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Giovani

Nel 2013 il Consiglio Europeo, nell’ambito della Youth Employment Initiative (YEI), ha varato la cosiddetta “Youth Guarantee” per fronteggiare le difficoltà di inserimento lavorativo dei giovani nei Paesi UE garantendo opportunità educative, formative e occupazionali a chi avesse meno di 30 anni. Rinnovata e rafforzata nel 2020 per affrontare i problemi generati dalla pandemia di Covid-19, la misura continuerà anche per il prossimo settennato.

In contemporanea con l’avvio della misura europea, Secondo Welfare ha creato un focus tematico conl’obiettivo di monitorare lo sviluppo delle misure connesse al programma nazionale “Garanzia Giovani e alle sue molteplici declinazioni, nonché prestare attenzione a esperienze significative realizzate in altri Paesi dell’Unione.

Pur continuando a occuparsi delle misure direttamente legate all’iniziativa europea, oggi il focus si interessa in maniera più ampia di vari temi legati ai giovani. L’intento, in particolare, è di monitorare la loro situazione socio-economica nel contesto post-pandemico e le relative misure messe in atto a livello nazionale e locale per sostenerli. Come mostrano numerose ricerche, infatti, i giovani sono tra i soggetti più colpiti dagli effetti del Covid-19 e proprio per questo appare fondamentale riflettere sulle iniziative di primo e secondo welfare che li riguardano.

