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Qualche settimana fa abbiamo raccontato come gli oratori milanesi si stiano affermando sempre più come “super-luoghi” in grado di intercettare i bisogni crescenti di bambini e ragazzi, ma anche delle loro famiglie. L’estate, complice la lunga pausa scolastica, è il periodo dell’anno dove gli oratori sono più abitati e vissuti. E quindi anche quello in cui si può comprenderne meglio il valore.

Nei mesi estivi si registrano più frequentemente esperienze positive che partono, nella maggior parte dei casi, da bisogni di conciliazione, ma si rivelano poi occasioni di incontro, inclusione e crescita a vari livelli. È il caso dei più piccoli che trovano offerte educative e ricreative di qualità, degli adolescenti che svolgono il servizio di animatori e vedono corrisposto il loro desiderio di socialità, delle famiglie che -appunto – capiscono come equilibrare le diverse esigenze organizzative, ma anche di  persone, spesso anziane, che donando il proprio tempo come volontari per far funzionare la macchina dell’oratorio.

Una realtà che è sotto gli occhi di tutti, ma che molto spesso viene più o meno volutamente ignorata, soprattutto quando va a intervenire verso bisogni che il Pubblico o il privato profit non riescono a soddisfare con  risposte sostenibili per i cittadini. Di questi e altri temi abbiamo parlato con don Stefano Guidi direttore della FOM, Fondazione Oratori Milanesi, e coordinatore di ODL, Oratori Diocesi Lombarde.

L’aumento della domanda e dell’offerta dei centri estivi

Nella maggior parte delle regioni italiane la pausa estiva quest’anno sarà di 98 giorni; a tre mesi abbondanti. I dati raccolti da Eurydice raccontano come nel 2022 l’Italia sia stato il Paese dell’Unione Europea con le vacanze estive più lunghe, soprattutto rispetto ad altri Stati, come Francia e Germania, dove le vacanze estive durano circa un mese e mezzo.

Con così tanti giorni di pausa prima della ripresa dell’anno scolastico, molti genitori che non possono contare sul sostegno dei nonni o della rete familiare si scontrano con la necessità di trovare soluzioni per gestire il tempo dei propri figli. Un tempo, questo, che ha un valore di crescita tanto quanto quello passato a scuola durante i mesi di lezione. Non si tratta infatti “solo” di rispondere alle necessità di conciliazione tra vita familiare e lavorativa dei genitori. L’accesso ad attività sociali ed educative extrascolastiche sono fondamentali per migliorare le opportunità relazionali a disposizione del bambino e favorire così lo sviluppo cognitivo e sociale.

Anche per questo, nel corso degli ultimi anni sono aumentate le proposte che cercano di intercettare in diverso modo i bisogni delle famiglie garantendo proposte di qualità per bambini e adolescenti. Dal campus sportivo a quello di lingua fino o quello teatrale, organizzati sia nelle città ma anche “in trasferta”, al mare o in montagna, da enti pubblici, privati e del Terzo Settore. Queste proposte sono spesso indicate con il termine “centri estivi” che offrono vari servizi intesi ad organizzare il tempo libero di bambini e ragazzi durante il periodo delle vacanze scolastiche.

Milano: città dei sogni o dei sacrifici?

Si tratta di offerte ricreative che, come detto, cercano di rispondere a una domanda crescente e che, pertanto, presentano prezzi che lievitano di anno in anno. Un’indagine di Adoc e Eures ha analizzato i costi dei centri estivi in cinque città – Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari – rilevando un aumento del +10% rispetto al 2023. Il costo medio settimanale per una famiglia che decide di portare il proprio figlio a un centro estivo si attesta attorno ai 154,30 euro per un orario pieno e a 85 per quello ridotto. Immaginando 8 settimane di iscrizione al centro, una famiglia spende quindi 1.234 euro, che salgono a 2.382 euro per due figli; pari a una volta e mezzo una retribuzione media1. Si tratta di un costo importante che non tutte le famiglie riescono a sostenere.

