Promuovere la conoscenza e favorire il confronto pubblico sulla Riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, definita dalla Legge Delega 33/2023 e dal Decreto Attuativo 29/2024, per realizzare interventi attesi da un quarto di secolo.
È stato questo l’obiettivo dell’incontro “Dai principi alle persone: il futuro della non autosufficienza. Lombardia, a che punto siamo?“, che si è svolto giovedì 13 marzo presso la Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università degli Studi di Milano. Organizzato dal Laboratorio di ricerca e informazione Percorsi di secondo welfare e dal Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e il Politecnico di Milano, l’incontro ha coinvolto esperti, operatori e dirigenti pubblici per discutere l’impatto della Riforma dell’assistenza sul sistema lombardo.
È stata un’occasione per approfondire le sfide legate alla transizione dall’architettura normativa alle azioni concrete necessarie per migliorare la vita delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie. L’implementazione della riforma richiede infatti un approccio pragmatico e coerente con il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema regionale, che difatti sono stati i protagonisti di questo momento di confronto. Ve lo raccontiamo di seguito.
La Riforma della non autosufficienza in Italia: a che punto siamo?
L’evento si è aperto con i saluti istituzionali di Roberto Pedersini, Direttore del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche, a cui sono seguiti alcuni interventi che hanno fornito un quadro aggiornato sullo stato della Riforma.
Franca Maino, professoressa dell’Università degli Studi di Milano e direttrice scientifica di Percorsi di secondo welfare, ha esplorato l’evoluzione della riforma della non autosufficienza, concentrandosi sulla necessità di “tradurre i principi normativi in soluzioni concrete per la popolazione anziana”. L’obiettivo principale è costruire un sistema di assistenza più coordinato e integrato, superando la frammentazione attuale e coinvolgendo attori pubblici e privati in un approccio di care multidimensionale. Si tratta di comprendere come trasformare i principi della riforma in risposte concrete che mettano al centro le persone anziani per co-costruire un sistema di assistenza continuativa integrato e di qualità per una presa in carico globale e incentrata sull’unitarietà della risposta al bisogno, su durata e intensità adeguati e su un mix appropriato di prestazioni.
Dopo una prima fase avviata con il PNRR nel 2021, la riforma ha preso forma con la Legge Delega 33/2023, che ha introdotto un quadro normativo di riferimento per il settore. Tuttavia, l’approvazione del Decreto Attuativo 29/2024 ha evidenziato significative criticità e un disallineamento rispetto alla Legge Delega: alcune delle misure previste sono state modificate, mentre molte altre sono state rinviate a successivi decreti, lasciando il processo incompleto e rischiando di compromettere i progressi raggiunti.
Un ruolo chiave nel dibattito è svolto dal Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, un gruppo di 60 organizzazioni1 che rappresentano anziani, familiari, i pensionati, gli ordini professionali e i soggetti che offrono servizi. Questa rete ha infatti lavorato per superare la dispersione delle iniziative di riforma, promuovendo una visione unitaria e condivisa dell’assistenza a lungo termine. La genesi, lo sviluppo e l’esito del percorso sono stati inoltre riportati nel recente volume “Alla ricerca del futuro. La riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti”.
Secondo Maino, tra le sfide future emerge la necessità di una governance che faciliti l’integrazione tra l’ambito sociale e sanitario, l’attuazione di modelli assistenziali più adeguati ai bisogni reali e la definizione di standard di qualità per i servizi residenziali. Tuttavia, senza finanziamenti concreti e con molte decisioni rimandate, “il rischio è che la riforma rimanga incompleta e non sia in grado di rispondere pienamente alle esigenze di una popolazione sempre più anziana”.
Fabrizio Giunco, professore dell’Università degli Studi di Milano, si è invece soffermato sulla Valutazione Multidimensionale Unica (VMU) introdotta dalla Legge 33/2023, che mira a semplificare l’accesso ai servizi per la non autosufficienza. Pur riconoscendo il potenziale della riforma, ha evidenziato criticità nel Decreto Attuativo 29/2024, che potrebbero limitare l’accesso ai servizi, escludendo soggetti con bisogni rilevanti e minando l’autonomia delle Regioni. Giunco, ha infatti suggerito di “correggere il decreto, rivedendo le disposizioni problematiche perché solo attraverso una riforma coerente e ben strutturata è possibile garantire un modello di valutazione equo, accessibile e realmente funzionale per le persone più fragili e le loro famiglie”.
