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Nell’introdurre il Sesto Rapporto sul secondo Welfare, dal titolo Agire insieme. Coprogettazione e coprogrammazione per cambiare il welfare (2023), Maurizio Ferrera individuava nella collaborazione tra Pubblico e Privato il meccanismo di consolidamento e strutturazione del secondo welfare italiano. Si tratta, in effetti, di una dimensione fondamentale per attivare e sostenere processi di innovazione sociale, di cui la coprogrammazione e coprogettazione rappresentano due livelli strategici di primo piano, sia per individuare i bisogni di una comunità, valorizzando le risorse disponibili, sia per la definizione di nuove modalità di realizzazione degli interventi.

In questa prospettiva, e con l’obiettivo di potenziare le capacità organizzativa dell’ente pubblico nella predisposizione e gestione dei servizi domiciliari esternalizzati presenti sul territorio, tra la primavera e l’autunno del 2023 il Consorzio Monviso Solidale, nella provincia di Cuneo, in partnership con l’Asl Cn1 e il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino, ha dato avvio a un processo di coprogrammazione finalizzato a sostenere un confronto attivo rispetto agli interventi territoriali in favore di minori e persone con disabilità. Questo processo ha interessato tre ambiti di interesse specifico: gli interventi educativi domiciliari, individuali e di gruppo; l’affidamento residenziale e familiare di supporto; i luoghi neutri. Trasversalmente, la collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino ha inoltre permesso l’individuazione di un ulteriore percorso di riflessione condivisa inerente alla figura professionale dell’educatore.

Il contesto

Il Consorzio Monviso Solidale è l’ente gestore dei servizi socio-assistenziali per l’Ambito Territoriale Sociale Cuneo Nord Ovest e Nord Est, con 56 comuni della provincia di Cuneo (aree del saluzzese, del fossanese, del saviglianese), un contesto geograficamente molto articolato ed eterogeneo in cui risiedono circa 170.000 abitanti.

In accordo con i partner della coprogrammazione, la scelta di approfondire i temi appena descritti nasce dal riconoscimento del ruolo centrale assunto dai servizi domiciliari, in prevalenza esternalizzati: essi infatti rappresentano un elemento imprescindibile per definire progetti di intervento di qualità per l’utenza in carico. Nell’ultimo triennio, inoltre, da un lato sono cresciuti in modo significativo tanto in termini prestazionali, quanto economici; dall’altro si confrontano con nuovi bisogni e diseguaglianze manifestate dal territorio ed emerse nella fase post-pandemica.

Se in questo passaggio storico dal punto di vista socio-educativo è fondamentale attivare processi di ri-cucitura dei legami sociali (Luongo, Morniroli, Rossi Doria 2022), le esperienze dei molti progetti e sperimentazioni attive all’interno dei servizi consortili e portate avanti dagli enti del Terzo Settore hanno evidenziato la necessità di ripensare spazi, tempi ed azioni che siano in grado di valorizzare il ruolo pro-attivo della costruzione dei legami comunitari e allo stesso tempo hanno manifestato la necessità di considerare le persone (siano esse fruitori dei servizi, o i professionisti che li erogano) come portatrici di un sapere che necessita di essere ascoltato e valorizzato in una prospettiva di innovazione dei servizi (Camarlinghi, d’Angella 2023; Zamengo 2019; Fricker 2007).

Il processo

Il processo attivato ha visto l’adesione e la successiva partecipazione di 19 partner privati presenti sul territorio interessati ad affrontare i temi individuati dalla coprogrammazione, coinvolgendo circa 80 professionisti afferenti all’area pubblica e a quella privata: per la maggior parte si è trattato di assistenti sociali ed educatori, con una partecipazione significativa anche di psicologi e neuropsichiatri. Il lavoro è stato organizzato in tavoli, uno per ogni tema evidenziato, e i lavori di ciascun tavolo si sono sviluppati attraverso tre incontri: la partecipazione è stata costante con una media superiore alle venti unità per ogni gruppo. Attraverso l’utilizzo di metodologie dialogiche e partecipative (Ripamonti 2018) si è provveduto, nel primo incontro, ad attivare un’analisi della situazione attuale, a cui è seguita l’individuazione delle priorità d’azione e, infine, attraverso una discussione aperta, nel terzo incontro sono state avanzate delle proposte per il miglioramento dei servizi. I principali risultati sono poi stati presentati in un incontro plenario con tutti i partecipanti dal quale è stato prodotto un report conclusivo; successivamente i contenuti emersi sono stati assunti in sede di definizione delle procedure di affidamento dei servizi territoriali.

