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Primo Welfare

Con il termine “primo welfare” ci riferiamo al sistema tradizionale di protezione sociale organizzato e gestito dallo Stato tra fine Ottocento e inizio Novecento per rispondere a rischi e bisogni sociali dei cittadini. Per questo esso è spesso indicato anche come “Welfare State” o “Stato Sociale”

Il primo welfare include una serie di politiche pubbliche e programmi “essenziali” – come pensioni, assistenza sanitaria, tutele contro la disoccupazione, istruzione, politiche per la famiglia, politiche abitative, etc. – che intendono garantire il benessere dei cittadini attraverso la redistribuzione delle risorse e la fornitura di servizi.

Il primo welfare rappresenta quindi la base del sistema di protezione sociale. Su di esso si innestano le evoluzioni e le integrazioni del secondo welfare, che coinvolge attori non-pubblici (Terzo Settore, aziende, corpi intermedi…) per rispondere ai rischi e bisogni in una logica sussidiaria e integrativa rispetto alle politiche pubbliche tradizionali.

Di seguito i nostri articoli in cui approfondiamo dinamiche e esperienze realizzate nel perimetro del primo welfare.

“Realizzare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico, in grado di contribuire alla creazione di occupazione, in quantità e qualità, alla crescita sociale ed economica e alla riduzione permanente del tasso di disoccupazione”. Presentiamo reazioni, opinioni e suggerimenti apparsi nei giorni scorsi riguardo alla nuova riforma del mercato del lavoro.
Il convegno “Il nuovo apprendistato e la sfida dell’occupazione giovanile”, tenutosi presso l'Università di Milano il 2 marzo 2012, ha posto al centro dell’attenzione la recente approvazione del Testo Unico sull'Apprendistato, ex d.lgs. 167/2011 del 14 settembre 2011, contribuendo a chiarirne i contenuti espliciti e le sue possibili implicazioni. Tale occasione ha anche costituito l'ultimo appuntamento del Master universitario di secondo livello in “Diritto del Lavoro e Relazioni Industriali”, edizione 2011, organizzato dal Dipartimento di Studi del Lavoro e del Welfare con il supporto dell'Inpdap/Inps, che ha messo a disposizione venti borse di studio per la sua frequenza.
Il 27 febbraio, lo Spi Cgil (Sindacato pensionati italiani) ha pubblicato un’analisi dei bilanci di previsione di 7.537 comuni italiani. I dati parlano del 2011 come dell’annus horribilis delle politiche sociali in Italia, con la drastica riduzione dei fondi nazionali, scesi del 63%.
Un recente studio dell’OCSE dal titolo “How’s Life?” – elaborato nell’ambito dell’iniziativa “Better Life”, in occasione del 50esimo anniversario dell’istituzione – mette in luce i fattori che più influenzano oggi il benessere degli individui. Tra gli indicatori più interessanti, in particolare per il caso italiano, si conferma il tema dell’equilibrio tra vita e lavoro, che condiziona in modo decisivo la possibilità degli individui di raggiungere livelli elevati di benessere. L’OCSE sottolinea alcuni aspetti critici del caso italiano, ed in particolare la circostanza che il 49% delle madri di figli che frequentano la scuola ha un lavoro retribuito, contro il 66% della media OCSE. Questo è chiaramente un segno delle difficoltà di conciliazione incontrate dalle donne italiane che hanno dei figli.
Le donne in Italia nascono pari, ma crescono dispari. E’ così che esordisce Cristina Molinari, presidente del comitato Pari o Dispare, all’apertura del convegno “Questione femminile, questione Italia”, tenutosi a Roma lo scorso 26 gennaio. Un appuntamento importante per discutere di lavoro e parità effettiva tra uomini e donne, di opportunità e meritocrazia, giunto ormai al secondo anno.