4 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Il progetto Paidia ha già percorso metà del suo itinerario (che finirà a dicembre 2025) e questi ultimi mesi sono stati l’occasione per fare il punto e raccogliere un po’ di idee. Alcune di queste, anche se indirettamente, hanno a che fare con il dibattito sull’autonomia differenziata, da poco approvata dal parlamento italiano.

A parere di chi scrive, l’approvazione della riforma sull’autonomia differenziata in Italia apre scenari inediti e complessi. Come sociologo che da alcuni anni si occupa di innovazione sociale e welfare locale, ritengo che l’autonomia in generale rappresenti al contempo un’opportunità e un rischio per i territori e le loro comunità. Nel caso della citata riforma, ritengo ci sia il serio pericolo di aumentare le disuguaglianze di un Paese già molto diseguale.

Questo giudizio non viene dal nulla. Il welfare locale, di cui mi occupo anche attraverso Paidia, rappresenta un importante campo di apprendimento e riflessione in merito a questo dibattito. Esso infatti è per sua natura, da sempre, un campo di tensione tra spinte alla “territorializzazione“, ovvero alla ricerca di soluzioni adattate ai bisogni e alle risorse locali, e spinte all'”universalismo“, cioè alla garanzia di diritti e servizi uguali per tutti i cittadini indipendentemente da dove vivono. La storia e le traiettorie di sviluppo del welfare locale in Italia, quindi, ci possono aiutare a comprendere perchè l’autonomia rischia di accentuare le disparità tra Regioni ricche e povere, ma può anche favorire l’emergere di soluzioni innovative, se ben progettata e governata.

In Veneto, proprio grazie al progetto Paidia, da oltre un anno stiamo mappando e analizzando il sistema di servizi per l’infanzia 0-3 anni. Abbiamo censito più di 1.000 servizi, di varia natura e vocazione, dai nidi tradizionali ai professionisti dell’infanzia passando per i nidi in famiglia, e coinvolto direttamente oltre 100 operatori e operatrici in percorsi formativi che si sono concentrati sul rafforzamento delle competenze pedagogiche e il supporto a percorsi di innovazione organizzativa e sociale. Ciò che emerge è un panorama estremamente variegato, con territori ad alta densità e varietà di servizi e altri molto più poveri e frammentati. Il tutto in una stessa Regione.

Formazione e rete: i risultati della prima fase di mappatura di Paidia

Queste differenze non sono casuali ma frutto di traiettorie di sviluppo di lungo periodo che tendono a riprodursi nel tempo per effetto di meccanismi di “path dependency“. In altre parole, le scelte fatte in passato in termini di investimenti, politiche, assetti istituzionali tendono a condizionare le opportunità future dei territori, rendendo difficile cambiare rotta. Ciò avviene sia per ragioni di rigidità organizzativa che per vincoli politici ed elettorali, che in diverso modo rendono difficile cambiare le cose, anche quando si hanno le migliori intenzioni.

In tal senso, l’autonomia offre nuove opportunità ai territori ma queste sono largamente influenzate dalle precedenti stagioni di governo, che possono rappresentare un’eredità utile oppure una zavorra per i processi di innovazione e cambiamento istituzionale.

In Veneto, ad esempio, l’ampia presenza di servizi per l’infanzia privati e la limitata presenza pubblica ha favorito la concentrazione di tali servizi nei centri urbani più grandi a scapito di quelli minori, dove sono nate forme private di servizi originali e flessibili come i nidi in famiglia, senza tuttavia riuscire a sopperire completamente alle lacune dell’offerta complessiva, che a sua volta limita la partecipazione femminile al mercato del lavoro o aggrava i compiti di cura affidati alle generazioni più anziane.

In modo simile, questa organizzazione ha limitato le possibilità di formazione e supervisione per il personale di questi servizi all’infanzia, stretto tra limiti economici e modelli organizzativi che privilegiano l’erogazione dei servizi al rafforzamento delle competenze del personale. Modificare questi aspetti, che si sono storicamente sedimentati nel territorio regionale, è difficile, per alcuni impossibile, perché richiederebbe di intervenire su assetti di potere e distribuzione delle risorse sedimentati nel tempo, che continuano a generare il paradosso per cui una delle tre Regioni più produttive e ricche del Paese conosce tassi di partecipazione femminile al mercato del lavoro da media classifica, riducendo così il potenziale di sviluppo economico e sociale del territorio.

Servizi per l’infanzia: il progetto Paidia entra nel vivo

Da tutto ciò comprendiamo che i processi di territorializzazione vanno quindi interpretati nella loro complessità, evitando giudizi affrettati. Molto dipende da come vengono governati, da come si organizzano i territori, da come sanno fare i conti con la propria storia e dalla capacità di includere nei processi decisionali attori in grado di leggere le trasformazioni sociali ed economiche in atto e di rappresentare gli interessi di gruppi sociali distinti e diversamente posizionati rispetto alle risorse e ai luoghi delle decisioni. Si tratterebbe quindi, in linea con quanto proposto da Barbera, di gestire il processo di progettazione dell’autonomia creando spazi di discussione e di azione politica aperti e inclusivi, in grado di valorizzare le differenze territoriali invece di cercarne l’omologazione come invece sembra fare l’autonomia differenziata da poco varata.

In questo senso, progetti come Paidia possono rappresentare utili “palestre di apprendimento” per sperimentare nuove soluzioni e produrre conoscenza e, in tal senso, ridefiniscono il ruolo dei centri di ricerca e dell’Università in ottica di terza missione e public engagement. I dati e le esperienze che stiamo raccogliendo sui servizi per l’infanzia iniziano infatti a restituire un quadro informativo prezioso per orientare le politiche regionali e locali. Da questo punto di vista, il prezioso lavoro che sta svolgendo Con i bambini e più in generale il Fondo per il contrasto della povertà educativa, genera degli effetti che potranno andare ben oltre il campo specifico di azione e in tal senso c’è da sperare che sapremo far tesoro dei molti dati e delle esperienze che da tali iniziative sono stati prodotti in questi ultimi anni e saranno generati in futuro.

 

 

 

Foto di copertina: Generata con DALL·E di OpenAI su prompt di Secondo Welfare