Un esempio concreto: i presìdi territoriali

Tra i principali risultati emersi nel percorso di coprogrammazione occorre evidenziare quanto nel lavoro dei tavoli si riscontri in maniera trasversale la necessità di superare la frammentazione dei servizi territoriali, facilitando occasioni di raccordo e collaborazione attiva in grado di oltrepassare una logica meramente prestazionale.

Questo bisogno è stato rilevato in modo emblematico nel lavoro dell’educatore professionale: il percorso di coprogrammazione – così come alcune ricerche sul tema – ha fatto emergere come i servizi fatichino a trovare, assumere e mantenere in servizio questi professionisti (avevamo descritto una dinamica simile anche per quanto riguarda le assistenti sociali qui, ndr) e la frammentazione è emersa come uno degli elementi che contribuiscono a questa dinamica. L’educatore professionale ha una routine quotidiana “spezzettata” dal punto di vista orario e delle competenze: il suo monte ore giornaliero è suddiviso nell’accompagnamento di tante persone, magari con diverse forme di disabilità che richiedono competenze specifiche. Questa frammentazione, tra le altre cose, non favorisce occasioni di scambio e crescita professionale tra gli educatori.

Anche alla luce di queste dinamiche la coprogrammazione ha individuato un’interessante proposta che intende trasformare le équipe multidisciplinari in presìdi: una nuova modalità di presa in carico, infatti, richiede necessariamente un confronto tra pubblico e privato, ridefinendo le prassi operative al fine di unire il lavoro educativo con il lavoro sociale di comunità (Calcaterra, Panciroli 2021). La proposta parte, dunque, dalla necessità di assicurare sul territorio un servizio stabile di rete e sviluppo di comunità che affianchi il lavoro sul caso, con molteplici competenze legate alla disabilità, autismo, adolescenza e servizi di tutela.

Il presidio è immaginato come uno spazio di appoggio garantito che può gestire con maggior flessibilità gli interventi, sia in termini di orari che nella tipologia stessa di intervento (individuale, gruppo, doposcuola). All’interno dei presidi – gestiti dal Terzo Settore – gli educatori potranno trovare spazi e occasioni di confronto professionale, anche con il mandato di sviluppare il lavoro di comunità sul territorio (e non solo il lavoro sui singoli “casi”). Seguendo questa prospettiva, la segnalazione da parte dei servizi viene inviata direttamente al presidio che verrebbe a rappresentare una componente progettuale fondamentale, di raccordo e in sinergia con gli enti invianti. Dal punto di vista dell’intervento, la forma del presidio può valorizzare tempi e spazi più distesi per il confronto tra i diversi professionisti, nella prospettiva di contrastare azioni rapsodiche e frammentate, nonché rappresentare un punto di riferimento riconosciuto dagli altri attori del territorio. Attualmente è in corso l’implementazione dei presidi, che sono stati collocati in tre are del territorio.

In conclusione, oltre a offrire interessanti prospettive e modalità operative che hanno dato luogo ad azioni strutturali di innovazione sociale dei servizi, l’esperienza della coprogrammazione ha restituito nello stesso tempo l’occasione per riconoscere l’importanza di costruire spazi di dialogo in comune, consentendo a professionisti e Terzo Settore di stringere legami non solo di natura strettamente operativa, ma anche di indagare e condividere senso e significati degli interventi territoriali.

Riferimenti bibliografici

Calcaterra V., Panciroli C. (2021), Il lavoro sociale di comunità passo dopo passo, Trento, Erickson

Camarlinghi R., d’Angella F. (2023), Il lavoro sociale in ottica di comunità, Supplemento al n. 361/2023 di Animazione Sociale, Torino.  

Fricker M. (2007), Epistemic Injustice: Power end Ethics of Knowing, Oxford, Oxford University Press.

Luongo P., Morniroli A., Rossi-Doria M., (2022), Rammendare. Il lavoro sociale ed educativo come leva per lo sviluppo, Roma, Donzelli.

Maino F. (a cura di) (2023), Agire insieme. Coprogettazione e coprogrammazione per cambiare il Welfare. Sesto Rapporto sul secondo welfare, Milano, Percorsi di secondo Welfare.

Ripamonti E. (2018), Collaborare. Metodi partecipativi per il sociale, Roma, Carocci.

Zamengo F. (2019), Senso e prospettive del lavoro di comunità. Sguardi interdisciplinari attraverso le voci del territorio, Milano, Franco Angeli.

Foto di copertina: fauxels, Pexels.com