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Primo Welfare

Con il termine “primo welfare” ci riferiamo al sistema tradizionale di protezione sociale organizzato e gestito dallo Stato tra fine Ottocento e inizio Novecento per rispondere a rischi e bisogni sociali dei cittadini. Per questo esso è spesso indicato anche come “Welfare State” o “Stato Sociale”

Il primo welfare include una serie di politiche pubbliche e programmi “essenziali” – come pensioni, assistenza sanitaria, tutele contro la disoccupazione, istruzione, politiche per la famiglia, politiche abitative, etc. – che intendono garantire il benessere dei cittadini attraverso la redistribuzione delle risorse e la fornitura di servizi.

Il primo welfare rappresenta quindi la base del sistema di protezione sociale. Su di esso si innestano le evoluzioni e le integrazioni del secondo welfare, che coinvolge attori non-pubblici (Terzo Settore, aziende, corpi intermedi…) per rispondere ai rischi e bisogni in una logica sussidiaria e integrativa rispetto alle politiche pubbliche tradizionali.

Di seguito i nostri articoli in cui approfondiamo dinamiche e esperienze realizzate nel perimetro del primo welfare.

Quando si passa da una fase di crescita ad una fase di recessione si effettuano delle azioni di ridimensionamento che rischiano di lasciare interi edifici, se non intere aree, in stato di abbandono, con pesanti ripercussioni in termini di equilibrio urbano e sociale. Ecco perché, dai governi nazionali ai singoli cittadini, crescono i movimenti per il recupero urbano.
Dal 2008 a oggi risultano oltre due milioni e mezzo i lavoratori in forte difficoltà occupazionale nel nostro Paese, ma la copertura dei nostri ammortizzatori sociali è fra le più basse in Europa. Come possiamo uscire da questa emergenza economica e sociale? Nell'immediato si potrebbero realizzare tante piccole cose concrete, ma per cambiare davvero serve una strategia che guardi lontano.
Il progetto Combating Poverty in Europe mira a comprendere come le istituzioni europee, nazionali e locali possano collaborare per dare vita a modalità integrate che favoriscano la co-produzione di misure di contrasto all’esclusione sociale e organizzino a livello sistemico la lotta alla povertà. Vi raccontiamo brevemente obiettivi e primi risultati raggiunti.
Italia Lavoro ha pubblicato il rapporto annuale “Famiglie e Lavoro”, che fornisce una fotografia della condizione occupazionale dei membri delle famiglie italiane concentrandosi sull’analisi di problematiche specifiche come le famiglie in difficoltà, il numero crescente di NEET, e la condizione dei giovani e dei cittadini stranieri.
Nell'annuale fotografia fornita dal Censis emergono tanti elementi critici, che indicano una società “sciapa e malcontenta”, apparentemente rassegnata alla mera sopravvivenza, ma anche alcuni fattori che danno speranza per il futuro. Come lo sviluppo di molteplici e variegate esperienze di secondo welfare.
Sono oltre 1 milione i minori che nel nostro Paese vivono in povertà assoluta. Tra il 2011 e il 2012 il loro numero è cresciuto di oltre il 30%, determinando uno scivolamento sempre più rapido dei più piccoli verso situazioni di forte disagio sociale. A documentarlo è “L’Italia SottoSopra”, il 4ª Atlante dell’Infanzia (a rischio) presentato il 10 dicembre da Save the Children Italia.
Il Comune di Milano ha istituito la giornata del “lavoro agile”, un’iniziativa finalizzata a verificare l’impatto dell’introduzione di modelli organizzativi flessibili su lavoratori, imprese e ambiente. Ma che cos’è il lavoro agile? Vi presentiamo questa innovativa tipologia che presenta molteplici benefìci ma che in Italia fatica a decollare.
Il timore di flussi migratori provenienti dall'Est Europa potrebbe portare Berlino a schierarsi sul fronte dei "protezionisti" guidati da Londra, che vuole limitare l'accesso ai servizi di welfare per alcuni cittadini comunitari, come bulgari e rumeni. Maurizio Ferrera continua la sua analisi sugli attacchi alla cittadinanza europea e i vari rischi che ne potrebbero derivare
Il reddito di cittadinanza o di base praticamente non esiste in nessun luogo del mondo. In tutti i Paesi anglosassoni e in quelli europei occidentali esistono però forme più o meno articolate e generose di reddito minimo garantito, assegnate in base a criteri differenti che variano da Nazione a Nazione. L'Italia, insieme alla Grecia, è l'unico Paese ad essere incredibilmente privo di questo fondamentale tassello del welfare che si pone l'obiettivo di evitare la "caduta libera" nella povertà e nell’esclusione sociale dei membri della comunità.