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Primo Welfare

Con il termine “primo welfare” ci riferiamo al sistema tradizionale di protezione sociale organizzato e gestito dallo Stato tra fine Ottocento e inizio Novecento per rispondere a rischi e bisogni sociali dei cittadini. Per questo esso è spesso indicato anche come “Welfare State” o “Stato Sociale”

Il primo welfare include una serie di politiche pubbliche e programmi “essenziali” – come pensioni, assistenza sanitaria, tutele contro la disoccupazione, istruzione, politiche per la famiglia, politiche abitative, etc. – che intendono garantire il benessere dei cittadini attraverso la redistribuzione delle risorse e la fornitura di servizi.

Il primo welfare rappresenta quindi la base del sistema di protezione sociale. Su di esso si innestano le evoluzioni e le integrazioni del secondo welfare, che coinvolge attori non-pubblici (Terzo Settore, aziende, corpi intermedi…) per rispondere ai rischi e bisogni in una logica sussidiaria e integrativa rispetto alle politiche pubbliche tradizionali.

Di seguito i nostri articoli in cui approfondiamo dinamiche e esperienze realizzate nel perimetro del primo welfare.

Paolo Venturi ci propone alcuni spunti dal saggio scritto con Flaviano Zandonai, in cui viene proposto un approccio radicalmente diverso per generare cambiamento: riconoscere il desiderio come forza trasformativa.
Il Governo aveva previsto 70 milioni di euro per alimentare il fondo per le competenze digitali nel 2025. Poi li ha tagliati. L’operatività è garantita per quest’anno e il prossimo, ma quale sarà il futuro di questa importante partnership tra pubblico e privato sociale in un ambito in cui l’Italia è indietro?
Il prezzo del difficile equilibrio tra vita e lavoro in Italia è pagato soprattutto dalle donne. Gli uomini che si dedicano ai compiti di cura sono però in crescita: tra politiche insufficienti, buone pratiche e cambiamenti culturali, anche loro sono alla ricerca dell’unicorno della conciliazione.
Grazie all'innovazione sociale e alla governance partecipata sostenute dall'Unione Europea, l'economia sociale si sta consolidando come modello di sviluppo inclusivo, basato sulla collaborazione tra Pubblico e privato, per rispondere ai nuovi bisogni sociali. È quanto sostiene Maurizio Ferrera nel suo contributo per "Sussidiarietà e... welfare territoriale", il 18° Rapporto sulla sussidiarietà.
Oggi il cosiddetto social well-being è rilevato attraverso un’ampia gamma di misure, metriche e indici che, tuttavia, non riescono a cogliere a pieno la multidimensionalità di questo concetto. Per migliorarne la rilevazione, e la conoscenza, il progetto CITYBLE lancia una survey aperta a cittadini e cittadine per sapere cosa pensino del rapporto tra sostenibilità e benessere.
Si tratta di un'invenzione culturale che oggi ostacola varie forme di unione, amore e filiazione che vanno al di là del puro dato biologico, nonostante le trasformazioni radicali degli ultimi cinquant'anni. È quanto afferma Chiara Saraceno nel libro-intervista "La famiglia naturale non esiste".
Da alcuni anni il “mestiere di genitore” è diventato più complesso: le risorse temporali, economiche ed emotive necessarie sembrano sempre di più. Così come aspettative, stress e fatiche. E questo potrebbe avere conseguenze sulla scelta di fare altri figli.
Paolo Foschini sul Corriere della Sera approfondisce il tema del volontariato negli istituti penitenziari italiani, un pilastro indispensabile ma ancora poco riconosciuto.
Inquadrare e capire i problemi che riguardano gli adolescenti, aumentati durante e dopo la pandemia, è fondamentale per immaginare nuovi modi con cui i servizi culturali possono andare loro incontro, generando nuovi luoghi inclusivi.