5 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Una delle carenze maggiori del nostro sistema di welfare è quella che riguarda i “primi 1000 giorni” che, come è noto, comprendono il periodo dal concepimento al secondo compleanno. Questo è il tempo in cui sono maggiori le opportunità per una crescita e sviluppo ottimale come pure le vulnerabilità a fattori di rischio di vario tipo, gran parte dei quali riguardano il contesto familiare. Per questo motivo – come direbbero gli economisti – è il tempo in cui gli investimenti generano il massimo ritorno per le persone così come per la società. Ed è quindi il tempo in cui è meglio farli, questi investimenti.

Quella rapida evoluzione dei bisogni, che restano senza risposta

Nonostante il progressivo venir meno dei supporti al carico di cura per i figli e figlie forniti dalla famiglia allargata e dal suo sistema di relazioni informali, lo Stato continua a delegare alle famiglie le risposte ai crescenti bisogni sociali riguardanti di conciliazione tra carichi di cura familiari e lavoro, di contenimento e sostegno affettivo, e di punti di riferimento educativi.

Solo una minoranza delle donne infatti usufruisce di un percorso di accompagnamento alla nascita. Carenze organizzative e amministrative del servizio pubblico impediscono la piena fruibilità dell’esenzione di pagamento per gli esami da farsi in gravidanza e in ancora troppi punti nascita i diritti fondamentali relativi ad esempio al contatto precoce e continuato tra mamma e bambino. Pur definiti da raccomandazioni e linee guida, non sono garantiti, né si pone sufficiente attenzione a rilevare eventuali difficoltà nello stato di salute mentale della madre.

Quanto sono “mother friendly” le Regioni italiane?

Dopo la nascita, il quadro peggiora ancora, configurando un lungo periodo durante il quale i neogenitori non ricevono alcun supporto nella costruzione della loro esperienza genitoriale. Diversamente da quanto accade in molti Paesi europei ed extraeuropei, le madri non ricevono, se non in alcune molto limitate esperienze, visite domiciliari per sostenere l’allattamento e per prendersi cura di eventuali problemi del puerperio. Al contempo, i padri hanno diritto al più esiguo periodo di congedo – solo 10 gg introdotti di recente e non per tutte le categorie dei lavoratori – tra tutti i paesi UE; non vi sono, tranne alcune esperienze che nel complesso non raggiungono che un 4-5% delle famiglie spazi dedicati ai neogenitori dove possano essere accompagnati alla scoperta dei bisogni evolutivi del bambino o della bambina e delle buone pratiche per favorirne lo sviluppo.

Fino al terzo anno di vita, solo una minoranza di bambini e bambine, molto esigua in particolare al Sud e in zone interne, può accedere a servizi educativi.

Congedi paternità, l’80% degli uomini ritiene inadeguati 10 giorni

E ancora: sono poche le realtà in cui i neogenitori ricevono una compiuta informazione, a partire dal periodo prenatale, sui servizi disponibili nella comunità di residenza, ancor meno quelle in cui i diversi servizi (di salute, educativi, culturali, sociali) operano congiuntamente per facilitare i percorsi dei neogenitori e la piena fruizione dei benefici previsti dalla legislazione nei primi 1000 giorni. Questo vale per tutti ma, soprattutto, per quanti si trovano a fronteggiare difficoltà specifiche di carattere economico, medico o psicosociale. In questo senso, i benefici economici per i nuclei familiari con bambini e bambine sono ancora insufficienti per le famiglie con redditi bassi.

Queste carenze vengono pagate care: dai genitori stessi, che vivono una solitudine sempre maggiore e perdono l’opportunità di vivere appieno un periodo cruciale della loro esperienza genitoriale; dai bambini e dalle bambine, che non ricevono quello a cui hanno pieno diritto in termini di cure responsive, opportunità di crescita e sviluppo; dalla società, che oltre a veder aggravare progressivamente il calo della natalità, non riesce a prevenire l’insorgere precoce di diseguaglianze e una diffusa perdita di potenziale di sviluppo.

La necessità di un sistema universale, coordinato e partecipato sui primi 1000 giorni

È quindi urgente che sia lo Stato che gli enti locali intervengano, di concerto, per colmare questa carenza, utilizzando fondi che pur esistono (ad esempio il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, PON inclusione, Piano Garanzia Infanzia).

