Secondo i nuovi dati contenuti nel Flash dell’Ufficio parlamentare di bilancio 1/2025 “L’attuazione del Livello essenziale delle prestazioni di assistenza sociale: un aggiornamento sul reclutamento degli assistenti sociali”, negli ultimi anni il numero di assistenti sociali impiegati nei servizi territoriali è aumentato del 39,7%, passando da 9.750 nel 2020 a 13.621 nel 2023. Tuttavia, per garantire il livello essenziale delle prestazioni (LEP) di un assistente ogni 5.000 abitanti, mancano ancora 1.126 professionisti in oltre il 40% degli ambiti territoriali sociali (ATS). Per conseguire l’obiettivo quali/quantitativo, fissato oltre il LEP, di un assistente sociale ogni 4.000 abitanti invece sarebbero necessarie 4.607 assunzioni o stabilizzazioni in 472 ATS. Ne avevamo parlato qui, spiegando come sia un problema complesso che non ha a che fare con la carenza di risorse.
Il divario tra Nord e Sud persiste: mentre le Regioni settentrionali hanno rafforzato la loro dotazione, il Centro e il Meridione continuano a registrare carenze significative, con una prevalenza di contratti non stabili in Campania, Calabria e Sicilia.
Barbara Rosina, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali, sottolinea che il problema non è solo numerico, ma riguarda anche la qualità del servizio: “Le persone hanno bisogno della continuità dei professionisti, di instaurare un rapporto di fiducia, avviare percorsi di cambiamento”. Le oltre 4.600 assunzioni o stabilizzazioni necessarie per raggiungere uno standard adeguato, spiega Rosina, sono un obiettivo ancora lontano, soprattutto nelle regioni meridionali.
Le difficoltà nelle assunzioni stabili derivano da meccanismi di finanziamento frammentati e rigidità normative che ostacolano la stabilizzazione del personale (come avevamo approfondito qui). Per superare queste criticità, sarebbe necessario integrare meglio i fondi disponibili e incentivare l’uso delle risorse nei territori più carenti.