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Dieci anni fa, con il fallimento della Lemahn Brothers, abbiamo assistito al collasso del sistema finanziario, a cui è seguita una severa fase di austerità. Anche se dieci anni possono sembrare pochi, sono stati abbastanza per mettere in ginocchio i sistemi pubblici e far sì che si affermasse un’instabilità politica che troppo spazio ha lasciato a chi propone soluzione drastiche. La crisi non è ancora finita. E per dirla con le parole del premio nobel Joseph Stiglitz, per superarla serve un’economia al servizio di tutti.

Non tutti sono rimasti ad aspettare una risposta politica ad un problema economico. In tanti si sono chiesti quale fosse la chiave per far evolvere il sistema economico in uno schema al servizio di molti. E, partendo dalla filantropia per arrivare alla finanza, il minimo comun denominatore è stato la parola “impatto”. È l’impatto (misurabile) sociale ed economico come obiettivo delle azioni imprenditoriali e finanziarie che sembra poter dettare, ad oggi, la strada per un cambio di paradigma.

Un cambio che sta avvenendo alquanto rapidamente, se guardiamo ai numeri. Secondo il GIIN – Global Impact Investing Network – gli investimenti ad impatto sociale sono un flusso in continua crescita. Secondo l’ultimo rapporto 2018, nel 2017, sono stati investiti 35 miliardi rispetto ai 22 del 2016.

Oltre all’aspetto meramente numerico, è importante guardare al movimento che si è creato intorno agli investimenti ad impatto, un movimento che accomuna 21 Paesi dei 5 continenti che vedono in nell’impact investing uno strumento decisivo per far affermare una nuova economia. Sarà questo l’obiettivo del Summit del Global Steering Group for Impact Investment che si terrà a Nuova Delhi l’8 e 9 ottobre: dimostrare che l’impact investing non è solo una nuova assett class che si vuole affermare, ma un paradigma alternativo che si fa spazio. Durante le giornate di lavoro indiane, verrà presentato il reportThe Invisible heart of market, 4 anni dopo”, frutto di una ricerca a cura di Michelle Giddens, che ha visto collaborare tutti i Paesi parte del gruppo con lo scopo di arrivare a un sommario di quelle che sono le sfide e i risultati globali e nazionali da raggiungere e già raggiunti.

Inoltre, sarà varato in questi giorni un importante strumento impact, primo nel suo genere: un Education Outcome Fund da 1 miliardo di dollari per avviare azioni di contrasto alle povertà educative in India e che servirà ad attivare strumenti di payment by result in questo settore. Si tratta di uno strumento che ha l’obiettivo di accelerare notevolmente il mercato impact indiano e che si presta ad essere replicato su scala regionale altrove. In pipeline è, infatti, anche un Outcome Fund per l’educazione africano.

Le sfide da affrontare sono ancora moltissime. Solo per citarne alcune: il legame tra impatto e rendimento finanziario, il ruolo della tecnologia nella misurazione di impatto, come innovare i sistemi pubblici per creare ecosistemi consoni allo sviluppo del mercato impact. Proprio per questo, ampio spazio nelle giornate di Nuova Delhi sarà dedicato alla discussione sotto forma di Expert Roundtable: ve ne saranno oltre 50 in 2 giorni.

Come National Advisory Board (NAB) italiano saremo in prima linea nell’elaborazione di nuove impact policies, con una delegazione guidata dalla presidente di Human Foundation e di Social Impact Agenda per l’Italia (SIA), Giovanna Melandri, insieme a Mario Calderini, presidente del Comitato Scientifico di SIA e a Elena Casolari, presidente esecutivo di Fondo Opes.

Melandri, a nome dei NAB europei, sarà la portavoce di una proposta di intervento altamente innovativa e contemporanea: il primo social impact bond su scala europea dedicato all’inclusione socio-lavorativa dei rifugiati. A dimostrazione che la leva impact resta anche uno dei pochi antidoti concreti al populismo montante su scala globale, nonché un insostituibile strumento attuativo degli Obiettivi di Sostenibilità individuati dalle Nazioni Unite. Non a caso, sarà Al Gore, ex vicepresidente statunitense e rappresentante del movimento mondiale ambientalista, ad aprire i lavori indiani, ospite d’eccezione fortemente voluto a Nuova Delhi da sir Ronald Cohen, presidente del Global Steering Group, in cerca per il movimento impact del definitivo salto di qualità.