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Luca Cigna è autore del Working Paper Welfare bilaterale e territori: la bilateralità artigiana prima e dopo la crisi Covid-19. In questo articolo ci racconta alcuni degli elementi più rilevanti del suo lavoro di ricerca.



La crisi pandemica da Covid-19 ha messo a dura prova la bilateralità artigiana. Nel corso di pochi mesi, gli enti territoriali del comparto si sono trovati a gestire decine di migliaia di domande e trasferire assegni per centinaia di milioni di euro ai lavoratori del settore. Nonostante le iniziali difficoltà organizzative e la portata dell’emergenza (la crisi Covid-19 ha richiesto il più grande sforzo al sistema di cassa integrazione dalla sua nascita), la bilateralità artigiana ha resistito alla tempesta, rispondendo prontamente ai bisogni dei lavoratori e a disponendo prestazioni aggiuntive per necessità di tipo familiare, sociale e sanitario. Il Working Paper “Welfare bilaterale e territori: la bilateralità artigiana prima e dopo la crisi Covid-19”, sviluppato da Secondo Welfare in collaborazione con Mefop Spa, traccia le risposte degli enti nel corso della prima ondata del Covid-19, mettendone in luce la capacità di adattamento e le strategie adottate di fronte a problemi emergenti. Le evidenze discusse sono state raccolte tramite 15 interviste semi-strutturate somministrate con i responsabili di altrettanti enti regionali.

Un consistente aumento delle iscrizioni agli Enti regionali

Con la riconfigurazione del sistema della bilateralità nel corso dell’ultimo decennio, gli enti artigiani hanno delegato alcune tra le principali funzioni di sostegno al reddito a un fondo centralizzato, il Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato (FSBA). Tuttavia, le organizzazioni territoriali rimangono responsabili per l’amministrazione e l’erogazione degli assegni equivalenti alla cassa integrazione ordinaria. Per poter attingere alle risorse del Fondo nazionale, le imprese devono risultare iscritte e in regola con il pagamento dei contributi agli enti. Nella prima fase della crisi, migliaia di imprese non ancora iscritte hanno quindi presentato di richiesta di adesione agli enti al fine di ricevere i trasferimenti. Se da un lato si è registrato un incremento leggero delle adesioni per gli organismi con una tradizione più consolidata, per alcuni enti – principalmente nel Centro e Sud del Paese – il numero di imprese e lavoratori iscritti è aumentato sostanzialmente (in alcuni casi addirittura triplicato) nel giro di poche settimane. È il caso dell’ente campano, le cui iscrizioni sono cresciute da 2.000 a 7.000 imprese tra il 2019 e il 2020; lo stesso vale per gli enti di Abruzzo (da 1.700 a 5.000), Sicilia (da 3.000 a 10.000) e Lazio (da 3.500 a 9.300).


Figura 1. Iscrizioni delle imprese per ente regionale (valori assoluti) nel 2010, alla fine del 2019 e nel 2020 (ove disponibile).
Fonte: Welfare bilaterale e territori: la bilateralità artigiana prima e dopo la crisi Covid-19

 

 

L’impegno degli Enti regionali: FSBA e San.Arti., ma non solo

Insieme alle misure previste da FSBA e il fondo sanitario San.Arti., cinque enti bilaterali hanno adottato prestazioni aggiuntive di livello territoriale: Bolzano, Lombardia, Piemonte, Sicilia e Veneto. Si tratta principalmente di rimborsi per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale (4 casi); bonus per la sanificazione degli ambienti aziendali (3 casi); trasferimenti per i trattamenti sanitari (2 casi). Grazie alla collaborazione dei fondi socio-sanitari territoriali dedicati, alcuni enti hanno previsto anche l’estensione dei rimborsi per i trattamenti sanitari ai familiari positivi nel caso di ricovero ospedaliero o isolamento (Lombardia) o un’indennità per i lavoratori che contraggono il Covid-19 (Veneto, Bolzano). L’ente veneto ha adottato un contributo per aiutare le famiglie a sostenere i costi della didattica a distanza, mentre l’ente piemontese ha deciso di integrare il congedo parentale straordinario fino all’80% del reddito. La velocità e capacità di reazione di questi enti dimostra l’alto livello di resilienza della bilateralità artigiana, in grado di far fronte efficacemente ai bisogni del comparto e del territorio.


La valutazione degli Enti sulle proprie capacità di reazione di fronte al Covid-19

Come illustrato nel working paper, i responsabili dei 15 enti che hanno partecipato alla ricerca avevano l’opportunità di esprimere la propria valutazione sulla qualità dell’offerta del sistema bilaterale artigiano e sugli interventi in risposta alla crisi Covid-19. La maggior parte degli intervistati ha ritenuto “adeguata” o “molto adeguata” l’offerta di prestazioni di livello nazionale in caso di sospensione. In una scala da 1 a 10, il punteggio è stato addirittura massimo per 5 responsabili, mentre 6 hanno assegnato un punteggio tra 7 e 9. Secondo alcuni intervistati, il welfare artigiano avrebbe dimostrato una certa “dinamicità”, reagendo prontamente alla crisi pandemica e mostrando un’efficienza anche al di sopra delle aspettative. I responsabili si sono detti soddisfatti delle risposte degli enti territoriali: “come regionali ci darei 22 su 10: abbiamo gestito una partita veramente complessa, nonostante alcuni enti fossero più organizzati di altri”. Al tempo stesso, gli intervistati hanno riconosciuto la relativa carenza di prestazioni a livello territoriale, specialmente in ambiti come quello sanitario e di sostegno al reddito. Per questo motivo, alcuni hanno evidenziato la necessità di introdurre nuove prestazioni “su misura – tipo sartoria” al fine di evitare sovrapposizioni con i fondi e limitare la dispersione di risorse.

La gestione di un numero ingente di domande in un breve periodo di tempo ha rappresentato una sfida significativa per le strutture regionali, specialmente nel caso delle organizzazioni più piccole e con meno personale. Inoltre, visti i ritardi nel trasferimento delle risorse dal livello nazionale, alcuni enti sono stati costretti ad anticipare fondi locali per erogare gli assegni nel minor tempo possibile. Pur richiedendo uno sforzo importante alla bilateralità artigiana, alcuni tra gli intervistati hanno comunque identificato nella crisi Covid-19 un’opportunità per avvicinare nuove imprese e lavoratori: “dobbiamo essere pronti a offrire una gamma di servizi che convinca le imprese a restare con noi […]; conterà molto la velocità nel dare risposte e la continuità negli anni per consolidare il sistema”. Quasi tutti i responsabili (13 risposte su 15) hanno indicato che la crisi Covid-19 motiverà una riconfigurazione del pacchetto di prestazioni, sia in termini di generosità delle misure esistenti che di ampliamento del ventaglio di interventi. Secondo molti intervistati, per loro natura gli enti bilaterali dovranno rimanere attenti ai cambiamenti di contesto e ai bisogni dell’utenza.

 

 

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