Il 6° rapporto dell’Osservatorio Long Term Care (OLTC) di CERGAS SDA Bocconi, supportato da Essity, analizza il settore Long Term Care interrogandosi rispetto al tema della sua sostenibilità futura. Il settore appare attraversato da una crisi che perdura dal periodo conseguente la pandemia di Covid-19 la cui risoluzione richiede interventi strutturali a più livelli. Come abbiamo scritto in un precedente articolo i temi legati alla sostenibilità economica, del personale e dei modelli di servizio sono al centro di questa crisi. E mentre altri Paesi europei (Francia, Germania e Svezia) hanno avviato percorsi di riforma che intercettano proprio questi aspetti il sistema italiano è ancora lontano dall’intraprendere cambiamenti orientati in tale direzione.

Tentativi di riforma per la non autosufficienza in Italia

Il settore LTC ha attraversato a livello internazionale un periodo di significativi cambiamenti, culminato con la pandemia di Covid-19. Negli ultimi decenni l’Italia, a differenza di numerosi Paesi dell’Unione Europea, non ha riformato in modo sostanziale il suo sistema di welfare pubblico per la non autosufficienza, nonostante il Paese viva le stesse pressioni socio-demografiche. Il 6° rapporto OLTC ha analizzato lo stato del settore rispetto alle dimensioni di sostenibilità economica, del personale e dei modelli di servizio (per approfondire leggi qui). Con la stessa prospettiva ha analizzato anche i contenuti della riforma del sistema della Long Term Care in Italia (di cui la Figura 1 offre una sintesi1) cercando di comprendere se direttamente o indirettamente toccassero temi legati alla sostenibilità del settore. Questo non era un obiettivo esplicito della riforma ma, come detto, è una priorità sostanziale date le caratteristiche attuali del settore.

Figura 1. Un confronto tra la proposta di riforma del Patto per il nuovo welfare del 1° marzo 2022, la Legge n.33 del 23 marzo 2023 e lo schema di decreto legislativo del 25 gennaio 2024 Nota: la tabella è frutto dell’elaborazione critica degli autori e non rispecchia necessariamente in maniera letterale il contenuto dei documenti di riferimento.

Sotto il profilo dalla sostenibilità economica, la Riforma non si interroga su come il sistema pubblico affronterà il rapidissimo incremento del numero di cittadini anziani non autosufficienti, non prevedendo una rimodulazione o incremento dei fondi disponibili per gli interventi dedicati ai cittadini. La possibile integrazione tra fondi pubblici e privati non è stata ancora oggetto di chiare indicazioni. Inoltre l’ipotesi di revisione degli standard dei servizi e i relativi modelli di finanziamento, citata nei lavori preparatori, non ha ancora trovato spazio nella Riforma, che li lascia ancora alla responsabilità (ed eterogeneità) regionale.

Rispetto alla sostenibilità dei modelli di servizio, la Riforma non entra nel merito della relazione tra setting domiciliare e residenziale né dà indicazioni rispetto all’evoluzione della filiera dei servizi, lasciando in questo caso spazio a sperimentazioni future. D’altro canto, la Riforma ha invece lavorato sul percorso di presa in carico, agendo sia sull’accesso (attraverso i Punti Unici di Accesso, PUA) che sulla modalità di valutazione del bisogno. Questo è un primo passo per riportare al centro il legame tra bisogni e servizi, che deve però essere legato a una riflessione sui contenuti dei servizi stessi.

Infine, nella Riforma rimangono assenti considerazioni sulla sostenibilità del personale specialmente per il fatto che, come sottolineato, non si è ancora entrati nel merito di come dovrebbero evolvere i servizi e, di conseguenza, le professionalità richieste. Infine, la Riforma cita i caregiver informali ed in particolare gli assistenti familiari nella logica di formalizzare la situazione esistente, ma non di farla evolvere.

In sintesi, quanto fatto sinora è certamente un passo avanti ed uno sforzo migliorativo del sistema di LTC italiano esistente, ma non si interroga in maniera strutturata sul suo futuro prossimo.

Le esperienze di riforma in Francia, Germania e Svezia

I Paesi selezionati nel 6° Rapporto OLTC risultano utili al dibattito sull’evoluzione del settore italiano e possono fornire importanti spunti in relazione alle tre dimensioni di sostenibilità considerati nella ricerca.

Rispetto alla sostenibilità economica e delle fonti di finanziamento, si osserva come la Francia dal 2019 abbia intrapreso un percorso per riorganizzare diverse fonti di finanziamento esistenti, anche attraverso l’integrazione di risorse sanitarie e sociali. Differentemente, la Germania ha progressivamente aumentato l’aliquota contributiva nel periodo 2015-2017 e nel 2019. Meno critica risultava la situazione svedese, grazie a solide risorse pubbliche a disposizione.

Figura 2. Riforme e cambiamenti nei settori Long Term Care di Francia, Germania e Svezia

Considerando la sostenibilità dei modelli di servizio, nel 2021 la Francia ha riorganizzato i servizi di assistenza domiciliare, unificando le tre tipologie esistenti (SAAD, servizi domiciliari per anziani non autosufficienti, SSIAD, servizi infermieristici a domicilio, e SPASAD, servizi polivalenti al domicilio) per garantire maggiore flessibilità e coerenza tra bisogni e offerta. In Germania, invece, le riforme 2015-2017 hanno introdotto la nuova valutazione del bisogno di cura, ampliando il potenziale bacino di utenza e tenendo in considerazione sia disabilità fisiche che restrizioni dovute a malattie mentali o disturbi psicosomatici. In Svezia, si è proceduto a rafforzare l’integrazione tra assistenza sanitaria e socio-assistenziale, attraverso un miglior coordinamento tra servizi sanitari regionali e assistenza sociale dei comuni, e si è investito sulla prevenzione attraverso la prescrizione sociale, ad esempio di pratica sportiva, da parte dei medici.

Infine, in riferimento alla sostenibilità del personale, in Francia nel 2021 si è proceduto alla revisione dei contratti collettivi nazionali del settore per adeguarli al costo della vita e alle nuove professionalità emergenti. Similmente, in Germania dal 2019 sono stati introdotti miglioramenti salariali e dal 2022 le assicurazioni non possono contrattualizzare gestori che non garantiscano il salario minimo al proprio personale. La Svezia sconta invece alcune criticità relative alle competenze linguistiche del personale impiegato, motivo per cui dalla pandemia di Covid-19 alcuni comuni hanno imposto nuovi requisiti linguistici.

Soluzioni e non-soluzioni a problemi comuni

La Riforma italiana ad oggi non contempera interventi che mirino alla sostenibilità economica, del personale e dei modelli di servizio, che pur sono fondamentali per garantire adeguate condizioni di funzionamento del settore LTC nel medio-lungo periodo. Consapevoli che nessun modello è perfetto, questa comparazione intende offrire al dibattito una prospettiva su come Paesi con cui siamo soliti confrontarci guardano a sfide simili, evidenziando punti di forza e di debolezza nelle diverse scelte di policy per sostenere i nostri decisori nel definire il futuro della LTC.

 

 

Note

  1. Le sigle utilizzare nella figura:
    SNAA: Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente
    CIPA: Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana
    PUA: Punti Unici di Accesso
    PAI: Piano Assistenziale Individualizzato
Foto di copertina: Lina, Pexels