Generare impatto sociale
Viviamo in un periodo storico fatto di incertezze, complessità e cambiamenti, sia sul piano internazionale che nazionale. Uno sguardo all’infanzia è necessario per migliorare una visione del presente e del futuro non sempre rassicurante: questo sguardo può definirsi prevenzione, possibilità, trasformazione e cura e, a partire dai bambini e dalle bambine, intende riflettersi sull’intera società.
Per generare un impatto sociale trasformativo che diventi, nel tempo, anche sistemico, capace di influenzare in maniera trasversale lo sviluppo di conoscenze e capacità e che dia un input alla ridefinizione dei ruoli, sono necessarie connessioni.
In questo senso, quando parliamo di reti e di impatto sociale, è immediato pensare al mondo del Terzo Settore che molto spesso, oggi come nel passato, si fa promotore di cambiamento sociale, progettando e operando su vari livelli – dall’advocacy al lavoro sui territori – e, in molti casi, assumendosi il ruolo di catalizzatore e facilitatore di reti.
Ma si può generare impatto sociale indipendentemente dall’ambito in cui si opera? La risposta è sì, se l’intenzione principale è quella migliorare la comunità in cui si vive.
Fare rete per fare welfare. Dalle aziende ai territori: strumenti, attori, processi
Durante i suoi 25 anni di lavoro ed evoluzione, una parola ha sempre avuto un ruolo centrale per il Centro per la Salute del Bambino (CSB), caratterizzando il suo lavoro sia sul piano della ricerca scientifica che su quello delle attività progettuali e territoriali: la parola è rete.
Sebbene a livello scientifico sia facile definirne l’importanza, poiché ci si può avvalere di decenni di autorevoli ricerche che confermano quanto i giusti stimoli all’interno dell’ambiente familiare da parte di genitori responsivi rafforzino la rete neurale di ogni bambino e di ogni bambina (soprattutto in quei famosi primi 1000 giorni), più complesso è spiegare, con altrettanta scientifica certezza, l’importanza del lavoro di rete multidisciplinare.
Agenti di cambiamento: CSB e la leadership sociale
Parlare di reti è tanto affascinante quanto complesso e stabilirne delle regole fisse quasi impossibile, considerato che i bisogni, le risorse e le peculiarità di ogni comunità – e certamente di ogni organizzazione e/o ambito- sono differenti; per fare in modo che un lavoro di rete funzioni è fondamentale tenerne conto.
Il CSB già da molto tempo sente la responsabilità di assumere un ruolo attivo all’interno della leadership sociale nazionale e di provare a connettere i nodi attorno a un argomento di cui è uno dei principali promotori in Italia e che mette al centro i bambini, le bambine e i genitori fin dalla gravidanza e il loro sostegno, in termini di sviluppo, competenze e qualità dei servizi. In una nazione fortemente disomogenea rispetto all’attenzione (o alla possibilità di attenzione) all’infanzia e alla genitorialità e rispetto alla quantità e qualità dei servizi dedicati alle famiglie con bambine e bambini da 0 a 3 e fino ai 6 anni, è certamente necessaria la collaborazione fra diversi ambiti che agiscono, in modo diverso, attorno alla famiglia stessa.
Nell’avviare un lavoro condiviso, CSB è partito dal “perché” bisognasse farlo e questo suo “perché” emerge in maniera chiara da tutti i programmi, i progetti e le alleanze attivate sul territorio nazionale nel corso degli anni. Da Nati per Leggere (1999, insieme ad Associazione Italiana Biblioteche e Associazione Culturale Pediatri) a Un Villaggio per Crescere (2018) l’obiettivo è sempre stato uno: garantire spazi e tempo di qualità ai genitori (e altri adulti di cura) insieme ai bambini e alle bambine da 0 a 6 anni, in cui sperimentare insieme le buone pratiche e rafforzare le proprie competenze genitoriali, coinvolgendo l’intera comunità.
Le biblioteche pubbliche per il contrasto all’esclusione sociale
Da questo obiettivo, sono nati in Italia centinaia di Presidi Nati per Leggere e, oggi attivi, 19 Villaggi per Crescere, soprattutto – ma non solo – dove i servizi per l’infanzia e le famiglie sono insufficienti.
La moltiplicazione di questi spazi e la loro progressiva evoluzione è avvenuta per diverse ragioni. Innanzitutto, l’obiettivo su cui si fonda è ampliamente condiviso e ha trovato accoglienza in diversi settori della società che si sono impegnati attivamente, in molti casi, per raggiungerlo. Gli attori dei settori tradizionalmente coinvolti nella promozione della lettura prima e, in maniera più estesa, della Nurturing Care poi, hanno attivato strategie per raggiungere tutte le famiglie, soprattutto quelle che per i motivi più diversi (di natura economica, sociale, culturale) non possono usufruire dei servizi a loro destinati.
Qui entra in gioco il “come”: promuovendo le buone pratiche nell’ambito del proprio lavoro, orientando le famiglie verso altri servizi e creando una comunicazione comune e un linguaggio condiviso.
Ed è così che una famiglia trova una locandina che racconta le buone pratiche in ambulatorio pediatrico, rafforzata poi dai consigli del pediatra o della pediatra, che orienta la stessa famiglia in biblioteca dove troverà i libri adatti al proprio bambino o alla propria bambina, che sono gli stessi che troverà al nido e al Villaggio e così via.
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Un lavoro che implica ogni giorno la cura delle relazioni: è vero che la condivisione di un obiettivo comune è la base di un lavoro condiviso, ma fondamentali sono anche la motivazione che ispira la rete e la fiducia reciproca.
CSB si affida, infatti, nella gestione dei propri progetti sul territorio, a organizzazioni amiche (pubbliche e private) con cui mantiene un confronto costante condividendo le responsabilità, perché ogni progetto che si intende rendere sostenibile, deve essere affidato al territorio e alla comunità che lo alimenta e sostiene.
Fare comunità fin da piccoli: un passo in più
Secondo l’Enciclopedia Treccani, il termine comunità “ha due significati prevalenti. Il primo, legato alla critica romantica della società moderna, indica una forma di vita collettiva caratterizzata da un profondo sentimento di appartenenza, fiducia e dedizione reciproca. Il secondo significato, di tipo descrittivo, indica invece un qualsiasi insieme di persone legate da uno o più fattori (lingua, territorio, religione, professione, economia, politica)”.
Nel lavoro di rete portato avanti da CSB e di cui abbiamo parlato, si valorizza il territorio, l’appartenenza, la fiducia, la dedizione: è a tutti gli effetti, quindi, un lavoro di comunità. Tradizionalmente, la rete di CSB nasce dall’alleanza fra i settori sanitario, educativo, culturale e sociale che insieme portano avanti un obiettivo comune, usando un linguaggio comune, nella promozione delle buone pratiche a sostegno delle famiglie.
Ma guardiamoci intorno: oltre agli ambiti sopra menzionati, ce ne sono altri che giocano un ruolo rilevante nella vita dei cittadini e delle cittadine e che fanno parte della quotidianità delle famiglie; pensiamo, per esempio, all’ambito religioso e a quello commerciale. Nei quartieri delle grandi città e nei piccoli centri, le parrocchie – e altri spazi religiosi – son centrali nel sostegno delle famiglie, nell’accoglienza e nell’ascolto; molto spesso è proprio attorno alla parrocchia che si crea comunità. E di questa comunità fanno parte anche i negozi di quartiere, le librerie (da sempre parte delle nostre reti, del resto), le panetterie, le parrucchiere, i supermercati, i ristoranti, luoghi che non sono immediatamente riconducibili alla famosa comunità educante, ma che in effetti lo sono.
Super-luoghi di inclusione e crescita: il nuovo ruolo degli oratori
È da questa riflessione che nasce il progetto di CSB “Comunità amiche della lettura, fin da piccoli”, in collaborazione con il Comitato Italiano per l’UNICEF e la Cooperativa sociale ASCUR, e finanziato dal Cepell sul Bando Leggimi 0-6 2021, in cui i presidi religiosi e quelli commerciali sono diventati “ponte” per le famiglie, veicolando informazioni sia rispetto all’importanza delle buone pratiche fin da piccoli – attraverso la distribuzione di materiale informativo gratuito e l’istituzione di piccoli angoli morbidi arricchiti da libri e giochi, laddove possibile – che rispetto ai servizi dedicati all’infanzia e alle famiglie sui propri territori.
Queste nuove partnership sono state attivate attraverso incontri e percorsi formativi in 8 città italiane, da Nord a Sud, con l’obiettivo di rafforzare reti già esistenti e continuare a raggiungere quante più famiglie possibile, ma non sono state esonerate da ostacoli: la mancanza iniziale di riconoscibilità rispetto all’obiettivo e la scarsa motivazione, il confronto con professionalità diverse, l’impiego di tempo nella formazione e nell’acquisizione di conoscenze nettamente diverse rispetto alle proprie.
Le difficoltà sono state superate più facilmente laddove la rete territoriale ha già un lavoro consolidato sul territorio e ha saputo coinvolgere attivamente i nuovi ambiti, valorizzandoli come parte attiva di progetto; così a Trieste comunità fin da piccoli è entrata al supermercato, a San Benedetto del Tronto in gelateria, a Catanzaro dal veterinario, a Genova in palestra, a Palermo in parrocchia, a Milano in un ristorante solidale, a Cisterna di Latina e Montepulciano in biblioteca.
Per approfondire
- Sinesi Simona (2023), Social Impact in Your Hands, Milano, Hoeply
- Ehrlichman David (2021), Impact Networks, Oakland, Berret-Koelher Publishers