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La partecipazione estensiva a videoconferenze sta producendo una nuova fatica professionale (Bennett et al. 2021; Bailenson et al. 2021). Una fatica dalle molteplici componenti: certamente di carico cognitivo, complice la successione di sessioni online di accumulo, e una fatica che ha per componente anche un coinvolgimento relazionale debolissimo e l’esposizione ripetuta a attività noiose e passivizzanti. Abbiamo quindi immaginato un promemoria per gestire l’avvio di incontri online.

Gli spunti proposti non sono sempre applicabili tutti insieme, per mancanza di tempo, per numerosità di partecipanti, o per inciampi tecnici che possono intervenire. C’è però un’idea che li collega e il rende modulari o intercambiabili in relazione alle esigenze e alle condizioni operative. Come in presenza, le persone che partecipano ad un incontro online per trovarsi a loro agio hanno l’esigenza di venire accolte e facilitate nell’inserirsi in un gruppo di lavoro temporaneo, rompere il ghiaccio per entrare in contatto, interagire socialmente e operativamente. Quelli elencate di seguito sono microsoluzioni per facilitare l’avvio di sessioni di lavoro online, che hanno molti punti di contatto con quanto accade(va) nelle situazioni in cui ci si incontra(va) di persona. Riguardano tre momenti chiave dell’accoglienza (Barrilà e Maino, 2020): la fase di preparazione, la fase immediatamente precedente l’inizio di un incontro online e la fase iniziale della sessione in videoconferenza.

Quanto segue è costruito avendo in mente le funzionalità di Zoom, ma può essere adattato alle caratteristiche di altre piattaforme di videoconferenza che, come abbiamo osservato questi mesi, si rincorrono nell’introdurre soluzioni per facilitare interazioni e collaborazioni online.

Quasi ci siamo: quel che c’è da fare per predisporre le condizioni di lavoro

Inviare il link per accedere

Un incontro online comincia prima dell’inizio dell’incontro. Di solito all’iscrizione corrisponde l’invio automatico di una mail promemoria con il link per partecipare. Di frequente però la mail si perde nella posta ricevuta, passano i giorni e – se non si fa un re-inoltro calendarizzato – si deve trafficare per recuperala. Per questo è facilitante inviare una mail il giorno prima o qualche ora prima se l’incontro si tiene nel pomeriggio, con le indicazioni per accedere al webinar. Si tratta di una normale mail di servizio, che funziona da promemoria, ricorda l’appuntamento e – nel caso di Zoom – utile per riproporre l’aggiornamento del client così da avere tutti settaggi in ordine e poter partecipare senza difficoltà tecnologiche. Questa mail non solo fornisce il link di accesso, suggerisce di aggiornare il software, ma può anche ricordare brevemente le attività previste e offrire materiali da consultare, indicare il link allo spazio Drive condiviso o alla lavagna collaborativa virtuale di Miro (o di Mural, Padlet, Stormboard, Whimsical o altro) su cui si lavorerà (e dove si possono già trovare anticipazioni sull’incontro in calendario).

Assicurarsi che la sala d’attesa sia in ordine

Un secondo elemento che fa sì che l’apertura di un incontro online inizi prima che vi sia il contatto visivo e vocale, riguarda l’allestimento della sala di attesa. Per molte persone è rassicurante fare un accesso di prova allo spazio di lavoro online. C’è chi fa una prova non appena riceve il messaggio di avvenuta di iscrizione, c’è chi prova quando ha un momento di tempo, c’è chi si affaccia quando riceve il promemoria di cui si è detto al punto precedente. É possibile che l’account indicato per quella specifica call venga utilizzato anche per altri incontri, per questo è bene curare l’allestimento generale della sala di attesa e poi aggiornare l’allestimento in vista dello specifico evento. Così, chi si affaccia con molto anticipo (ad esempio mentre è in corso un altro incontro) è rassicurato che tutto funzioni, chi invece si affaccia in prossimità dell’avvio dell’incontro trova le indicazioni puntuali sull’orario di apertura dell’incontro al quale intende prendere parte. La sala di attesa di Zoom consente alcune personalizzazioni che contribuiscono ad anticipare il benvenuto e ad orientare chi si presenta in anticipo.

