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“Nessuno si salva da solo” è questa l’espressione, tratta dal titolo di un famoso romanzo di Margaret Mazzantini, che Michele D’Alena, neo assessore del comune di San Lazzaro di Savena (Bologna) e coautore del volume Fare assieme: una nuova generazione di servizi pubblici, ha voluto utilizzare per descrivere l’importanza che le pratiche collaborative assumono nel contesto attuale. Questo è un tema ben noto al nostro Laboratorio, che è stato infatti al centro del Sesto Rapporto del Secondo welfare.

Anche D’Alena di pratiche collaborative se ne intende, avendo all’attivo una lunga esperienza in Fondazione per l’innovazione urbana. Per questo motivo, unendo il suo “vecchio” ruolo di tecnico a quello nuovo di amministratore, insieme abbiamo indagato le caratteristiche dei servizi pubblici collaborativi e ci siamo chiesti che importanza possano assumere nel contesto attuale e futuro.

Servizi pubblici collaborativi: cosa sono

Da almeno 20 anni stiamo vivendo una crisi del sistema Pubblico, non più in grado di fronte ad uno scenario sempre più complesso e variegato di farsi vicino ai cittadini.

Questa determina una sfiducia da parte delle comunità, riscontrabile anche nell’adesione agli istituti partecipativi: basti pensare alla bassa affluenza alle ultime elezioni europee, fermatasi al livello più basso di sempre per il nostro Paese (48,37%). Recenti dati Istat (2024), inoltre, segnalano come nel 2023 la partecipazione civile e politica degli italiani sia diminuita registrando un calo di circa 4 punti percentuali rispetto a quella del 2021: 64,8 nel 2021 e 60,7 nel 2023.

Secondo D’Alena, però, la cittadinanza non è che ha smesso di interessarsi alle questioni politiche e sociali, bensì sono cambiate le modalità: “gli strumenti partecipativi classici, come ad esempio l’associazionismo politico, stanno cedendo il passo a nuove forme di attivismo di prossimità1 oppure alla partecipazione ai patti di collaborazione e molto altro”.

Michele d'Alena
Michele d’Alena

Ciò che traspare quindi è che, in questo contesto di difficoltà, i cittadini oggi non si accontentano più solo di essere utenti in attesa che il Pubblico sia in grado di dare risposte ai propri bisogni ma vogliono essere protagonisti della propria vita e di quella della comunità creando spazi dove insieme è possibile rispondere ai bisogni di tutti.

Come si può però ricucire questo legame tra Ente Pubblico e cittadinanza? È in questo che si inserisce l’esperienza dei servizi pubblici collaborativi raccontata nel volume scritto da D’Alena insieme ad Ezio Manzini. Con questo termine ci si riferisce a una nuova generazione di servizi che combinano l’offerta di definite prestazioni, erogate da operatori specializzati con piattaforme abilitanti grazie alle quali i cittadini stessi possono collaborare tra loro e con altri soggetti sociali, come gli enti pubblici, le università, organizzazioni del Terzo Settore al fine di produrre valore sociale (Manzini e D’Alena 2024). In sintesi, luoghi dove l’ente pubblico si incontri con il terzo settore e i cittadini per progettare insieme e per collaborare.

Il libro racconta 12 esperienze sparse in tutta Italia dove questa alleanza tra primo e secondo welfare si sta già realizzando; 12 luoghi in cui è già possibile realizzare esperienze di servizi pubblici collaborativi. Si racconta di biblioteche, case di quartiere, spazi culturali e sociali in grado di mescolare servizi pubblici con attività collaborative capaci di rigenerare il tessuto sociale, sostenere le risorse latenti e aprire confronti politici e di democrazia sui temi della quotidianità. Questi luoghi sono tutti strutturalmente diversi tra loro ma hanno un punto in comune: sono l’intreccio di prestazioni professionali, fornite prevalentemente da operatori pubblici, e di attività collaborative messe in atto non solo da quest’ultimi ma anche da organizzazioni del terzo settore e gruppi di cittadini attivi (Manzini e D’Alena 2024).

L’Ente Pubblico e il Terzo Settore: insieme per progettare con i cittadini 

I servizi pubblici collaborativi, come abbiamo visto, si possono realizzare attuando un lavoro sinergico tra tre attori: l’Ente Pubblico, il Terzo Settore e i privati cittadini.  Pubblico e Terzo Settore, nello specifico, hanno il compito di mettere a disposizione le proprie capacità e competenze per giocare al meglio la partita della collaborazione.

In particolare, per perseguire questo obiettivo, è necessario che l’Ente Pubblico abbandoni l’atteggiamento centralistico, che ha caratterizzato l’amministrazione nel periodo novecentesco, in favore di uno collaborativo in grado di coinvolgere altri attori. In sintesi, l’attore pubblico non può più essere un mero gestore di interventi e servizi ma deve diventare il vero protagonista delle pratiche collaborative (Guarna e Maino 2024).

Come le pratiche collaborative possono cambiare il welfare

Questa nuova funzione è ben sottolineata anche nel volume di D’Alena tanto che ci si riferisce al settore pubblico con l’epiteto di Pubblico attivista ossia: “un Pubblico che non si accontenta solo di fornire servizi ma accetta di essere un attore pronto ad intervenire contro l’isolamento”.

