi (pari a 47,4 milioni nel 2013) non possano che minimamente compensare il generale calo di risorse.


Figura 1: Erogazioni delle fondazioni bancarie nel 2013, per settori

Fonte: Fondazione CRT, Compagnia di San Paolo, ACRI 

 

Figura 2: Spese per le politiche sociali 2009-2012 in milioni di euro; totale spese correnti e in conto capitale
Fonte: elaborazione dell’autore 


Nel corso degli anni si registra una forte crescita delle erogazioni della Compagnia di San Paolo dirette al settore socio assistenziale, spaziando da progetti di sostegno economico a famiglie deboli, al contrasto dell’abbandono scolastico, dall’integrazione dei diversamente abili a cohousing e condomini solidali. Diversi progetti sono supportati operativamente dall’Ufficio Pio della Compagnia, che conta 270 tra volontari e operatori; sostiene, ad esempio, sostenendo in particolare percorsi di formazione professionale (per quasi 200 persone), di prevenzione della dispersione scolastica (progetti Provaci ancora Sam e Percorsi, che coinvolgono ogni anno circa un migliaio tra adulti e ragazzi), di aiuto agli homeless (progetto Senza dimora), per reinserire ex detenuti (progetto Logos), di consulenza e supporto a persone vulnerabili e destrutturate (ad esempio il progetto Trapezio). Quest’ultimo, come spiega uno dei responsabili dell’Ufficio Pio supera la logica della beneficenza, intercettando persone che si confrontano con una difficoltà economica legata a un evento spiazzante capitato nella loro vita, che ha messo in discussione un equilibrio preesistente; punta a sostenere queste persone nel riprogettare la loro vita, dando loro le risorse per farlo”.

Esempi concreti di secondo welfare sviluppati dalle fondazioni torinesi

Tenendo conto del fatto che una recente indagine della Camera di commercio sui consumi dei torinesi rivela che circa il 40% degli anziani riesce con fatica a sostenere le spese mediche e farmaceutiche e che le fasce sociali più “fragili” spesso vi rinunciano, l’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo ha stipulato una convenzione con Farmaonlus (per favorire le famiglie povere nell’acquisto di medicinali, specie quelli non rimborsati dal servizio sanitario pubblico) e ha promosso il progetto Accoglienza Orientamento Sostegno, con cui ogni anno oltre 3.000 famiglie in condizioni di povertà persistente vengono indirizzate verso percorsi di autonomia. Commenta in proposito uno dei responsabili del progetto: “La povertà c’è sempre stata, però eravamo abituati a gestirla in tempi più lunghi: il passaggio da vulnerabilità a povertà conclamata oggi avviene in tempi molto più veloci. Esauriti i risparmi, gli ammortizzatori sociali, tutto quello che c’è, si fa in fretta a scendere. Oggi la domanda che s’è fatta più pressante, quotidiana, costante – portata da persone che hanno sempre lavorato – è quella del lavoro. Poi l’altra grande questione certamente è il disagio abitativo, che si sta diffondendo in aree della popolazione che non lo manifestavano”.

Sul fronte di queste due emergenze – lavoro e casa – si può citare, ad esempio, il progetto Reciproca solidarietà e lavoro accessorio, curato da Comune di Torino, Compagnia di Inps, Inail e associazioni del terzo settore: a persone disoccupate vengono proposti lavori socialmente utili presso enti non profit, superando la logica passiva del sussidio. In campo abitativo, la compagnia di San Paolo ha uno specifico programma di housing sociale che, negli ultimi anni, ha ad esempio favorito lo sviluppo del progetto A casa di zia Gessi, che ha permesso la creazione di una trentina di alloggi per anziani e madri sole con figli minori.

La Fondazione CRT nel 2013 ha stanziato 8,9 milioni, per progetti di sostegno alla residenzialità degli anziani, alla prevenzione sanitaria, alla qualità della vita delle persone disabili, all’occupazione giovanile. Ad esempio, Iniziativa lavoro punta a favorire giovani in cerca di primo impiego, persone in condizioni di disagio lavorativo e chi intende rientrare al lavoro dopo periodi senza ricerca attiva; il progetto Open to all comprende diversi interventi finalizzati all’inclusione – anche occupazionale – mettendo in rete le persone con disabilità, soprattutto in circuiti internazionali in grado di favorire lo scambio di competenze e risorse. Sul fronte abitativo la Fondazione CRT ha sostenuto la nascita dell’ “Albergo sociale”, realtà sorta all’estrema periferia nord di Torino, che ospita studenti, giovani coppie, famiglie monogenitoriali e in difficoltà economica.


Figura 3: Milioni erogati dalle fondazioni di origine bancaria torinesi, per settori

Fonti: Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT

 

Riferimenti:

Davico L. (2014), Il tessuto sociale, in Centro Einaudi, Semi di fiducia 

Ferrera M. (2013), Secondo welfare: perché? Una introduzione

Saraceno C. (2013), Il welfare. Modelli e dilemmi della cittadinanza sociale, il Mulino, Bologna


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