Primo Welfare

Con il termine “primo welfare” ci riferiamo al sistema tradizionale di protezione sociale organizzato e gestito dallo Stato tra fine Ottocento e inizio Novecento per rispondere a rischi e bisogni sociali dei cittadini. Per questo esso è spesso indicato anche come “Welfare State” o “Stato Sociale”

Il primo welfare include una serie di politiche pubbliche e programmi “essenziali” – come pensioni, assistenza sanitaria, tutele contro la disoccupazione, istruzione, politiche per la famiglia, politiche abitative, etc. – che intendono garantire il benessere dei cittadini attraverso la redistribuzione delle risorse e la fornitura di servizi.

Il primo welfare rappresenta quindi la base del sistema di protezione sociale. Su di esso si innestano le evoluzioni e le integrazioni del secondo welfare, che coinvolge attori non-pubblici (Terzo Settore, aziende, corpi intermedi…) per rispondere ai rischi e bisogni in una logica sussidiaria e integrativa rispetto alle politiche pubbliche tradizionali.

Di seguito i nostri articoli in cui approfondiamo dinamiche e esperienze realizzate nel perimetro del primo welfare.

E per questo hanno dovuto chiedere aiuto a oltre 2.000 realtà assistenziali. Rispetto al 2024 si registra un aumento dell'8,4% e a preoccupare è l'incidenza dei minori, che sono quasi 150.000. A dirlo è il 12° Rapporto sulla povertà sanitaria di Banco Farmaceutico.
In Italia la speranza di vita alla nascita è cresciuta a 83,4 anni ma quella in buona salute scende a 58,1. In pratica si vive in media con malattie croniche o disabilità per i 25 anni finali della vita. Proprio per questo la Long Term Care rappresenta una sfida sempre più cruciale per la sostenibilità del nostro sistema di protezione sociale.
Dopo più di un anno e mezzo dalla scadenza del precedente Contratto Collettivo, le parti sociali hanno raggiunto un importante accordo. Oltre agli aumenti retributivi, il nuovo contratto prevede un incremento del welfare, che sale a 250 euro annui.
Una sentenza sul salario minimo riaccende il progetto di un’Europa più giusta: diritti comuni, tutele condivise e nuovi strumenti per affrontare le crisi insieme.
Un inserto di Libération presenta la crescita di questo settore, che conta oltre 2,6 milioni di lavoratori impiegati, raccontando esperienze concrete e riflettendo sul ruolo di risparmiatori e investitori nel sostenerlo. Un’iniziativa realizzata insieme a FAIR, organizzazione francese che promuove la finanza a impatto sociale.
Si chiude il progetto PRIN volto a capire come il digitale possa favorire percorsi di citizen science per contribuire al benessere sociale e alla sostenibilità urbana. In questi due anni ha mappata tante best practice e sperimentato metodologie e strumenti: resteranno come patrimonio per il mondo della ricerca che si occupa di questi temi.
Il 20 e 21 novembre Roma ospita la seconda edizione de “Il Fattore Economia Sociale”, evento promosso da INAPP, La Sapienza e Consorzio Idee in Rete. Due giornate di confronto tra realtà della ricerca, imprese, istituzioni e cittadini per esplorare i temi cruciali dell’economia sociale e tracciare nuove prospettive di sviluppo.
L’attuale proposta presentata dalla Commissione prevede una maggiore centralizzazione per la gestione dei fondi e, quindi, un ruolo marginale degli enti regionali. Con un modello simile a quello del PNRR. Quali sarebbero pro e contro in ambito sociale? Lo abbiamo chiesto ad alcuni esperti.
Lo confermano i dati Eurostat, che indicano come il nostro Paese sia settimo in UE per rischio povertà, che sempre più spesso interessa anche chi ha un'occupazione.
Una sentenza della Corte costituzionale obbliga l’amministrazione pubblica di Bruxelles a garantire modalità di accesso anche non digitali ai suoi servizi. Sportelli fisici, contatti telefonici o via posta sono infatti cruciali per includere le persone più fragili.
Antonio Monteleone ci propone alcune riflessioni su come il trasferimento di determinate attività o responsabilità possa essere un’opportunità per i sistemi sanitari. A condizione che questo avvenga a fronte di un’adeguata formazione e alla consapevolezza dei contesti operativi attuali.
Il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza spinge la politica ad occuparsi di Long Term Care. L’Italia è in grave ritardo nel riformare efficacemente il settore. È urgente passare da un welfare della compensazione a un welfare dell’investimento.