A concludere la prima sessione dell’evento è stato Costanzo Ranci, docente del Politecnico di Milano, che ha esaminato nel dettaglio la Prestazione Universale per anziani non autosufficienti. Si tratta di una misura che introduce un cambiamento rispetto all’Indennità di Accompagnamento: la Prestazione non distribuisce trasferimenti monetari, ma deve essere obbligatoriamente convertita in servizi di cura, forniti su base individuale oppure organizzata. Tuttavia, emergono importanti criticità. Ranci ha ricordato che la Prestazione Universale non sostituisce l’Indennità, ma la integra con una prestazione fissa di 850 euro mensili, e che “nonostante il nome, la Prestazione Universale non è realmente accessibile a tutti”, poiché è riservata a chi ha più di 80 anni, possiede un ISEE inferiore a 6mila euro ed è in una condizione di disabilità grave o gravissima, escludendo parte degli attuali beneficiari (circa il 15% dei beneficiari attuali dell’Indennità di Accompagnamento).
Secondo il professore del Politecnico, “senza un adeguato sostegno finanziario e una maggiore inclusività, il rischio è che questa sperimentazione rimanga un’iniziativa limitata e senza un’eredità concreta nel sistema di welfare italiano”. Inoltre, la misura attuale rappresenta una sperimentazione poco realistica. Se la Prestazione Universale venisse estesa a tutti gli anziani con disabilità grave o gravissima, il costo complessivo raggiungerebbe i 3 miliardi di euro all’anno, ovvero almeno 10 volte l’importo attuale. Ai 9,3 miliardi di euro già spesi annualmente per l’Indennità di Accompagnamento si dovrebbero aggiungere ulteriori risorse di pari entità qualora l’obiettivo fosse introdurre ed estendere una prestazione integrativa a tutti gli attuali beneficiari.
La tavola rotonda sul ruolo delle Regioni, tra cambiamento e attuazione
La tavola rotonda sulla riforma della non autosufficienza è stata un confronto importante, in cui ciascun esperto ha portato un punto di vista diverso sul ruolo delle Regioni nell’attuazione del cambiamento, evidenziando le opportunità e le criticità della riforma. Hanno partecipato Marta Battioni, Coordinatrice Welfare di Legacoop Lombardia, Giuseppe Bellelli, Direttore S.C. Geriatria della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori, Anna Meraviglia, Dipartimento Welfare di Comunità – Pari Opportunità di ANCI Lombardia, e Mario Possenti, Segretario generale della Federazione Alzheimer Italia.
A iniziare il dibattito è stata Marta Battioni che ha enfatizzato la necessità di un approccio integrato tra assistenza domiciliare, sanitaria e sociale, mettendo in luce la frammentazione dei servizi e la carenza di personale, con un invito a creare una vera propria “alleanza” tra i diversi attori pubblici e privati coinvolti. Secondo Battioni, è necessario un cambio di prospettiva culturale, che valorizzi il lavoro di cura e lo renda parte di un sistema organizzato e condiviso. Ha inoltre evidenziato le difficoltà di accesso ai servizi da parte delle famiglie, che spesso faticano a orientarsi tra le procedure burocratiche. L’alleanza tra pubblico e privato e un linguaggio più accessibile potrebbero facilitare il supporto alle persone non autosufficienti. Infine, ha suggerito che il modello cooperativo possa essere una risorsa chiave per costruire un welfare di prossimità che vada oltre il singolo bisogno assistenziale, integrando socialità e benessere.
A seguire Bellelli, ha sottolineato l’impatto dell’invecchiamento della popolazione, criticando l’approccio ospedalocentrico, sottolineando come il 45% dei decessi in Italia avvenga in ospedale, spesso senza una gestione adeguata delle fasi avanzate della malattia. Per affrontare la crescente complessità dei bisogni degli anziani, ha proposto di adottare strumenti di stratificazione del rischio geriatrico, che permettano di prendere decisioni basate sulla prognosi complessiva e non solo sulla singola malattia. Un altro punto cruciale è la necessità di un migliore raccordo tra servizi territoriali e ospedalieri, affinché gli interventi di assistenza domiciliare possano dialogare con i pronto soccorso e gli specialisti. Per Bellelli, la Regione dovrebbe investire in standard assistenziali più adeguati, modelli innovativi e un approccio multidimensionale già a partire dall’ospedale, creando percorsi di continuità con i servizi territoriali.
Anna Meraviglia, ha invece evidenziato l’importanza di una programmazione unitaria dei servizi, con particolare attenzione all’integrazione fra sociale e sanitario. La programmazione dei Piani di Zona si sta sviluppando parallelamente a quella dei poli territoriali delle ASST, offrendo un’opportunità per una vera integrazione dei servizi. Un punto chiave riguarda i Punti Unici di Accesso nelle Case della Comunità, che dovrebbero garantire percorsi chiari e accessibili per le persone non autosufficienti.
