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Primo Welfare

Con il termine “primo welfare” ci riferiamo al sistema tradizionale di protezione sociale organizzato e gestito dallo Stato tra fine Ottocento e inizio Novecento per rispondere a rischi e bisogni sociali dei cittadini. Per questo esso è spesso indicato anche come “Welfare State” o “Stato Sociale”

Il primo welfare include una serie di politiche pubbliche e programmi “essenziali” – come pensioni, assistenza sanitaria, tutele contro la disoccupazione, istruzione, politiche per la famiglia, politiche abitative, etc. – che intendono garantire il benessere dei cittadini attraverso la redistribuzione delle risorse e la fornitura di servizi.

Il primo welfare rappresenta quindi la base del sistema di protezione sociale. Su di esso si innestano le evoluzioni e le integrazioni del secondo welfare, che coinvolge attori non-pubblici (Terzo Settore, aziende, corpi intermedi…) per rispondere ai rischi e bisogni in una logica sussidiaria e integrativa rispetto alle politiche pubbliche tradizionali.

Di seguito i nostri articoli in cui approfondiamo dinamiche e esperienze realizzate nel perimetro del primo welfare.

Il «Decreto Dignità» ha come bersaglio principale il lavoro a termine, considerato come fonte primaria di insicurezza per un grandissimo numero di giovani. Ma, secondo molti esperti, il lavoro a tempo indeterminato è destinato a giocare un ruolo sempre più ridotto nel mercato occupazionale di domani. Per questo, secondo Maurizio Ferrera, la sfida del nostro Paese è quella di ripartire dal welfare, rimettendo le politiche sociali in sintonia con l'economia e il mercato del lavoro dell'era post-industriale.
Nel Focus "Verso l'amministrazione collaborativa" presente nel numero 2/2018 di Welfare Oggi, Gianfranco Marocchi riflette del rapporto tra amministrazione pubblica e Terzo Settore nell'offerta di servizi sociali e delle due logiche attraverso cui si può concretizzare questo rapporto: la competizione e la collaborazione. Un tema complesso affrontato dal punto di vista giuridico e organizzativo con approfondimenti sul ruolo giocato dalla Riforma del Terzo Settore.
Considerando il rapido invecchiamento della popolazione, i costi crescenti delle tecnologie mediche e i vincoli di bilancio sorge oggi spontanea una domanda: per quanto potremo ancora permetterci una sanità universalistica a finanziamento pubblico? Secondo Maurizio Ferrera le strade da seguire per assicurare l'universalità del nostro Servizio Sanitario Nazionale sono due: selezionare le prestazione da erogare a tutti in base a criteri di costo-efficacia e definire le forme di compartecipazione alla spesa in base al reddito.
Secondo gli annunci del Governo, il reddito di cittadinanza dovrebbe prendere avvio con la Legge di Stabilità per il 2019, che si discuterà in autunno. Ad oggi, però, non sono ancora chiari quelli che sono gli obiettivi e le compatibilità finanziarie di tale strumento. Secondo Maurizio Ferrera il rischio è che, senza un progetto coerente, il reddito di cittadinanza sarà l'ennesimo fallimento del welfare all'italiana: trasferimenti a perdere, facili prede di interessi e pratiche clientelari.
Pietro Ichino, attraverso un editoriale pubblicato sulle pagine del Corriere della Sera, offre un'interessante analisi di quelle che sono le logiche alla base del cosiddetto "Decreto Dignità". Alla base del decreto-legge del Governo Conte, fortemente voluto dal Ministro Di Maio, c'è l'idea che la dignità del lavoro dipenda dalla sua stabilità ma, si domanda Ichino, questo assunto è vero incondizionatamente?
L'ultimo numero della rivista Welfare Oggi - edita da Maggioli - propone riflessioni e strumenti per favorire la collaborazione e la co-progettazione tra amministrazioni pubbliche e Terzo Settore. Tra i temi affrontati anche il ruolo dell'Europa nella promozione di politiche di contrasto alla povertà in Italia, le migrazioni, la riforma del Terzo Settore, le buone pratiche in materia di supporto alla disabilità, all'invecchiamento e alla non autosufficienza.
Riconoscere che quello del lavoro è soprattutto un bisogno fondamentale dell'uomo è decisivo tanto quanto la sua affermazione come diritto. E ciò per la semplice ragione che, come la storia insegna, i diritti purtroppo possono essere sospesi o addirittura negati; i bisogni, se fondamentali, no. I bisogni come reciprocità, fraternità, libertà, amore, non possono essere infatti rivendicati come diritti. Piuttosto, essi sono espressi come pre-requisiti di ogni ordine sociale. Ne riflette Paolo Venturi all'interno del blog Tempi Ibridi.
On June 21st of June the Employment, Social Policy, Health and Consumer Affairs (EPSCO) Council reached a general approach on the Work-Life Balance Directive, proposed more than one year ago by the European Commission. The proposal will be vote in July: it will be the time in which European citizens will see if it will be possible or not for the European Union to make a real step forward towards a more social Europe.