Anche per questo i centri estivi organizzati dagli oratori, che presentano prezzi più accessibili, rappresentano un’alternativa a cui ricorrono sempre più famiglie. Ma non si tratta solo di una questione di risorse, come vedremo. Oggi gli oratori, con la loro offerta a contatto con i cambiamenti della società, permettono infatti a chi li frequenta di sperimentare un’esperienza di comunità e condivisione che travalica la dimensione religiosa. Il loro ruolo è sempre più riconosciuto da ogni tipo di utenza (parrocchiale, straniera, di quartiere) come quello di chi accompagna tutte le famiglie nella crescita dei bambini e dei ragazzi, non solo attraverso la fede, ma anche grazie alla concretezza del contatto diretto con il tessuto sociale.

Il centro estivo in oratorio: un’esperienza educativa di qualità

Il centro estivo in oratorio, chiamato anche GREST2 o più semplicemente oratorio estivo, come detto è un servizio apprezzato dalle famiglie poiché è in grado di rispondere con prezzi contenuti alle loro necessità di conciliazione. “La comunità cristiana durante il periodo estivo si mette al servizio dei più piccoli offrendo la proposta del GREST” ci spiega don Stefano Guidi, Direttore della FOM. Pur rimanendo sempre una proposta di stampo cristiano l’oratorio assume un valore sociale enorme poiché “interviene in aiuto delle famiglie che devono trovare soluzioni per la scuola chiusa” ma non hanno molte risorse a disposizione.

Le attività degli oratori sono rese possibili dai numerosi giovani animatori e volontari più grandi – spesso anziani, che trovano nell’oratorio un modo per socializzare e rendersi utili – che si mettono a disposizione dedicando gratuitamente il proprio tempo per far giocare i ragazzi, sorvegliarli o gestire il servizio mensa. “È un’attività che richiede tanto investimento umano ma poco investimento economico” continua don Guidi “per questo motivo il contributo economico che viene richiesto alle famiglie è basso e in alcune situazioni anche assente”. Così quindi si riesce ad offrire il servizio anche alle famiglie economicamente in difficoltà dando la possibilità a tutti i bambini di partecipare. In questo senso è interessante notare come tanti bambini che nelle settimane estive affollano gli spazi dell’oratorio non sempre provengono da famiglie praticanti, ricorda Guidi: con il passare del tempo i GREST sono diventati sempre di più il primo contatto per bambini e famiglie con la comunità cristiana.

Don Stefano Guidi, Fondazioni Oratori Milanesi
Don Stefano Guidi, Fondazioni Oratori Milanesi

Sarebbe però un errore pensare all’oratorio estivo come un servizio scelto solo per la sua economicità e/o da chi non riesce ad accedere ad altre offerte pubbliche o private. Molto spesso, continua Guidi, gli oratori costituiscono la prima scelta delle famiglie proprio per il tipo di attività che vengono proposte: “molte scelgono l’oratorio soprattutto per la proposta educativa, poiché gli oratori della Diocesi di Milano hanno un’esperienza educativa consolidata che le famiglie riconoscono e apprezzano”.

A confermarlo è un’indagine condotta da Kruk Italia sul rincaro dei campus estivi; il costo dell’esperienza non è sempre il primo fattore che le famiglie guardano: la voce dei costi infatti è solo la terza nelle valutazioni di scelta (indicata dal 17% del campione). Al primo posto invece si trova la varietà delle attività proposte, dallo sport alla cultura allo studio delle lingue (indicato dal 38% delle famiglie) al secondo la vicinanza del campo a casa (28%). Nella scelta dell’esperienza estiva quindi i genitori danno risalto alla validità della proposta educativa e sembra che l’oratorio riesca ad offrirne di valide.

L’oratorio estivo milanese, in particolare, è un’offerta vincente che si avvale anche dell’aiuto di altri attori del territorio: a Milano c’è una forte collaborazione che dura da tempo con l’ente pubblico racconta Guidi, ricordando come da 50 anni l’alleanza tra Comune e Diocesi sia riuscita a costruire tante proposte educative per la città. Proprio pochi giorni fa questa sinergia positiva è stata sancita dalla firma di un protocollo di intesa tra Palazzo Marino e la FOM, che punta a sostenere attività educative inclusive sempre più efficaci, ridurre la dispersione scolastica e contrastare le povertà educative.