I due principi cardine attorno al quale costruire un sistema di welfare sui primi 1000 giorni sono l’approccio universalistico, preventivo e non solo riparativo, commisurato ai bisogni e l’intersettorialità. Il primo stabilisce che tutte le famiglie con bambini e bambine o in attesa debbano essere accompagnate e sostenute, perché i bisogni di supporto sono oggi di tutti anche se di diversa intensità e complessità e perché è fondamentale che partecipare a incontri di accompagnamento alla nascita o ricevere una visita domiciliare sia considerato quale diritto e come norma generale, non come una definizione di svantaggio sociale. Il secondo riconosce che bisogni di salute, bisogni sociali, bisogni che attengono alla sfera psico-educativa e a quella culturale non possono essere scissi, e quindi le risposte vanno definite in modo coordinato, collaborativo e coerente tra i vari soggetti.

Accompagnare i genitori che vivono in terreni incerti

Le componenti di un sistema di welfare che risponda ai bisogni emergenti nei primi 1000 giorni dovrebbero includere:

  • Un’offerta di percorsi di accompagnamento alla nascita con inizio nel secondo trimestre e continui per i primi sei mesi dopo la nascita, e che preveda il coinvolgimento dei padri anche con incontri dedicati dedicati e che si avvalga anche di un sistema di visite domiciliari nel primo anno di vita;
  • Punti nascita che, oltre a far sì che l’evento nascita sia, per quanto possibile in considerazione delle condizioni della donna e del bambino o della bambina, centrato sul contatto immediato tra madre e bambino o bambina e la partecipazione del padre, informi e indirizzi i genitori sui servizi e le opportunità disponibili sul territorio;
  • Un sistema educativo integrato 0-6 che preveda sia un’offerta di spazi di incontro e accompagnamento alla genitorialità che si rivolga a tutte le famiglie, prevedendo attività in compresenza di caregiver, bambini e bambine a partire dalla nascita e un’offerta di nidi che, oltre a coinvolgere quanto più possibile i genitori nel progetto educativo e le sue motivazioni, si apra anche a tutte le famiglie con bambine e bambini residenti;
  • Una pediatria di famiglia attrezzata anche al dialogo con le famiglie sui temi dello sviluppo, utilizzando a questo fine i bilanci di salute programmati nelle diverse età;
  • Un sistema culturale (biblioteche, musei) che si apra alle famiglie con bambine e bambini piccoli, facilitandone l’accesso sia con dei voucher sia con personale che abbia ricevuto una formazione sull’ accoglienza e il dialogo con famiglie con bambine e bambini e sui materiali appropriati;
  • Centri bambini e famiglie o servizi analoghi, come i Villaggi per Crescere, che forniscano, anche in modo proattivo e inclusivo, informazioni sui servizi e le opportunità esistenti per bambine, bambini e loro genitori e forniscano, in collaborazione con i servizi sanitari e quelli educativi, un sistema di viste domiciliari universale che copra per lo meno i primi 12 mesi.

Un’agenda concreta per agire (velocemente) sulla natalità italiana

Un tale sistema di servizi e opportunità sui primi 1000 giorni andrebbe governato da tavoli istituiti su iniziativa dei Comuni (singoli o associati in Ambiti Territoriali Sociali) e comprendenti i suoi servizi assieme a quelli dell’Azienda Sanitaria o di suoi Distretti, agli Istituti Scolastici e di Alta Formazione, agli Enti del Terzo Settore, ricercando la collaborazione delle aziende principali che insistono sul suo territorio, che hanno interesse sia a promuovere il benessere dei loro dipendenti neogenitori che a contribuire alla comunità. Tali tavoli hanno il compito di mettere in rete le risorse, creare una base condivisa di conoscenze e formulare piani di intervento coinvolgendo in questo le famiglie.

 

Per approfondire il tema del welfare nei primi 1000 giorni

  • Tamburlini G. (2023), I bambini in testa. Prendersi cura dell’infanzia a partire dalle famiglie, Roma, Il Pensiero Scientifico.
  • Campagna Europea First Years First Priority
  • Progetto europeo 4Eparent che fra i suoi obiettivi ha il maggior coinvolgimento dei padri nelle cure el’aumento del periodo del congedo di paternità in Italia.
  • Nurturing Care Framework, documento che fornisce indicazioni e raccomandazioni su come investire nelle prime epoche della vita, a partire dalla gravidanza fino al terzo anno di vita; è stato prodotto dall’OMS, dall’Unicef, dalla Banca mondiale e dalla Partnership per la Salute materno-infantile.
  • VV. (2024), Con le Famiglie. Ruolo e potenzialità degli spazi per genitori, bambine e bambini nell’ambito del sistema dei servizi 0-6; dai Centri bambini e famiglie ai Villaggi per Crescere, Trieste, Centro Salute Bambino.
  • Un Villaggio per Crescere, progetto nazionale che prevede spazi gratuiti per bambine e bambini da 0 a 6 anni con i loro genitori.