Sistemarsi

Prima di aprire, quando si è ancora soli o quando si fissando gli ultimi accordi di conduzione dell’incontro in avvio, conviene fare un rapido check su come si appare in video: la luce è quella giusta? I capelli sono in ordine? L’abbigliamento è quello adatto al tenore dell’incontro? Lo sfondo alle spalle (reale o virtuale che sia) dice di noi quello che vogliamo comunicare (mai come nei particolari il mezzo è il messaggio) e che vogliamo intenzionalmente comunicare alle persone convenute che di lì a poco guarderemo in volto e che ci scruteranno dai loro schermi. In video si vede molto e ciascuno/a di noi si espone molto (e l’attenzione non si concentra solo sui volti e sulla porzione di abbigliamento che è visibile, ma anche sui dettagli dell’ambiente intorno a noi che vengono inquadrati). L’acqua è a portata di mano? Penna, fogli, smartphone… Ok, possiamo aprire!

Aprire un po’ prima (ci sono due possibilità)

Quando aprire? Nell’istante in cui è previsto l’avvio dell’incontro cioè in perfetto orario? Ecco questa non è la nostra prima scelta. Tendiamo invece ad utilizzare due strategie, la prima più intenzionale, la seconda più estemporanea. Vediamole.

  • Di solito per gli incontri programmati prevediamo un avvio dell’incontro anticipato di quindici minuti con la seguente formula: “incontro inizia alle 09:30 (accoglienza e supporto tecnico dalle 09:15) e termina dalle 12:30”. Questa formula consente sia di ribadire l’orario di avvio effettivo, sia di offrire (ed è quello che ci interessa) un tempo di espansione e di accoglienza. Chi parteciperà all’incontro online sa che può arrivare prima, collegarsi, fare le necessarie prove per avere tutti i settaggi in ordine così da partecipare con tranquillità. La scelta di una apertura anticipata (tutte le volte che si può) per noi è un’ottima soluzione, dà il tempo per accogliere via via, di offrire un aiuto tecnico se serve, di creare in esordio il clima collaborativo giusto, di iniziare per tempo (sapendo che online ogni minuto è prezioso) proprio perché è stato riservato uno spazio a chi desidera arrivare prima, sistemarsi e riceve eventualmente supporto.
  • Una seconda soluzione a sua volta efficace è quella di aprire in ogni caso una decina di minuti prima e mettersi a disposizione, accogliere e salutare, anche senza aver previsto e comunicato un’apertura di accoglienza tecnica anticipata.


Ultimi check prima di avviare la sessione di lavoro

Gli accordi di co-conduzione

Poco prima di aprire il collegamento, se – come spesso accade – la conduzione dell’incontro in video conferenza viene curata da due o più persone, è opportuno fissare (o confermare) gli accordi di co-conduzione. Ciò consentirà di prendere e di passarsi la parola più agevolmente nell’accogliere chi via via entrerà nella call ed anche di gestire le fasi di avvio in modo coordinato: chi conduce in voce avrà il compito di guidare le fase di accoglienza e chi conduce in chat di rilanciare o anche anticipare gli inviti e le informazioni che verranno comunicate. La co-conduzione può prevedere anche una alternanza di voci che non solo si rivolgono alle persone che entrano nello spazio della videoconferenza, ma che dialogando fra loro, in modo spontaneo e operativo, contribuiscono a creare quella sensazione di informalità e di collaborazione che dà un tono caldo e colloquiale al lavoro in avvio.