Il volume "NEET. Giovani che non studiano e non lavorano" di Alessandro Rosina, docente dell’Università Cattolica di Milano, vuole fornire ai non esperti del settore alcuni strumenti per approfondire il fenomeno dei NEET, che da qualche anno al centro delle riflessioni sulla condizione giovanile e sul mercato del lavoro italiano. Il testo si presenta come un’agile compendio del dibattito italiano sul tema e fornisce al lettore alcuni agevoli punti di accesso per approfondirne i diversi aspetti della questione.
Gli ultimi mesi dell’anno hanno rappresentato un’occasione per realizzare alcune iniziative, anche al fine di correggere il più possibile il tiro di Garanzia giovani, cercando di arginare le forti critiche che ne hanno accompagnato la realizzazione. Qualche settimana fa è stato presentato “Selfiemployment”, fondo rotativo nazionale per finanziare iniziative di auto-impiego e di auto-imprenditorialità per gli under-30 iscritti a Garanzia giovani. Ne discutono in questo articolo Andrea Bernardoni e Patrik Vesan.
A partire dalla seconda metà degli anni Novanta, l’apprendistato è stato posto al centro dell'attenzione di numerosi provvedimenti legislativi. Il recente decreto legislativo 81/2015 di riordino dei contratti di lavoro, quarto atto del Jobs Act entrato in vigore il 25 giugno scorso, costituisce l’ultima delle ripetute modifiche strutturali che hanno interessato tale istituto contrattuale. Ruggero Cefalo ripercorre brevemente le principali tappe del percorso di riforma dell'apprendistato per tracciare un quadro di quelle che oggi sono le sue principali caratteristiche.
Coop4job è il portale di Confcooperative attraverso cui l'associazione intende favorire l’incontro tra le cooperative che offrono lavoro e i giovani che cercano impiego. In poco tempo, sono stati circa 10.000 le persone entrate in contatto con il sito e con i servizi per l’impiego a esso collegati. Il portale si propone come la prima agenzia di lavoro non profit nata dal terzo settore, e può contare su una rete di oltre 60 sedi sul territorio nazionale accreditate a erogare servizi per l’occupazione.
Il bilancio sui numeri della Garanzia giovani restituisce attualmente un'immagine in chiaroscuro, dove per ora le ombre sembrano primeggiare. In particolare, si evidenzia la difficoltà del programma nello sviluppo di iniziative dedicate alle categorie più deboli e vulnerabili. Patrik Vesan offre alcuni primi spunti, con uno sguardo rivolto al futuro del programma, su un tema rimasto ancora sottotracia: la capacità della Garanzia giovani di porsi come esperienza generativa o di consolidamento di pratiche di secondo welfare.
Green Jobs mira ad accrescere l'occupabilità dei giovani con profili "green" diffondendo l'inserimento di competenze ambientali nelle imprese e nelle organizzazioni nonprofit. Sviluppato da Fondazione Cariplo in partnership con Assolombarda, Camera di Commercio e Confcommercio, il progetto andrà ad associare i profili di 150 candidati, giovani laureati con competenze o esperienze in ambito green, alle richieste delle aziende non profit. Presentazione venerdì 16 ottobre 2015 in Fondazione Cariplo.
Grazie alla possibilità di scegliere le regioni di destinazione, per la prima volta le migrazioni interne diventano parte di una politica attiva volta a favorire l’occupabilità dei giovani. I flussi migratori interni stanno infatti raggiungendo numeri significativi, ma rimane spazio per realizzare un salto di qualità con politiche attive di investimento nell’innovazione e nel capitale umano e di incontro tra domanda e offerta di lavoro.
La premessa è d’obbligo: guardare al mercato del lavoro italiano sperando che da un giorno all’altro arrivi una notizia-bomba è un errore da evitare. Occorre invece decrittare con pazienza i segnali che maturano, come la diminuzione del numero degli scoraggiati - coloro che neppure cercavano lavoro - per supportarne le strategie di ricerca di un’occupazione. Tra le quali, accanto a familiari e conoscenti, cresce l’importanza di web e social network.
Facendo leva anche sulle risorse messe a disposizione dalla Garanzia Giovani, il progetto NEETwork, promosso da Fondazione Cariplo in partnership con CGM-Mestieri Lombardia e Fondazione Adecco, intende coinvolgere attivamente le organizzazioni del terzo settore della Lombardia in uno sforzo collettivo per garantire nuove opportunità ai circa 260 mila Neet della regione.
A partire dall'idea della Garanzia come politica di investimento sociale, Patrik Vesan discute di due limiti che potrebbero comprometterne l’efficacia: il cosiddetto effetto di San Matteo, relativo alla classificazione dei NEETs, e la scarsa attenzione ai temi della qualità dei servizi e dell'eguaglianza delle opportunità offerte.
Dietro ai "tanti numeri" con cui è possibile raccontare la Garanzia Giovani si nasconde spesso una competizione fra narrative su cosa essa è e dovrebbe essere. Ed è proprio a questa competizione che Patrik Vesan si rivolge nell’approfondimento che segue, proponendo una (non la) possibile lettura della Garanzia giovani, ricorrendo all'artificio retorico della "metafora del pianista".
Il modello di flexsecurity del Jobs Act, basato su una maggiore flessibilità in uscita attraverso la riduzione delle tutele in caso di licenziamento e su una copertura quasi universale dei sostegni al reddito per chi ha perso il lavoro, rischia di fallire per l'insostenibilità del costo degli ammortizzatori sociali e per l'inefficienza dei centri per l'impiego. Le riflessioni di Roberto Cicciomessere.
Nel marzo 2014, il Consiglio dell'Unione europea adottava una raccomandazione che introduceva un “quadro di qualità per i tirocini”, possibile complemento della strategia della Garanzia Giovani. Poco si è detto infatti in merito alla qualità della domanda di lavoro per i giovani. Andiamo dunque a vedere quali standard di riferimento sono stati adottati e come questi interagiscono col contesto italiano.
"Preoccupiamoci" è un'indagine promossa da RENA, McKinsey e Trail Lab volta a raccogliere proposte, progetti e idee innovative per affrontare il problema della disoccupazione giovanile. Lo scopo è censire e mappare nuove pratiche (già avviate o da realizzare) che possono favorire l'occupazione dei giovani e l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro.
Nel luglio 2014 in Spagna ha preso avvio la Garantía Juvenil. Al contrario di ciò che è avvenuto in Italia, non è stata concepita come piano a sé stante ma verrà inclusa nel quadro più generale della Estrategia de Emprendimiento y Empleo Joven. Sebbene sia presto per tirare le somme sulla GJ, è lecito chiedersi se il piano sarà all’altezza di contrastare la difficile situazione del lavoro spagnolo.
In un recente rapporto, la Corte dei conti europea ha messo in luce alcuni rischi connessi al processo di attuazione della Garanzia giovani derivanti da lacune imputabili sia alla Commissione europea, sia agli Stati destinatari del programma. L'analisi dei giudici di Lussemburgo si concentra sulla valutazione realizzata dalla Commissione sui programmi di cinque Paesi membri.
A circa un anno dalla sua attivazione circa 450 mila giovani si sono iscritti alla Garanzia Giovani. Sinora la presa in carico ha tuttavia riguardato meno della metà dei registrati e solo in 10 mila hanno trovato effettivamente un posto di lavoro. Eppure se Matteo Renzi avesse consultato gli addetti ai lavori ben pochi avrebbero mostrato ottimismo.
Al contrario di quel che avviene in Italia la Youth Guarantee irlandese non costituisce un’innovazione strutturale, ma va a innestarsi su un sistema di politiche attive già consolidato, che mette in evidenza proprio quegli elementi portanti in mancanza dei quali la Garanzia italiana sembra vacillare. Il modello sviluppato in Irlanda può essere un esempio per il nostro Paese?
Europatriates nasce da una proposta di Peter Hartz che, date le difficoltà nell'assorbire l'offerta di lavoro da parte di molti Paesi, ipotizza di incentivare la mobilità dei giovani dai Paesi in crisi verso quelli capaci di offrire loro opportunità adeguate nel breve periodo, così da non sprecare capitale umano. Un progetto pilota forse marginale, che solleva però questioni tutt'altro che secondarie.
Un nuovo anno è iniziato e sul fronte dell'implementazione della Garanzia giovani continuano ad arrivare cattive notizie. La profezia del fallimento annunciato si sta dunque avverando. Almeno così sembra, anche se la situazione è in realtà più articolata. In particolare, il governo intende apportare alcuni correttivi in materia di profilazione e bonus occupazionali.