Super-luoghi di inclusione e crescita: il nuovo ruolo degli oratori

Con il tempo gli oratori milanesi sono stati inoltre in grado di costruire una buona collaborazione anche con l’associazionismo, le cooperative e più in generale gli enti del Terzo Settore. Soprattutto con le cooperative gli oratori condividono progetti che permettono la presenza di educatori professionali in oratorio tutto l’anno. In questo modo di garantisce un livello di qualità che le sole risorse interne agli oratori non è sempre in grado di garantire, ricorda don Stefano, e al contempo “permette ai giovani educatori di scoprire che anche l’oratorio può essere un ambito lavorativo concreto”, perché gli educatori delle cooperative non stanno solo in comunità o nelle carceri ma anche in oratorio. Qui la presenza tutto l’anno di figure giovani e qualificate migliora la qualità dell’offerta, diventando poi in estate un punto di riferimento per i giovani animatori volontari.

Un luogo (anche) di crescita e formazione

Come abbiamo già precedentemente accennato, parlare del centro estivo oratoriano solo come un servizio di conciliazione per le famiglie è quindi riduttivo. Il GREST è infatti un’esperienza formativa non solo per i più piccoli ma anche per i ragazzi più grandi. Le attività, i giochi e i tornei infatti sono gestiti – sotto la supervisione del prete o dell’educatore professionale – da adolescenti che decidono di impegnarsi come animatori durante l’estate. “C’è una narrazione che descrive gli adolescenti come ragazzi svogliati, individualisti ed egoisti” racconta don Stefano “ma in realtà c’è una generazione di giovani che vuole mettersi alla prova con esperienze di servizio”.

Molti dei ragazzi che decidono di prestare servizio come animatori, infatti, non lo fanno spinti da una motivazione di fede quanto piuttosto per un desiderio di socialità: “sono sempre di più gli adolescenti che cercano luoghi di relazione dove avere anche la possibilità di spendersi in attività che gli restituiscano una gratificazione”. Secondo don Stefano negli ultimi anni, complice anche il Covid, questo desiderio è diventato sempre più impellente e un’esperienza come quella del centro estivo sembra rispondere a questa spinta ideale. Così il GREST diventa un luogo e un tempo anche per i ragazzi più grandi, che trovano un’occasione per creare legami e tessere relazioni.

Investire sugli oratori per affrontare le fatiche di giovani (e adulti)

Nonostante non siano gli utenti diretti del servizio – ma, anzi, ne sono spesso gli erogatori – il centro estivo è un luogo di inclusione e formazione per gli animatori adolescenti, che imparano a conoscere un po’ meglio se stessi e gli altri responsabilizzandosi nella gratuità di un servizio pensato per i più piccoli e le loro famiglie ma che alla fine risponde alle esigenze di relazione di tutta una comunità. Il ruolo dell’animatore infatti non è improvvisato: i ragazzi nei mesi che precedono l’inizio delle attività estive partecipano a corsi tenuti da professionisti del settore e vengono seguiti nell’organizzazione dai propri educatori e dal prete della parrocchia per trovarsi pronti a svolgere il compito dell’animatore mettendosi al servizio dei più piccoli.

Alla luce di queste riflessioni favorite anche dal dialogo con don Stefano Guidi, la nostra idea dell’oratorio come un super-luogo3 sembra iniziare a confermarsi come credibile. L’oratorio, in particolare nella sua dimensione estiva, appare in grado di intercettare plurime esigenze delle persone che vivono lo stesso territorio e, partendo da esse, creare un contesto in grado di rispondervi in maniera efficace, trasversale e innovativa. Nelle prossime settimane vedremo se e come questa nostra ipotesi possa essere confermata anche da altri punti di vista.

 

 

Note

  1. Secondo i dati Istat, la retribuzione media annua lorda per dipendente in Italia si aggira intorno ai 27.000 euro, che corrispondono a uno stipendio mensile di circa 1.600 euro.
  2. Acronimo di Gruppo Estivo o Grande Estate.
  3. Come spiegavamo in questo precedente articolo, il termine “super-luogo” (in antitesi con il più noto neologismo di Marc Augè “non-luogo”) indica spazi che si contraddistinguono per la loro multifunzionalità (es. residenziale, commerciale, ricreativa, educativa e culturale) e per la loro capacità di fare integrazione e coesione sociale (puntando soprattutto sulla dimensione comunitaria) in un’ottica di innovazione sostenibile. I super-luoghi hanno infatti una “profondità” storica, relazionale e identitaria tale da offrire a chi li frequenta la possibilità di rispondere in un unico posto a un’ampia serie di necessità che non trovano risposte in altre sedi (o le trovano solo parzialmente).
Foto di copertina: Fondazione Oratori Milanesi, Facebook