Host e co-host (organizzatore e co-organizzatore)

Non tutti i software per le videoconferenze prevedono la funzione di co-organizzatore. Quando previsto (ed è il caso di Zoom ad esempio) l’attribuzione del ruolo di co-host (tradotto in italiano con co-organizzatore) da parte dell’organizzatore (la persona titolare dell’incontro) è un passaggio fondamentale. Attribuire la funzione di co-organizzatore significa estendere le possibilità di collaborare nel facilitare l’incontro. L’esempio più immediato è la possibilità di ammettere alla sessione di lavoro le persone invitate all’incontro. L’estensione della prerogativa di co-organizzatore fa sì che più persone, insieme all’organizzatore, collaborino nell’assicurare la cura delle fasi di accoglienza e di avvio delle sessioni di lavoro online.

Tutti i link a portata di mano

Prima di aprire conviene ricapitolare tutti i link che serviranno in conduzione e prepararli a portata di mano, sulla lavagna collaborativa digitale di Miro che servirà per facilitare la conduzione o in un memo dal quale attingere via via. Aiuta anche aprire le pagine che dovranno essere mostrate nel proprio browser così poter passare fluidamente in modalità condivisione e avere già disponibili siti e materiali che si intende mostrare.

Se si è in ritardo…

Succede di essere in ritardo. Qualcosa è andato storto, qualcosa è sfuggito all’agenda e va preparato al volo. Un inghippo tecnico, una connessione lenta o che non tiene. Niente di male, succede. Una possibilità è quella di inviare i messaggi in sala di attesa per comunicare alle persone che si affacciano che si è in procinto di aprire e che verranno ammesse alla sessione di lavoro in brevissimo tempo. Anche la possibilità di inviare un messaggio direttamente in sala d’attesa rientra tra le possibilità di stabilire un primo – minimale – contatto di benvenuto con le persone che hanno dato la loro disponibilità a partecipare ad un incontro che abbiamo organizzato.

Siamo pronti: apriamo!

Salutare dando il benvenuto e chiamando per nome

Salutare. Salutare è la chiave dell’accoglienza accogliente. Il riconoscimento personale, il saluto che dà il benvenuto sono aspetti chiave nel costruire un clima collaborativo iniziale. Ed è un passaggio fondamentale per invitare le persone ad agire e interagire, per coinvolgerle, farle sentire coinvolte nel processo di costruzione di una attività di condivisione e costruzione di conoscenze, la cui riuscita dipende anche – e in buona misura – dall’apporto, solo apparentemente, passivo di chi vi partecipa. Il chiamare per nome consente anche di suggerire o richiedere di rinominarsi cambiando il nome nelle finestre in cui compaiono le persone che prendono parte all’incontro, così da determinare una partecipazione che faccia incontrare persone presenti con il loro nome, con l’effetto di sentirsi in una comunità transitoria di persone ingaggiate (di contro si ha l’effetto delle videocamere spente e di sigle, iniziali, nomi scombinati che restituiscono la situazione di un insieme piuttosto casuale di persone). Infatti trovarsi in un gruppo dove ciascuno è presente con il proprio nome e – se le condizioni lo richiedono – con il nome della propria organizzazione restituisce la sensazione di un ingaggio e crediamo riduca la fatica proprio per l’effetto di coinvolgimento e di senso di far parte di un gruppo di lavoro (Andrew et al. 2021).

Presentarsi (e presentare le persone che co-conducono)

Ci sono più modi a disposizione di chi conduce per per presentarsi: augurando il buongiorno e esplicitando a voce il proprio nome e il proprio ruolo, modificando il proprio nome sotto la propria immagine, affiliazione o ruolo nello spazio rinomina o anche inserire uno sfondo che riprende logo e colori dell’evento o della propria organizzazione e riporta nome e ruolo. Si tratta di modalità che non si escludono che vengono promosse in sinergia e potenziate dalla presentazione reciproca che chi co-conduce fa del co-partner.