La partita della collaborazione, come abbiamo visto, non può essere giocata però solo dal Settore Pubblico ma deve essere condivisa anche con il Terzo Settore. Questa alleanza si può dimostrare vincente in quanto il Terzo Settore non solo ha competenze organizzative, gestionali e sociali per portarla avanti ma ha anche conoscenza dei problemi sociali dei territori in cui opera. Coprogettando, quindi, può trasferire e condividere queste informazioni e le proprie capacità con l’Ente Pubblico creando una sinergia efficace (Guarna e Maino 2024).

Per svolgere tale compito, anche in questo caso, è necessario che il Terzo Settore adotti un atteggiamento attivo e propositivo nei confronti della partita della collaborazione “abbiamo bisogno di un terzo settore flessibile e in linea con il mondo contemporaneo”, afferma D’Alena.

Il ruolo di assessore (anche) alla felicità: una opportunità per progettare servizi pubblici collaborativi

In sintesi, quindi, per creare servizi pubblici collaborativi è necessario coprogettare e lavorare in sinergia con numerosi attori. “Non può esserci partecipazione e prossimità senza una forte integrazione con gli attori che forniscono servizi” continua così D’Alena quando racconta del suo nuovo ruolo di assessore.

Partecipazione, Prossimità, Comunicazione, Tecnologie civiche, Poli sociali di comunità, Politiche per la Felicità: sono queste le deleghe ricevute dalla sindaca di San Lazzaro di Savena il 1° luglio 2024. “Queste deleghe hanno un filo logico” racconta “l’idea è quella di lavorare per aumentare il senso di comunità, partecipazione così come la prossimità sia attraverso le tecnologie che i poli sociali di comunità”.

San Lazzaro è un comune bolognese di circa 32.000 abitanti: “è una cittadina che anche fisicamente si presta a fenomeni di isolamento che spesso non sono chiaramente percepibili” dice d’Alena “ma dove comunque non mancano luoghi come biblioteche, spazi culturali e sociali che possono essere abitati con l’obiettivo di aumentare la coesione tra le persone”.

È in questa direzione che si inserisce l’ultima delega: quella di assessore alle Politiche per la Felicità: “l’utilizzo della parola felicità non è uno slogan” spiega D’Alena “bensì un’espressione in grado di arrivare a tutti dai più giovani ai più anziani”.

Si può misurare la felicità? Indicatori, determinanti e sfide future per il ben vivere sociale

La felicità è strettamente collegata al benessere e designare un assessore proprio alla felicità significa quindi sottolineare come il benessere dei cittadini per il Comune sia una priorità. Come si può perseguire questa felicità? per l’amministrazione di San Lazzaro la risposta è semplice: attraverso la coesione sociale e le relazioni di comunità.

Il benessere infatti, come definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non è soltanto fisico ma anche mentale e da ultimo sociale2. Il benessere sociale, in particolare, interessa i rapporti che si instaurano con le altre persone e l’ambiente esterno. Più una persona si sente soddisfatta e realizzata dai rapporti sociali che intrattiene più il proprio livello di benessere sarà alto; al contrario invece isolamento e solitudine riducono il livello di benessere sociale degli individui.

La realizzazione di progetti sociali rappresenta una modalità efficace per contrastare l’isolamento, l’impoverimento e l’esclusione sociale favorendo appunto legami e relazioni tra individui di uno stesso territorio (Cecchi, Gianesin e Poy 2015). La realizzazione di servizi pubblici collaborativi, in quest’ottica, permette di creare legami tra gli individui aumentando la coesione sociale e diminuendo l’isolamento; in altre parole aiuta ad accrescere i livelli di benessere sociale dei cittadini di una comunità.

In conclusione, c’è la necessità, di creare luoghi in cui si possono far nascere queste relazioni ed è una sfida che D’Alena ha accolto senza remore: “ora ho la possibilità di muovermi non solo da tecnico e da attivista ma soprattutto da amministratore e di cambiare il mio punto di vista” ossia osservando i temi di cui ha sempre trattato da altre prospettive e con una lente diversa: quella dell’assessore. Continua “sono contento di avere questa possibilità e sento la responsabilità di fare bene in un territorio che con molta umiltà sto iniziando a conoscere”.


Per approfondire

  • Cecchi D., Gianesin C., Poy S. (2015). Buone pratiche nei progetti sulla coesione sociale: alcune riflessioni a partire da un caso studio. Rivista delle Politiche Sociali, 1/2015
  • Guarna A. R., Maino F. (2024). Agire insieme per cambiare il welfare: quale ruolo per le pratiche collaborative?. Rivista Impresa Sociale, 2/2024
  • Istat (2024). Rapporto BES 2023
  • Manzini E., D’Alena M. (2024) Fare assieme: una nuova generazione di servizi pubblici. Egea. Milano
  • Mazzantini M. (2012) Nessuno si salva da solo. Mondadori. Milano
  • OMS (1946) Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. New York

 

Note

  1. Si fa a riferimento allo sforzo e alla volontà di mettere al centro delle scelte pubbliche il capitale sociale e umano. La dimensione di prossimità valorizza e attiva reti di discussione e pratica, cercando di individuare strumenti e innovazioni amministrative in grado di abilitare il potenziale civico per proporre nuovi modelli di gestione della città. Clicca qui per approfondire.
  2. Preambolo alla costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità come adottato dalla Conferenza Internazionale della Sanità,New York, 19-22 giugno 1946.
Foto di copertina: Diva Plavalaguna, Pexels.com