Dopo aver analizzato le cause, i costi e le soluzioni del non-take-up – ovvero quel fenomeno per cui le persone che avrebbero diritto ad avere prestazioni sociali non vi accedono – e dopo aver illustrato come viene affrontato nel contesto europeo, esaminiamo di seguito la situazione nel nostro Paese guardando in particolare alle misure di contrasto alla povertà.
È importante ricordare che, rispetto ad altre realtà europee, in Italia solo recentemente sono state prodotte le prime stime sull’entità del non-take-up. Per questa ragione, i dati ufficiali sono scarsi e le quantificazioni del take-up si basano prevalentemente su ricerche accademiche, focalizzate su benefit pubblici molto recenti.
In questo contesto, i pochi dati disponibili assumono quindi un ruolo cruciale, confermando che il fenomeno, pur sottostimato, è tutt’altro che marginale.
Le riflessioni proposte di seguito sono frutto della tesi di laurea dell’autore, discussa presso l’Università degli Studi di Milano e dedicata al tema “Non-Take-Up and Means- Test: The Case of Indicatore Situazione Economica Equivalente (ISEE)”. |
Pochi dati ma significativi
Diverse ricerche hanno analizzato il non-take-up del Reddito di Cittadinanza (RdC). Prima dell’introduzione della misura, le stime avanzate da INPS, prevedevano un take-up del 90-95%, ma i dati reali hanno rivelato un quadro ben diverso. Baldini e Gallo (2019) avevano stimato un potenziale di 1,3-1,8 milioni di famiglie eleggibili, ma nel 2019 solo 1,07 milioni hanno effettivamente ricevuto il beneficio, suggerendo un non-take-up tra il 20% e il 40%.
Successivamente, studi basati su dati EU-SILC e INPS hanno calcolato un take-up del 61,3% nel 2019 e del 73,4% nel 2020 (Gallo e Raitano 2023), confermando che una quota significativa di aventi diritto non accedeva al beneficio.
Ricerche successive hanno analizzato il non-take-up tra i cittadini stranieri, rivelando un dato preoccupante: nel 2020 il 42% degli aventi diritto stranieri non ha richiesto il beneficio, a fronte del 26% della popolazione generale (Giuliano et al. 2022). Tra i principali ostacoli emergevano le barriere linguistiche e burocratiche, come l’obbligo di certificare redditi e patrimoni esteri che risultava complesso in particolare per chi proveniva da Paesi con scarsa infrastruttura amministrativa.
Tuttavia, le stime basate su microsimulazioni di eleggibilità non possono essere affidabili quanto quelle basate su dati amministrativi ufficiali, in quanto i risultati sono spesso influenzati dal metodo di microsimulazione scelto e dal campione utilizzato. Solo nel 2023 l’INPS ha prodotto per la prima volta stime interne sul take-up del RdC, relative al 2021, basate esclusivamente su dati amministrativi. La ricerca ha individuato un tasso di take-up del 71%, escludendo però coloro che non hanno presentato l’ISEE, elemento che indica sicuramente una notevole sottostima del fenomeno.
Stime sul non-take-up dell’ISEE
L’ISEE, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, ovvero il principale strumento che determina le condizioni per accedere alle prestazioni sociali in Italia, è centrale se si vuole parlare del non-take-up in Italia.
Uno studio del Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche (CAPP) ha approfondito il tema del non-take-up proprio analizzando le dichiarazioni ISEE non presentate, evidenziando come nel 2018 circa 1,1 milioni di famiglie povere non lo avessero compilato. Utilizzando dati INPS e EU-SILC, i ricercatori Boscolo e Gallo (2021) hanno stimato che, a fronte di 1,95 milioni di famiglie povere che quell’anno avevano presentato l’ISEE, la platea che avrebbe potenziale potuto accedere alle misure anti-povertà allora previste avrebbe potuto essere di circa 3,05 milioni di famiglie. Questo significa che oltre 1 milione di famiglie con un ISEE sotto i 6.000 euro, cioè la soglia massima per poter accedere al Reddito d’Inclusione, misura per il contrasto alla povertà che era in vigore prima del Reddito di Cittadinanza, non ha richiesto alcuna prestazione sociale.
Nel 2018, dunque, il non-take-up legato solo alla mancata presentazione delle dichiarazioni ISEE in questo caso sarebbe dunque stato pari a oltre il 35% di chi avrebbe potuto accedere alle misure pubbliche di contrasto alla povertà.
Gli sforzi per diminuire il non-take-up
Alla luce dei dati disponibili, che seppur pochi testimoniano comunque un non-take-up consistente in Italia, negli ultimi anni sono state intraprese alcune iniziative istituzionali volte a mitigare il problema, avviate o rafforzate anche grazie alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tra queste si segnalano la semplificazione della domanda ISEE, un approccio più proattivo da parte di INPS – in particolare con il progetto “INPS per tutti” – e la piattaforma Personalizzazione e Proattività.
Il cambiamento più significativo, tenendo conto anche quante cittadine e cittadini non presentano la domanda, riguarda l’introduzione dell’ISEE precompilato nel 2020, che nasce dall’esigenza di semplificare la procedura di compilazione della DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) attraverso cui si accede al proprio valore ISEE. Il sistema precompila automaticamente alcune informazioni, integrando i dati dell’Agenzia delle Entrate e di INPS, riducendo così la complessità burocratica e il rischio di errori. Per favorire l’uso dell’ISEE precompilato, INPS ha potenziato il proprio portale, offrendo video tutorial, simulazioni e chatbot interattivi, così da supportare gli utenti nella compilazione.