Infine, Possenti, ha evidenziato le difficoltà delle persone con demenza – che colpisce oltre 200 mila persone solo in Lombardia – nell’accesso alle cure, sostenendo la necessità un modello più flessibile e personalizzato, con servizi domiciliari adeguati e un maggiore coinvolgimento dei medici di base nella gestione delle demenze. L’attuale percorso di cura per le persone con demenza e le loro famiglie è un labirinto burocratico, con servizi difficili da attivare e una forte disomogeneità territoriale. Ha inoltre sottolineato la necessità di un supporto economico più strutturato per le famiglie e una semplificazione dell’accesso ai servizi.
Dagli interventi è chiaramente emersa l’importanza di avere un “doppio sguardo” rivolto sia agli anziani sia ai loro caregiver, la centralità della domiciliarità e del suo riassetto, la necessità di ripensare la residenzialità e la qualità delle cure nelle strutture, la centralità del lavoro sociale e del riconoscimento del ruolo degli assistenti familiari (anche grazie al riordino della indennità di accompagnamento) e, infine, la necessità di semplificare il sistema e l’accesso ai servizi facendo perno sulla valutazione nazionale unificata, sui PUA e sui PAI.
Scenari e prospettive della riforma della non autosufficienza
L’ultima parte dell’evento ha visto protagonisti Clara Sabatini, Dirigente dell’Unità Organizzativa Rete Territoriale di Regione Lombardia, e Cristiano Gori, professore dell’Università degli Studi di Trento e coordinatore – insieme a Eleonora Vanni e Franco Pesaresi – del Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza.
Sabatini ha illustrato i servizi per la non autosufficienza in Lombardia, mettendo in evidenza le difficoltà nel coordinare efficacemente le diverse tipologie di intervento e assistenza. La rete regionale si articola in servizi domiciliari, diurni, residenziali, specialistici e sperimentazioni come le RSA Aperte e i Villaggi Alzheimer. Secondo la Dirigente dell’Unità Organizzativa Rete Territoriale di Regione Lombardia “La principale sfida riguarda la mancanza di coordinamento tra i vari interventi, come ad esempio tra ADI e SAD”. Proprio per questo motivo ha sottolineato l’esigenza di una nuova logica basata su una rete integrata, che favorisca “la continuità delle cure, la co-programmazione e la co-progettazione tra soggetti pubblici, privati e del terzo settore”.
Regione Lombardia punta sulla programmazione integrata, la semplificazione dell’accesso all’assistenza, e all’integrazione dei servizi clinico-assistenziali, con l’obiettivo di migliorare l’accesso, la qualità e la personalizzazione dei servizi, promuovere una filiera di intervento che segua i bisogni delle persone dalla domiciliarità al fine vita. Sabatini ha evidenziato la necessità di strumenti più chiari per il coordinamento tra Regione, ASST, Comuni e Terzo settore, affinché l’assistenza non dipenda solo dall’iniziativa locale ma possa contare su una governance stabile e uniforme.
Infine, Cristiano Gori ha discusso le prospettive future della riforma a livello nazionale, criticando l’attuale modello normativo che non definisce chiaramente l’assistenza agli anziani non autosufficienti. Secondo il professore e coordinatore del Patto, “da trent’anni è necessaria una riforma del settore, e questo ritardo ha reso più complesso modificare un sistema che si è strutturato nel tempo”. Nel suo intervento, ha inoltre sottolineato la necessità di un sistema nazionale di long term care con regole chiare e una valutazione unificata a livello nazionale. Vale a dire, una governance chiara e un coordinamento più efficace tra i diversi livelli istituzionali, affinché la riforma non resti un insieme di principi teorici, ma possa tradursi in un sistema realmente operativo e funzionale.
Il suo intervento ha posto poi l’accento sulla necessità di un monitoraggio costante del processo di attuazione, per evitare che il sistema resti bloccato in una fase di transizione senza reali miglioramenti per le persone non autosufficienti e le loro famiglie. Ha anche evidenziato l’importanza di promuovere il lavoro nei settori del welfare e risolvere la carenza di personale nell’assistenza domiciliare. Secondo Gori, nonostante i timori riguardo l’aumento della spesa e il cambiamento, le riforme sono essenziali soprattutto per quanto riguarda la domiciliarità: “le politiche nazionali devono affrontare le sfide dell’invecchiamento della popolazione e intensificare l’assistenza domiciliare”.
