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Negli ultimi anni, soprattutto nel campo del welfare locale, si è assistito al fiorire di progettualità, servizi, comunità di pratiche, tavoli e patti territoriali che a vario titolo sono legati al concetto di rete.

La collaborazione strutturata tra attori diversi, sia pubblici che privati, è infatti una tendenza che è andata affermandosi in diversi contesti, da principio grazie alla legge 328/2000 e più recentemente al Codice del Terzo Settore. Proprio quest’ultimo ha definito un chiaro quadro giuridico in cui le organizzazioni non profit e le pubbliche amministrazioni possono ricorrere a varie pratiche collaborative che si declinano in strumenti di coprogrammazione e coprogettazione (al centro, non a caso, del Sesto Rapporto sul secondo welfare) per affrontare rischi e bisogni condivisi.

Più in generale, sono numerose le esperienze di collaborazione e partecipazione attiva che hanno dato vita a preziosi presidi socio-culturali basati su reti. Si pensi ad esempio ai patti di collaborazione, ai patti educativi di comunità, ai laboratori di quartiere o ad altre iniziative di cura collettiva e spontanea dei beni comuni, così come ai tanti progetti e processi di cura, animazione e presidio socio-culturale dei territori che vedono coinvolti attori anche molto diversi tra loro.

In questo contesto le reti di welfare si sono dunque affermate come un’opportunità per garantire innovazione e generatività sociale, favorire la crescita delle competenze locali, l’emersione di nuove risorse e la valorizzazione dei talenti, con l’obiettivo di rispondere in modo più efficace ai bisogni delle comunità.

C’è però un problema spesso sottovalutato: nascita, sviluppo e gestione di tali reti richiedono competenze che non sono sempre facili da formare, o aggiornare, per affrontare situazioni che mutano e si complicano continuamente. In generale, su tanti territori si sconta la mancanza di figure professionali che abbiano la capacità di presentarsi come soggetti autorevoli in grado di governare le complessità endogene ed esogene tipiche delle reti.

Una figura capace di affrontare le sfide delle reti

Proprio per cercare rispondere a questa criticità Percorsi di secondo welfare, Progetto Mirasole, Pares e CSV Milano hanno iniziato a riflettere di quelle capacità che dovrebbe avere chi oggi è chiamato a costruire, coordinare e gestire reti multi-attore per affrontare i molteplici bisogni sociali che mettono a rischio il benessere delle comunità.

Insieme abbiamo individuato alcuni tratti distintivi di quello che abbiamo chiamato Manager del Welfare di Comunità. Tra questi spiccano la capacità di leggere i bisogni presenti sul territorio, l’abilità di identificare risorse e attori da coinvolgere per affrontarli, l’attitudine a incentivare collaborazioni che portino a sviluppare progetti di welfare territoriale capaci di generare impatto sociale. Questi tratti sono fondamentali per realizzare alcune attività pratiche strettamente legate alla gestione di una rete, come ad esempio realizzare ricerche e analisi, predisporre progetti ad hoc, sollecitare e accompagnare le dinamiche interne ed esterne, coordinare gruppi eterogenei e valutare l’impatto del lavoro realizzato.

Si tratta di competenze trasversali che, al momento, nel panorama italiano non ci pare possano essere acquisite rapidamente ed efficacemente attraverso singole esperienze lavorative o formative. Per questo, insieme, abbiamo sviluppato l’idea di un corso di formazione che possa garantire un’ottica cross-settoriale. Senza quest’ultima diventa infatti difficile gestire aspetti diversi che riguardano, ad esempio, la conoscenza degli scenari socio-economici su cui si agisce, la lettura dei bisogni presenti, la costruzione delle risposte possibili e, ovviamente, il coinvolgimento di tutti gli attori che possono essere interessati a interventi sociali specifici.

Il corso WelCom

Dall’idea alla pratica, abbiamo deciso di dar vita al corso WelCom – Manager del Welfare di Comunità.

Promosso, appunto, da Secondo Welfare, Progetto Mirasole, Pares, CSV Milano e UniVol, mira a fornire tutte quelle competenze che oggi servono per gestire dinamiche di rete più o meno strutturate che riguardano il welfare locale e, più in generale, il presidio socio-culturale dei singoli territori.

Il corso WelCom si compone di 50 ore suddivise tra lezioni frontali, lectio magistralis e lavori di gruppo in tre macro-aree principali: conoscere lo scenario del welfare e delle politiche sociali; saper usare strumenti per sviluppare partnership a sostegno delle comunità; imparare a raccontare e comunicare i progetti in modo efficace.

Le lezioni si svolgeranno tra gennaio e aprile 2025 alternando momenti in presenza presso il Centro di servizio per il volontariato di Milano e l’Abbazia di Mirasole, e incontri online. La partecipazione è aperta a operatori del Terzo Settore, personale delle Pubbliche Amministrazioni, responsabili di progetti territoriali, referenti aziendali per la Corporate Social Responsibility e studenti interessati al tema. Le candidature chiuderanno il 30 novembre 2024 o al raggiungimento del numero massimo di 25 partecipanti. Si può procedere a una pre-iscrizione compilando questo form.

Per maggiori informazioni su WelCom – Manager del Welfare di Comunità è possibile consultare il sito del corso o scrivere a: [email protected].

Il 14 ottobre presenteremo il corso WelCom durante un webinar a cui interverranno le organizzazioni promotrici. Ci si iscrive qui.