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Ha senso fare figli in piena crisi climatica? Il papà presente è un “mammo”? L’uso della tecnologia nei più piccoli: che effetti ha? Cosa significa carico mentale? E cos’è la normalità, in questa epoca? A queste domande – e a molte altre – cerca di rispondere il podcast Grembo – racconti di pancia di Anna Acquistapace.

In un mondo in cui anche anche avere figli è diventata una performance, dove i servizi si fanno sempre più frammentati e chi si ritrova ad essere genitore è schiacciato tra il desiderio di famiglia, le difficoltà economiche e la spinta alla crescita costante, quale racconto si può fare della oggi genitorialità?

Grembo è sicuramente un racconto (formato da più racconti) di questi temi ma è anche un progetto che parte dall’ascolto e arriva all’incontro.

Da Grembo è infatti nato l’evento Ensemble che si è tenuto a Milano, nella sua prima edizione, nella primavera del 2024 e che ha visto diversi soggetti (anche istituzionali) incontrarsi e riflettere, dal vivo, di tutta una serie di tematiche che riguardano le “politiche” per la famiglia.

Grembo: racconti contro gli stereotipi

L’ambizione da cui muove il progetto di Grembo è quella di uscire dall’idea di una genitorialità ancora molto stereotipata e piena di pregiudizi, per portare alla luce tutti quegli aspetti che ancora sono taciuti, sottesi, che vengono “respirati” dai genitori (specialmente dalle donne) e che, si potrebbe pensare, nel 2024 non esistano più. Non è così.

Le politiche di conciliazione tra famiglia, lavoro e servizi per l’infanzia

I racconti del podcast esprimono bene quanto il clima culturale sia ancora impregnato di modelli cristallizzati e le evidenze ci vengono largamente in supporto: una su tutte, il fatto che l’Italia sia un Paese che si basa da sempre su un welfare familistico incentrato sulle donne. Oggi le cose stanno cambiando: la parità nei carichi di cura inizia ad essere sempre più esercitata in famiglia, ma restiamo molto indietro in ambito lavorativo e anche nel settore dei servizi, ragione per cui l’arrivo del primo figlio è sempre di più posticipato.

I dati raccontano infatti di situazioni molto faticose per le famiglie italiane. Se si guarda all’ultima rilevazione dell’Ispettorato nazionale del Lavoro (Inl), è evidente come l’arrivo di un figlio sia – ancora oggi – un momento critico per le carriere femminili: nel 63% delle dimissioni delle donne convalidate dall’Inl (perché presentate nei primi 3 anni di vita dei figli) viene inserita come motivazione la fatica di conciliazione vita e lavoro contro un 78,9% di uomini che, nella stessa condizione (quindi nei primi 3 anni di vita del figlio) indica il passaggio ad un’altra azienda. Inoltre, la maggior parte di queste dimissioni avviene nelle famiglie in cui è presente un solo figlio, sottolineando quanto il momento più critico di permanenza nel mercato del lavoro sia proprio la fase immediatamente successiva alla prima maternità.

Solitudine e servizi

 I racconti di Grembo hanno un minimo comune denominatore: sono racconti che partono da un senso di “solitudine”, anche se spesso non esplicitato in questo modo, che parla alla “pancia” di tutte (e di tutti). È una sensazione di disattesa di aspettative rispetto all’esperienza della genitorialità, di fatica nel comprendere le dinamiche di abbandono dei servizi, di spaesamento di fronte a ciò che viene proposto come soluzione utile nella gestione dei carichi o nel trovare risposte ai bisogni (bisogni sempre mutevoli e sempre meno “standard”).

Possiamo crescere padri più presenti?

Sono racconti che ci dicono cosa significa per una donna affrontare la maternità senza un corretto orientamento ai servizi, che fanno venire alla luce le disfunzioni del sistema pubblico e di quanto invece il privato sociale, ancora una volta, sia a supporto di queste carenze. Sono voci che narrano della volontà di padri di essere più presenti, della necessità delle famiglie di oggi di avere dei bilanciamenti di carichi eguali (stiamo parlando della generazione di genitori con livelli occupazionali elevati) 1 e di quanto le grandi domande – come l’impatto dei cambiamenti climatici – siano un driver sulla crescita dei figli.

Ma queste situazioni, per fortuna, non portano con sé la rassegnazione.

Quali politiche per i genitori di oggi

Dai racconti di Grembo escono infatti grandi riflessioni. Ma non solo. Si fanno strada richieste, fatte a gran voce, ma anche storie di soluzioni che sono arrivate proprio per la grande volontà di avere una famiglia, di essere una famiglia. Il progetto Grembo è interessante anche per questo: perché, nonostante tutto, la generazione Millennials 2 italiana desidera la famiglia (in tutte le forme che questa, nella contemporaneità, assume). Le giovani coppie, infatti, dichiarano di volere due o tre figli nonostante il tasso di fertilità si attesti a 1,25 figli per donna.

Come agire quindi sulla natalità? Come supportare le famiglie? I significati che si possono dare a questa domanda sono molteplici (e Secondo Welfare se ne sta occupando con la serie Denatalitalia da quasi tre anni). Dalle voci di Grembo, stare dalla parte delle famiglie significa agire in primo luogo sul racconto che si fa della maternità – quindi partire sul supporto ostetrico-ginecologico a cui le donne possono accedere; significa andare verso una rete di supporto che sia concreta e non frammentata nell’immediato post-parto; significa rendere le esperienze di adozione e affido esperienze più condivise e meno vissute in isolamento; vuol dire dare voce ai padri (e dar loro credito); vuol dire socializzare i cambiamenti che avvengono nella coppia; significa supportare le famiglie nella gestione della trasformazione digitale.

Primi 1000 giorni: cosa manca nei sistemi di welfare

Quali sono le strade possibili per affrontare queste situazioni?  Il gruppo di ricerca di Secondo Welfare ha provato a sintetizzarle con un acronimo, “FAST”: F come Famiglia a cui indirizzare concreti strumenti fiscali che riducano il costo dei figli senza disincentivare la partecipazione al mercato del lavoro delle madri; A come asili, soprattutto nidi; S come servizi che permettano di non dover sacrificare la procreazione per i troppi carichi di cura; T come tempi flessibili al lavoro, agili, riorganizzazione dei tempi delle città. Tutte dimensioni approfondite in un report di ricerca realizzato dal nostro Laboratorio, che detta una vera e proprio agenda e che si può scaricare qui.

Una domanda

Che impatto hanno questi dati e questi racconti sulla Generazione Z3, su chi si trova alle soglie del desiderio di famiglia? È una domanda che spesso ci facciamo in Secondo Welfare, quando chi tra noi che è genitore si trova a raccontare vicissitudini, incastri, soluzioni creative, fatiche e traguardi raggiunti, alle colleghe più giovani. Spesso ci chiediamo: cosa stiamo raccontando della nostra genitorialità a chi, tra poco, potrebbe desiderare di diventare genitore?

La risposta che ci diamo è che questa necessità di confronto è fondamentale. Abbiamo tutti bisogno di raccontarci (cos’è l’esperienza della famiglia se non un continuo racconto della vita?) e, raccontando, di cambiare un po’ anche il finale della storia. È questa la direzione di Grembo – inteso come progetto che comprende anche l’incontro fisico: quella di socializzare le storie per far sì che le necessità emergano e che si instaurino pratiche per spingere a creare politiche più coerenti con lo stato attuale dei bisogni della società.

Oltre la retorica, oltre le narrazioni dei singoli, c’è bisogno di interventi che raccolgano queste storie e pensino non solo a supportare le famiglie di oggi, ma a far crescere quelle di domani.

 

 

Note

  1. Come spiega il rapporto FAST realizzato da Secondo Welfare con Fondazione Lottomatica, , infatti, nel panorama europeo si è da sempre registrato uno schiacciamento delle politiche per la genitorialità sul modello dual earner e solo negli ultimi anni si registra un maggiore coinvolgimento degli uomini, promuovendo così non solo “una maggiore parità nel lavoro, ma anche nella cura fra partner di coppie eterosessuali”.
  2. Con il termine Millennials, o Generazione Y, ci si riferisce alle persone nate tra l’inizio degli anni Ottanta e la seconda metà degli anni Novanta.
  3. Ovvero la generazione successiva a quella dei Millennial, in cui rientrano le persone nate tra la seconda metà degli anni Novanta del Novecento e i primi anni Dieci del Duemila.
Foto di copertina: Immagine di copertina del podcast Grembo, racconti di pancia di Anna Acquistapace