Verso il futuro della non autosufficienza
L’incontro ha rappresentato un’importante occasione di confronto e discussione sulla Riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. L’obiettivo di promuovere la conoscenza e favorire il dibattito pubblico è stato raggiunto, mettendo in evidenza le sfide e le opportunità legate alla realizzazione di interventi attesi da un quarto di secolo.
Il confronto tra esperti, operatori e dirigenti pubblici ha sottolineato la necessità di superare la frammentazione dei servizi, sociali e sanitari, e promuovere una visione unitaria dell’assistenza. Sebbene le criticità emerse dal Decreto Attuativo 29/2024 lascino spazio a preoccupazioni, la riforma ha comunque posto delle basi solide per un cambiamento positivo. Come ha sottolineato Cristiano Gori, “le riforme sono processi complessi e lunghi e la loro realizzazione richiede un impegno a lungo termine”.
Il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza continuerà a monitorare gli sviluppi della riforma, proponendo soluzioni concrete e praticabili. Questo è stato solo il primo di una serie di incontri che seguiranno, in diverse Regioni italiane, e contribuiranno a delineare un quadro più chiaro e operativo per l’implementazione della Riforma. Il lavoro avviato con il Patto, gli eventi futuri, che culmineranno in un incontro nazionale di Roma a giugno, rappresentano una tappa fondamentale per garantire un’assistenza adeguata, equa e sostenibile per le persone non autosufficienti.
Note
- Il Patto è una rete che raccoglie oltre 60 organizzazioni della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti, tra cui Percorsi di secondo welfare. Le altre sono: ACLI – Associazioni cristiane lavoratori italiani; AGeSPI – Associazione Gestori Servizi Sociosanitari e Cure Post Intensive; AIP – Associazione Italiana Psicogeriatria; AISLA – Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica; A.L.I.Ce. Italia ODV – Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale; Alzheimer Uniti Italia Onlus; AMOR – Associazione Malati in Ossigeno-ventiloterapia e Riabilitazione; ANAP Confartigianato Persone – Associazione Nazionale Anziani e Pensionati; ANASTE – Associazione Nazionale Strutture Terza Età; A.N.N.A. – Associazione Nazionale Nutriti Artificialmente; ANPA Confagricoltura – Associazione Nazionale Pensionati Agricoltori; ANP-CIA – Associazione Nazionale Pensionati Cia; ANSDIPP – Associazione dei Manager del Sociale e del Sociosanitario; A.R.I.S. – Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari; ASSIFERO – Associazione Italiana Fondazioni e Enti Filantropici; Associazione Apnoici Italiani – ETS; Associazione APRIRE – Assistenza Primaria In Rete – Salute a Km 0; Associazione Comitato Macula; Associazione Italiana Pazienti BPCO Onlus; Associazione Prima la Comunità; Associazione Nazionale Pazienti Respiriamo Insieme – APS; Associazione Nazionale 50&Più; ASSINDATCOLF – Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico; Assoprevidenza – Associazione Italiana per la Previdenza Complementare; CARD ITALIA – Confederazione Associazioni Regionali dei Distretti; CARER ETS – Associazione Caregiver Familiari; Cittadinanzattiva; CNA Pensionati; Confcommercio Salute, Sanità e Cura; Confederazione Parkinson Italia; CNOAS – Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali; Diaconia Valdese; DOMINA – Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico; F.A.I.S. – Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati; Federazione Alzheimer Italia; Federazione Nazionale Coldiretti Pensionati; FEDERCENTRI – Associazione Centri Sociali Anziani; FIMIV – Federazione Italiana della Mutualità Integrativa Volontaria; FIDALDO – Federazione Italiana Datori di Lavoro Domestico; FNOFI – Federazione Nazionale Ordini Fisioterapisti; FNPA Casartigiani – Federazione Nazionale Pensionati Artigiani; FNP CISL PENSIONATI; Forum Disuguaglianze Diversità; Forum nazionale delle Associazioni di Nefropatici, Trapiantati d’organo e di Volontariato; Forum Nazionale del Terzo Settore; La Bottega del Possibile APS; Legacoopsociali; Movimento per l’invecchiamento attivo, diritti sociali e sanitari; NNA – Network Non Autosufficienza; Nuova Collaborazione – Associazione Nazionale Datori di Lavoro Domestico; Percorsi di secondo welfare; Professione in Famiglia; Rinata APS – ETS; S.I.G.G. – Società Italiana di Gerontologia e Geriatria; SIGOT – Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio; S.I.M.F.E.R. Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa; SOS Alzheimer; UNEBA – Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale.