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Abitare e anziani (fragili): evidenze e spunti per coprogettare nuove forme di housing

L’invecchiamento della popolazione comporta un aumento della longevità, ma anche un maggiore rischio di solitudine. Nel tentativo di supportare le persone nell’invecchiare, e più nello specifico “nell’invecchiare bene”, Governi, imprese private, Terzo Settore e comunità locali stanno avanzando nuove proposte e soluzioni. Come possono essere implementate positivamente? È il tema trattato dal Rapporto “Abitare e anziani (fragili): evidenze e spunti per coprogettare nuove forme di housing” promosso da Fondazione Turati e scritto da Chiara Lodi Rizzini, Manuela Verdino e Franca Maino di Percorsi di secondo welfare.

Una popolazione che invecchia

Quasi 14 milioni di over-65, la metà dei quali ultrasettantacinquenne, posizionano l’Italia tra i Paesi più vecchi al mondo. L’aumento dell’aspettativa di vita, una conquista della modernità, si accompagna però a un maggior numero di anni che le persone rischiano di vivere in condizione di parziale o totale mancanza di autonomia funzionale e/o cognitiva.
Con riferimento alla sfida demografica è quindi necessario, oltre che urgente, investire su nuove politiche per l’invecchiamento e la longevità tenendo conto dei bisogni – diversificati in relazione alle diverse fasi della vita oltre i 65/70 anni – e delle potenzialità associate al progresso della medicina e dello stato di salute della popolazione. Tra i bisogni ci sono anche quelli legati all’abitare  e la crescente attenzione verso le conseguenze della transizione climatica sul welfare considerando al contempo rischi e potenzialità della transizione digitale.

In cerca di nuove soluzioni per l’abitare degli anziani

In questo quadro l’investimento principale dovrebbe ruotare intorno alla costruzione di “comunità amiche della longevità” che favoriscano la predisposizione di ambienti e spazi urbani e periurbani idonei a favorire un invecchiamento sano e una longevità attenta alla progressiva trasformazione dei bisogni eco-sociali. Lo scopo è promuovere una vita longeva (a cominciare dall’infanzia) favorendo scambi e sinergie intergenerazionali. Il costo dei supporti e dei servizi di cui si ha progressivamente maggior bisogno con l’avanzare dell’età può essere contenuto grazie al mutuo aiuto dei vicini, alla condivisione dei servizi e alla presenza del welfare di prossimità. È possibile promuovere un cambiamento culturale nelle generazioni attuali creando condizioni che inducano stili di vita sani e comportamenti aperti alle relazioni. E, infine, che il coinvolgimento civico degli anziani produce effetti benefici reciproci per l’anziano e per la comunità in cui vive ed è inserito, trasformando la vecchiaia da costo in risorsa collettiva.

Struttura del Rapporto

Il rapporto è strutturato in cinque capitoli. Il primo introduce il tema dell’invecchiamento della popolazione in relazione alla casa, che con l’avanzare dell’età da luogo di affetti, sicurezza e protezione essa può diventare luogo di isolamento e fonte di pericolo. Il secondo presenta l’oggetto, la metodologia e gli obiettivi della ricerca. Il terzo analizza i casi studio degli interventi finalizzati alla permanenza a casa propria, homesharing e il senior housing. Il quarto capitolo esamina i punti di forza e le criticità dei casi studio. Il quinto contiene le riflessioni conclusive.

 

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Foto di copertina: Fondazione Turati