Basta una domanda, o un piccolo compito…

Attenzione, non siamo ancora nella fase di apertura della attività. Siamo in una fase precedente. Online le persone – come nella realtà – possono arrivare appoggiare la borsa e, in attesa di iniziare, fare altro: tradotto si collegano, mettono in muto e tolgono il video, in attesa che si incominci. Ma, come nella vita reale possono sostare nello spazio di lavoro e non dire nulla, osservare, attendere, rimanere silenziose, vigili. Questo atteggiamento, via via che il gruppo si va formando può creare qualche imbarazzo (non necessariamente a tutti). Per spezzare questa attesa sospesa, dopo il saluto basta un piccolo compito, come la proposta di sistemare il proprio nome: “se volete potete completare il nostro nome, magari aggiungendo l’organizzazione…”, oppure una domanda sulla città in cui ci si trova, o cosa si vede dalla finestra… Domande non impegnative: non siamo ancora al momento di rompere il ghiaccio per lavorare insieme. Siamo in una fase di transizione tra l’arrivo e l’inizio collettivo delle attività, in un tempo di passaggio, in un momento di accoglienza.

Offrire/chiedere supporto tecnico

Un altro modo per accogliere e spezzare quel leggero disagio di trovarsi nello stesso spazio virtuale, di non conoscersi e di non sapere bene cosa dire, può essere l’offerta di supporto tecnico. Così chi ha qualche difficoltà può ricevere aiuto, altri possono guardare quello che succede e un po’ rendersi conto delle modalità interattive, e anche chi non ha osato dichiarare le proprie difficoltà può beneficiare delle indicazioni. Per attivare la collaborazione minimale di avvicinamento si può utilizzare anche la variante di chiedere aiuto: “c’è qualcuno/a esperto/a che sa come si fa a cambiare lo sfondo?”. Questa o un’altra domanda facile, attiva l’offerta di collaborazione e subito si avverte un rilassamento. Ecco succede qualcosa… “Mi sembrano persone alla mano… Ok, nessuno se la tira e le modalità sono informali… Meno male che non sono l’unico/a un po’ impacciato…”

Intervenire per sbrogliare piccoli inghippi

Nelle fasi di avvio offrire supporto per risolvere contribuisce a far percepire l’atteggiamento di disponibilità accogliente volto stabilire il tono dell’incontro. Chiedere se servono supporti o spiegazioni tecniche, offrirsi di aiutare chi sta incontrando difficoltà è un modo per sciogliere i normali imbarazzi delle fasi di avvio. Un soluzione facilitante è quella di dividersi i compiti tra le persone che conducono, così che una persona assicuri l’accoglienza e chi co-conduce si prenda in carico situazioni di difficoltà. Una soluzione che ci capita di adottare è quella chiamare al telefono la persona in difficoltà per guidarla nel tentativo di trovare la soluzione alla difficoltà tecnica. Per questo le persone che conducono inseriscono nel nome che compare a video il loro telefono o lo pubblicano in chat così da rendersi raggiungibili e poter intervenire offrendo supporto tecnico.

Aprire stanze accessibili

Qualche volta, nelle aperture che prevedono una fase di accoglienza più lunga, può essere utile aprire alcune stanze secondarie. Segnalare l’accessibilità a spazi separati serve a consentire alle persone di spostarsi temporaneamente in luoghi dove poter conversare senza disturbare la sessione plenaria. E via via che le persone entrano nella videoconferenza è necessario ricordare l’opportunità di poter attendere l’avvio dei lavori conversando con persone conosciute. Per essere utilizzata, tale opportunità richiede una certa dimestichezza con l’uso dei software e anche l’idea che online è possibile creare condizioni relazionali meno fisse e rigide di quanto a volte non si pensi. Inoltre segnalare che sono state approntate stanze separate, trasmette l’idea che la sessioni online sia stata pensata e allestita per offrire condizioni di incontro facilitanti e accoglienti. Questa informazione diventa parte del corredo delle attenzioni che contribuiscono a costruire un clima accoglienza rilassato e informale. L’utilizzo delle stanze separate per gestire l’accoglienza è diffuso in occasione di incontri online di formazione che prevedono la registrazione dei partecipanti: una volta entrati nello spazio comune lo staff che organizza il momento formativo sposta le persone in stanze divise per gruppi in ordine alfabetico per i necessari controlli di accreditamento all’evento. Al termine della procedura le persone vengono riammesse nella sessione di lavoro principale.

