Primo Welfare

Durante il lockdown è stato possibile sperimentare, in modo massiccio, il lavoro agile. Il cosiddetto smart working implementato in questi mesi e già previsto dalla legge 81/2017, manca però di un requisito fondamentale che è la "volontarietà" della scelta. Tuttavia, nonostante le difficoltà, i rischi e le limitazioni, un'analisi successiva a questo periodo racconta che cambiare il modo di lavorare è desiderabile ma, soprattutto, possibile.
Quali effetti hanno prodotto il Coronavirus e il lockdown a livello europeo in materia di occupazione e work-life balance? Una recente survey condotta su 85.000 persone in tutta Europa per conto di Eurofound ci aiuta a comprendere quale reale impatto stia avendo la pandemia di Covid-19 sul benessere e sul lavoro dei cittadini europei in questi primi mesi. Ce ne parla Luca Oliva.
Secondo l'agenzia stampa Adnkronos, tra l'1 e il 2 luglio è iniziata alla Camera la discussione generale sull'assegno unico familiare e sul Family Act, cioè l'insieme di misure che dovrebbe accorpare gli interventi e i bonus già esistenti per il sostegno alla famiglia e alla genitorialità. Secondo la Ministra della Famiglia, Elena Bonetti, la misura sarà operativa dal prossimo anno.
Quale saranno le prospettive di sviluppo del secondo welfare dopo la pandemia di Covid-19? Che ruolo avranno i corpi intermedi rispetto al welfare e alle politiche di protezione sociale, sia a livello nazionale sia locale? Nel tentativo di approfondire queste tematiche, vi proponiamo questa video-intervista alla direttrice del nostro Laboratorio Franca Maino.
Per rendere la nostra società meno fragile nel post Covid-19 lo sviluppo economico dovrà essere compatibile con la tutela dell’ambiente, con la giustizia sociale e la riduzione delle disuguaglianze. E le ingenti risorse, nazionali ed europee, mobilitate per fronteggiare la crisi devono essere investite per creare un nuovo paradigma. È il messaggio dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile emerso durante il terzo e ultimo evento di ASviS Live.
La pandemia di Covid-19 ha messo a nudo enormi criticità del nostro sistema sanitario e socio-assistenziale. Proprio per questa ragione il tema della dimensione organizzativa e degli strumenti di management dei servizi sanitari appare di particolare rilievo per il prossimo futuro. Per approfondire questi aspetti abbiamo intervistato Maddalena Sorrentino, professoressa dell'Università degli Studi di Milano e Presidente del Corso di Laurea in Management Pubblico e della Sanità.
Negli ultimi anni i progressivi tagli alla sanità hanno ridotto l'efficacia del SSN sul fronte ospedaliero, distrettuale e della prevenzione. Ciò è stato reso ancora più evidente dalla pandemia di Covid-19. In questo contributo, Gianluca Budano e David Recchia di ACLI cercano di approfondire questo fenomeno prendendo in analisi alcuni indicatori sintetici riguardanti il nostro sistema sanitario.
È stata recentemente pubblicata la settima edizione del Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano curato da Itinerari Previdenziali. Come ogni anno, il documento offre una visione d'insieme del sistema pensionistico del nostro Paese, della spesa sostenuta per il welfare e delle previsioni per gli anni successivi. Quest'anno l'analisi è particolarmente interessante perché ci spinge anche a riflettere sullo stato del sistema di protezione sociale in relazione alla pandemia in corso.
L'indagine realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità, pur con alcuni limiti, aiuta a raccogliere dati omogenei sull’impatto e la gestione del Covid-19 nelle RSA. I dati confermano che le azioni manageriali e gestionali dei singoli possono compensare alcune mancanze nelle politiche di sistema, ma anche che l’assenza di coordinamento, programmazione e raccolta di evidenze solide continua a minare qualsiasi sforzo individuale.
L'attuale emergenza sanitaria rende evidente che uno degli aspetti su cui l’Italia deve fare passi avanti è l’innovazione tecnologica digitale per assicurare una migliore capacità di raccolta ed elaborazione dati, un utilizzo delle tecnologie a supporto degli operatori sanitari, un sostegno al benessere delle persone in tempi di distanziamento sociale.
Il virus è per sua natura "democratico": colpisce gli individui indipendentemente da fattori come reddito, provenienza o status. I suoi effetti però non lo sono altrettanto: i gruppi sociali sono infatti esposti in maniera diversa ai rischi socio-economici, diretti o indiretti, che il virus porta con sé. A essere penalizzati sono soprattutto i lavoratori autonomi, che nell'Italia colpita dalla pandemia sono oltre 5 milioni fra frelance, partite IVA e creativi.
Emergenze e disastri possono anche condurre a scatti di solidarietà collettiva durevole nel tempo, a salti di qualità nel modo in cui le comunità politiche si tengono insieme e organizzano la collaborazione sociale. È questo il pensiero espresso da Maurizio Ferrera, docente dell'Università di Milano e supervisore scientifico del nostro Laboratorio, in questo interessante articolo uscito all'interno del Corriere della Sera.
Esperienze internazionali di successo, insieme a linee guida e piattaforme sviluppate dall'Unione Europea, possono essere strumenti fondamentali per affrontare le sfide sempre più complesse a cui è e sarà sottoposto il Sistema Sanitario Nazionale. Raffaella De Felice ci offre alcuni spunti di riflessione sul ruolo dell'impact investing (anche) in questa situazione di emergenza.