Su SlowNews Alberto Puliafito fa il punto sulla gestione italiana dei finanziamenti della politica di coesione europea, un argomento alquanto spinoso visto che “se dici che si spendono male i soldi potrebbe seguirne un attacco alle amministrazioni locali e regionali. Se dici che i soldi si spendono lentamente potrebbe seguirne un attacco alle istituzioni nazionali o europee, a seconda dell’agenda di chi parla.”
I soldi ci sono, è fuori dubbio, ben 42,7 miliardi di euro nell’ambito della politica di coesione per il settennato 2021-2027, i quali salgono a un totale di poco più di 143 miliardi di euro se si sommano i fondi nazionali e i co-finanziamenti nazionali ai fondi europei.
Le domande dunque sono tre: queste risorse vengono spese? Come? E, soprattutto, vengono spese in tempo? Le tempistiche, infatti, sembrano essere il tallone d’Achille del nostro Paese, che dal 2007 nei diversi cicli non è mai riuscita ad allocare completamente le risorse, con questo settennato arrivato a metà che non si discosta dal trend.
L’Europa, però, concede proroghe ai sette anni, di due e anche tre anni, sperando di migliorare così il tasso di assorbimento dei Paesi (la percentuale di fondi che sono stati effettivamente spesi rispetto al totale dei fondi disponibili). Inoltre, vi è l’opzione della riprogrammazione dei fondi per cercare di migliorarne la gestione. Tutto questo basterà? Lo spiega, tenendo presente le casistiche degli anni passati, Alberto Pulifiato.
Questo articolo è parte di A Brave New Europe, progetto promosso da SlowNews con il supporto scientifico di Secondo Welfare che, unendo competenze giornalistiche e accademiche, vuole raccontare la Politica di coesione europea partendo dalle storie di persone, comunità e territori.