Promuovere prove tecniche

Un modo garbato e non particolarmente dissonante per rompere il ghiaccio con chi via via entra in una videoconferenza consiste nel promuovere qualche prova tecnica. Le funzionalità dei software di videoconferenza si somigliano molto. E, mese dopo mese, ci siamo fatti più esperti/e nel destreggiarci con le funzionalità offerte. Eppure succede di entrare in un incontro che si tiene su una piattaforma che non siamo soliti frequentare o che siano state rese disponibili nuove funzionalità che estendono le possibilità operative della piattaforma sulla quale si tiene l’incontro. Ecco allora che proporre qualche piccola prova tecnica, illustrare una funzionalità che potrà essere utilizzata durante l’incontro, ripassare i fondamentali per attivare e disattivare il microfono, introdurre le nuove emoticons o le reazioni disponibili, diventa un diversivo utile per allentare il leggero impaccio che precede l’avvio di un incontro. Mostrare le funzionalità della chat, anticipare che al termine dell’incontro sarà possibile scaricare tutti gli appunti che verranno presi collettivamente è un modo per creare le condizioni per un incontro produttivo e piacevole. Si tratta di accortezze mettono a proprio agio le persone che partecipano e le fanno sentire accolte.

Possibilità più che divieti

In alcuni casi conviene ricordare le regole di partecipazione, ad esempio a volte conviene segnalare che è opportuno silenziare il proprio microfono per evitare che i rumori presenti nell’ambiente fisico di ciascun partecipante possano entrare nella videoconferenza e recare disturbo. Ma non è sempre così, nei mesi le persone hanno imparato ad entrare silenziando il loro microfono (quando le modalità di partecipazione non prevedono già di default l’ingresso con il microfono silenziato per evitare di dover richiamare o di dover intervenire). Altre “regole” possono venire introdotte in forma di possibilità: si possono invitare le persone a provare la chat, per familiarizzare con lo strumento, dare un saluto e prepararsi a commentare o porre domande (è un modo garbato per invitare ad essere attivi), ad usare le scorciatoie per chiedere parola o intervenire. Provare, prendere confidenza con la tecnologia è un modo per richiamare indirettamente le regole di interazione e di collaborazione che contribuiscono a rendere fluidi e produttivi gli incontri online.

Riepilogare i tempi

Un altro modo, semplice e operativo, per marcare l’accoglienza, creare un clima rilassato e per segnalare che, dalla fase di ricevimento iniziale, si sta per passare alle fasi di lavoro, è quello di riepilogare i tempi di lavoro, indicando che il momento di accoglienza e di supporto tecnico durerà ancora alcuni minuti o piuttosto annunciare che il tempo dell’accoglienza, il momento dedicato al ricevimento delle persone che sono attese all’incontro online, volge al termine, serve a evidenziare la fase in cui le persone convenute si trovano: “Stiamo usando questi primi minuti per accogliere via via le persone che stanno entrando, lasciamo ancora pochi minuti, poi iniziamo…” è una espressione che delimita il tempo di apertura e lo sottolinea, socializzando l’intenzione di governare i tempi da parte di chi ha la responsabilità di condurre. Si dà modo di arrivare, ma si tutela anche il tempo di chi è giunto in orario proprio iniziando secondo gli orari stabili.

Esplicitare quello che succede e che succederà

Pronti, via! Se si è aperto l’incontro con il quarto d’ora di accoglienza, quando scocca l’ora di inizio conviene fare due cose.