Lanciato nell’ottobre 2019, “INPS per tutti” mira a raggiungere direttamente le persone in condizioni di vulnerabilità che, pur avendone diritto, non accedono alle prestazioni sociali. L’iniziativa si concentra in particolare sulle persone senza fissa dimora, adottando un approccio proattivo: invece di aspettare che i beneficiari facciano domanda, gli operatori si recano nei luoghi frequentati dai più fragili, come le mense sociali, per offrire assistenza. Il progetto, nato con accordi locali in città come Roma, Napoli, Torino, Bologna e Bari, ha ampliato la sua rete coinvolgendo ANCI, Caritas e la Comunità di Sant’Egidio. Recentemente è stato prorogato fino al 2027, con l’obiettivo di estendere la collaborazione ad altre realtà del Terzo Settore.
Al centro di questo nuovo approccio da parte di INPS, vi è poi la piattaforma Personalizzazione e Proattività, sviluppata da INPS nel 2023 nell’ambito della digitalizzazione dei servizi pubblici prevista dal PNRR. Basata su algoritmi di machine learning, la piattaforma suggerisce ai cittadini le prestazioni disponibili sulla base delle loro caratteristiche e delle richieste passate, una volta fatto l’accesso a MyINPS. INPS ha avviato una campagna informativa rivolta a 9,8 milioni di cittadini con identità digitale, invitandoli ad attivare notifiche personalizzate per ricevere informazioni sui benefici a cui potrebbero accedere. Circa 5,9 milioni di utenti (61%) hanno aderito al servizio. Un esempio concreto di questa strategia è la Proposta Proattiva per l’Assegno Unico, che notifica ai genitori la possibilità di richiedere il contributo subito dopo la nascita del figlio, tramite SMS o l’app IO.
Inoltre, nel febbraio 2024, INPS ha inoltre avviato un canale WhatsApp per ridurre i costi informativi e a migliorare la comunicazione con i cittadini, che ad oggi ha raggiunto circa 480000 iscritti.
Piattaforme private, un esempio virtuoso?
Oltre alle iniziative istituzionali sopra riportate, occorre porre l’attenzione anche su alcuni progetti veicolati da attori privati per favorire il take-up delle misure sociali.
A titolo d’esempio citiamo BonusX, azienda fondata nel 2020 che semplifica l’accesso ai benefici pubblici offrendo consulenza personalizzata all’utente, ma anche le società benefit Bonoos e BluBonus, che si distinguono invece per un modello B2B che supporta aziende, enti locali e associazioni nella comunicazione e gestione dei benefit per dipendenti e cittadini, offrendo consulenza e assistenza personalizzata.
Uno dei valori aggiunti di queste piattaforme è di abbattere il gap informativo, poiché raggruppano in maniera sistematica tutti i benefit pubblici disponibili in un unico portale. Un modo per affrontare una lacuna portante della Pubblica amministrazione che, tra mancanza di coordinamento tra enti e campagne informative scollegate, spesso non riesce a garantire una panoramica chiara e unificata dei benefit.
Quali sono le prossime sfide?
I progetti nati o rafforzati grazie ai finanziamenti del PNRR e l’approccio proattivo da parte di INPS rappresentano segnali positivi per il futuro del take-up in Italia. Tali iniziative fanno ben sperare in un welfare pubblico che vada sempre di più verso la proattività, la semplificazione e l’automatizzazione dei processi.
Tuttavia resta evidente la persistenza di alcuni grandi problemi, come la complessità burocratica e le campagne informative poco chiare, che rendono il non-take-up un fenomeno ancora molto diffuso. In questo senso, come detto, le piattaforme private possono essere un caso benchmark anche per il settore pubblico. Ma soprattutto vi è una questione cruciale alla base. L’assenza di un monitoraggio sistematico e di quantificazioni ufficiali basate su dati amministrativi, rappresenta un ostacolo rilevante. Ad oggi, l’unica eccezione è rappresentata da alcune analisi interne condotte dall’INPS, che tuttavia non offrono un quadro completo della situazione.
Sarebbe invece fondamentale poter accedere a solide evidenze empiriche che consentano di quantificare con precisione la portata del problema e, di conseguenza, di giustificare investimenti e interventi mirati per ridurre il non-take-up. In questo senso appare cruciale investire sistematicamente e continuativamente nella ricerca e nel monitoraggio del fenomeno per poter intervenire in maniera mirata e avere un welfare che, davvero, non lasci indietro nessuno.
Per approfondire
- Baldini, M. and Gallo, G. (2019). ‘Il Reddito di cittadinanza: cosa dicono finora i dati’. Italian Journal of Social Policy, 3/2019, 141-160.
- Gallo, G. and Raitano, M. (2023). ‘SOS incomes: Simulated effects of COVID-19 and emergency benefits on individual and household income distribution in Italy’. Journal of European Social Policy, 33(1), 101 116.
- Giuliano, G., Gallo, G., Rosano, A. and di Padova, P. (2022). ‘L’accesso al Reddito di cittadinanza dei cittadini stranieri: criticità e proposte di riforma’. Sinappsi, 12(2), 54-67.
- INPS. (2023, a). XXII Rapporto annuale INPS 2023. Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.