  • Primo, segnalare che si sta per iniziare in orario, e che le persone che arriveranno successivamente verranno agganciate all’evento (la co-conduzione è essenziale per assicurare il supporto all’accoglienza di chi entra in ritardo).
  • Secondo, segnalata l’intenzione di iniziare in orario, chiedere la pazienza di attendere ancora pochi minuti – tre, cinque – per dare modo a tutte le persone che si sono iscritte all’incontro e hanno manifestato l’intenzione di partecipare, di arrivare; in questo modo si concorda simbolicamente una piccola estensione del tempo di attesa e contemporaneamente si segnala un coinvolgimento attivo nella definizione delle modalità di lavoro.

Piccola nota sui rituali di accoglienza

“Si tende a credere che diventare abili significhi trovare il modo giusto per eseguire un compito, l’unico modo giusto, come se esistesse una corrispondenza biunivoca tra mezzi e fini. Un percorso evolutivo completo comporta invece di imparare ad affrontare il medesimo problema da molti lati diversi. Un repertorio completo di tecniche consente di padroneggiare problemi complessi; molto raramente un unico metodo corretto serve a tutti gli scopi.” (Sennett 2012, p. 221)

Il promemoria presentato nei precedenti paragrafi è denso di tante cose da fare in un tempo (relativamente) breve. Naturalmente non va inteso come un insieme di passaggi da seguire necessariamente tutti, ma piuttosto come una serie di spunti da giocarsi nelle aperture delle attività online che abbiamo l’occasione di facilitare, che – nella varietà – sono accomunate da una fase iniziale che ha un impatto consistente sullo svolgimento e sulla riuscita delle sessioni online. In questi quindici mesi di pandemia abbiamo notato che le aperture (e gli andamenti) di sessioni di lavoro online hanno un impatto nel rendere preoccupazioni e fatiche, che ciascuno individualmente affronta, un’esperienza sociale più sostenibile e nel costruire un senso di comunità che dura nel tempo o che dura per il tempo dell’incontro (Derreth e Lee 2021).

Se, infatti, immaginiamo di aprire un incontro quindici minuti prima dell’inizio previsto e di non andare oltre i cinque minuti accademici, il tempo dell’accoglienza diventa di circa 20 minuti. Venti minuti di attesa, che possono essere utilizzati per contribuire a creare condizioni favorevoli di interazione costruttiva. Ci sembra di osservare che molte persone trovano utile e rassicurante affacciarsi prima per potersi organizzare, essere certe che tutto funzioni, ambientarsi, guardarsi in giro, entrare in contatto con altre persone che parteciperanno all’attività. Spesso si avverte un desiderio di incontro e di relazione, una positiva curiosità per gli altri che con piccole accortezze può determinare una atmosfera di fiducia, favorevole al lavoro collegiale. Il tempo dell’apertura è un tempo di configurazione operativa e simbolica di quello che accadrà. Tempo che può essere usato per sciogliere il ghiaccio e provare a costruire un clima operativo caldo e rilassato.

I rituali di accoglienza hanno un impatto sulle dimensioni emotive che influenzano la collaborazione e l’apprendimento (Rowell 2021) e aiutano a costruire una comunità di persone in grado di interagire costruttivamente per realizzare compiti di interesse comune.

Si tratta di un insieme di tecniche attivate per costruire una comunità di collaborazione transitoria, che duri (almeno) il tempo dell’incontro, sia accogliente e produttiva, arricchente per chi vi partecipa e la fa (de Certeau 1978). Le emozioni, nel lavorare insieme, contano. Anche le emozioni che ci accompagnano, ci guidano, o ci paralizzano, quando entriamo in un nuovo contesto di azione, che non conosciamo; quando ci troviamo nelle condizioni di dover interagire con altre persone, quando non ci sentiamo pienamente a nostro agio, e non sappiamo esattamente cosa succederà. Essere aiutati a entrare in contatto e ad affidarsi alle attività e alle interazioni troviamo sia utile e facilitante. L’obiettivo è di fare un uso inclusivo delle tecnologie, attraverso le diverse micro soluzioni che sono attivabili, mettendo in campo le pratiche creative che i contesti digitali consentono. La dimensione rituale dell’accoglienza manifesta le sue funzioni:

  • favorire il passaggio da fuori a dentro uno spazio di interazione che si vuole collaborativo,
  • produrre il riconoscimento dei soggetti convenuti ponendoli in grado di auto-identificarsi come soggetti capaci di portare contributi e di attivare competenze,
  • marcare e far riconoscere le dimensione dell’azione (produzione, apprendimento, co-costruzione, revisione) del supporto reciproco (riconoscimento, interazione, espressione, dialogo) che verranno attivate (Sennett, 2012).

A cosa non abbiamo accennato in questo post…

In questo articolo abbiamo riservato l’attenzione alla gamma di modalità per aprire un incontro restando nello spazio online determinato dalla piattaforma per gestire la videoconferenza. Le modalità per accogliere si arricchiscono di spunti se consideriamo che insieme all’applicazione per condurre la videoconferenza vi sono piattaforme collaborative per lavorare insieme a distanza (lavagne digitali quali Miro, Jamboard, Mural, Stormboard, Padlet, ecc). Se l’accoglienza viene assicurata facendo interagire il software per la videoconferenza e quello per le attività collaborative, le possibilità si fanno ancora più ampie, vengono messi in gioco supporti facilitanti e modalità specifiche che in questo contributo non abbiamo preso in considerazione.


Riferimenti

  • Andrew A. Bennett, Emily D. Campion, Kathleen R. Keeler, Sheila K. Keener (2021), “Videoconference Fatigue? Exploring Changes in Fatigue after Videoconference Meetings During COVID-19”, Journal of Applied Psychology, April 19, 2021.
  • Jeremy N. Bailenson, Nonverbal Overload: A Theoretical Argument for the Causes of Zoom Fatigue, Technology, Mind, and Behavior , Volume 2, Issue 1, February 23, 2021.
  • Iwan Barankay I., (2021), Zoom Meetings Are Here to Stay: Can We Beat the Fatigue?, Knowledge @Wharton, April 6, 2021.
  • Barrilà L. e Maino G., Come preparare, proporre, promuovere e post-produrre un webinar, Percorsi di Secondo Welfare, 18 marzo 2020.
  • Judee K. Burgoon, Joseph A. Bonito, Artemio Ramirez, Jr., Norah E. Dunbar, Karadeen Kam, Jenna Fischer (2002), Testing the Interactivity Principle: Effects of Mediation, Propinquity, and Verbal and Nonverbal Modalities in Interpersonal Interaction, Journal of Communication, Volume 52, Issue 3, September 2002, Pages 657–677.
  • Michel de Certeau (1978), Qu’est-ce qu’un séminaire?, Esprit. Comprendre le monde qui vient, Novembre/Decembre, 1978, pp. 176-181.
  • Tyler Derreth, Krystal Lee (2021), Teaching and the Art of Letting Go, Hybrid Pedagogy, April 22, 2021.
  • Lainie Rowell L. (2021), Three SEL (Social and Emotional Learning) Practices Teachers Can Use Every Day, Edutopia, April 22, 2021.
  • Richard Sennett (2012), Insieme. Rituali, piaceri, politiche della collaborazione, Feltrinelli.

Questo contributo è parte del Focus tematico Collaborare e partecipare, che presenta idee e coordinate per riflettere sui temi della collaborazione e della partecipazione, propone dispositivi e ambienti per facilitare cooperazione e coinvolgimento e illustra applicazioni ed esperienze concretamente realizzate. Curato da Pares il focus offre a policy maker, community maker, agenti di sviluppo, imprenditori, attivisti e consulenti uno spazio di confronto, di condivisione di strumenti, di apprendimento a partire dalle esperienze. Qui sono consultabili tutti i contenuti del Focus.

Foto di copertina: Arch. Giangi Motta, 2021