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 Secondo Welfare si è sempre occupato di lavoro, delle sue modalità e delle condizioni di lavoratori e lavoratrici. Dallo scoppio della pandemia in poi, lo smart working si è imposto come argomento all’ordine del giorno, che con il tempo ha visto cambiare le lenti con cui veniva analizzato. Sul tema, riceviamo e pubblichiamo questo contributo di Marino Pezzolo, attualmente dottorando presso l’Università degli Studi di Urbino.

Lo smart working è stato uno strumento molto utilizzato durante la pandemia di Covid-19. Nonostante una diffusa narrazione che ne vedrebbe una sostanziale riduzione dopo l’emergenza sanitaria, i numeri raccontano una situazione diversa. Lo evidenziano anche i risultati della ricerca del 2023 dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano: dopo i picchi della pandemia di Covid-19 si registra un progressivo aumento negli ultimi due anni. Nel 2023 i lavoratori in smart working nel nostro Paese sono circa 3,585 milioni, in leggera crescita rispetto ai 3,570 milioni del 2022, ma ben il 541% in più rispetto al periodo pre pandemico.

Per questa ragione diverse imprese stanno lavorando per incrementare la consapevolezza dei propri collaboratori proprio sul tema dello smart working e sui servizi che le aziende mettono a disposizione in questo ambito. Il tema, è giusto sottolinearlo, non tocca solo le grandi imprese, che mediante cospicue risorse finanziarie sono in grado di promuovere più facilmente e affrontare meglio gli effetti negativi di una politica legata al lavoro da remoto. Anche le PMI infatti giocano un ruolo in questa partita.

Nel mio percorso di dottorato ho approfondito questo tema, incontrando in particolare una PMI lombarda molto attiva nel campo dello smart working: si tratta di Way2Global, azienda attiva nei servizi di traduzione e comunicazione per il business in tutte le lingue. Di seguito ne racconto il caso.

Il progetto Anywhere Office di Way2global

Con l’obiettivo di coinvolgere attivamente tutte le persone dall’azienda Way2Global ha promosso Anywhere Office, una formula di smart working integrale, cioè dove i dipendenti dell’impresa possono scegliere di svolgere l’attività lavorativa anche in modalità full time da remoto senza una routine quotidiana nell’ufficio dell’impresa.

Come altre aziende, anche Way2Global ha adottato lo smart working integrale per tutelare salute e sicurezza dei dipendenti durante la pandemia da Covid-19. Questa scelta ha rivoluzionato il modo di gestire, comunicare e promuovere l’attività lavorativa, e ha dato luogo a un nuovo modello organizzativo del lavoro full remote che nel post pandemia si è deciso di rendere strutturale e continuare a offrire come opzione a tutti i dipendenti.

Nel corso della mia attività di ricerca ho approfondito, in particolare, tre temi relativi al sistema di lavoro full remote promosso dall’azienda: flessibilità lavorativa, riduzione dello stress e legami sociali tra dipendenti.

Flessibilità lavorativa: pro e contro

Il tema della flessibilità lavorativa rappresenta l’elemento di maggior interesse per le imprese e i dipendenti che decidono di intraprendere un’esperienza di full remote working. La flessibilità consente ai lavoratori di non essere fisicamente presenti nei luoghi della propria organizzazione e di offrire il proprio contributo anche in orari diversi da quelli abituali.

Alcuni dipendenti di Way2Global hanno evidenziato come questa scelta di flessibilità lavorativa abbia portato dei benefici nella propria quotidianità, a partire dalla riduzione del pendolarismo quotidiano verso il posto di lavoro. In questo senso, un articolo de Il Sole 24 Ore stima in media 43 minuti il tragitto casa-lavoro nella città di Milano. I dipendenti di Way2Global hanno sottolineato come questo tempo possa essere impiegato per attività extralavorative.

Allo stesso tempo, la flessibilità lavorativa ha un’altra faccia della medaglia: coloro che praticano lo smart working integrale sono più frequentemente vittime di forme di tecnostress e overworking. Per scongiurare questi rischi, il manager svolge un ruolo fondamentale: i dipendenti con un responsabile attento alla gestione del tempo (che assegna obiettivi chiari, elargisce feedback utili e costruttivi, aiuta la crescita professionale e fornisce indirizzi strategici) hanno livelli di soddisfazione e prestazioni migliori rispetto a chi ha manager che non sono dotati di queste caratteristiche.

Un altro fattore fondamentale riguarda la formazione intensiva a base di soft skill che l’azienda può offrire ai dipendenti per accrescerne competenze e capacità di gestione autonoma del lavoro.

Riduzione dello stress

Altro tema oggetto della ricerca sul campo è stata la riduzione dello stress e la maggiore concentrazione che possono derivare da un’attività lavorativa condotta integralmente in smart working.

I dipendenti di Way2Global hanno osservato come lo smart working ricopra un ruolo fondamentale anche per chi necessita di concentrazione e di quiete per lavorare. Non sono poche, infatti, le attività lavorative che richiedono una maggiore concentrazione che la vita d’ufficio non può garantire per via delle interruzioni e delle interazioni con i colleghi. Un passaggio fondamentale per realizzare migliori condizioni di lavoro presso gli Home Office è la predisposizione della strumentazione utile come la configurazione di postazioni ergonomiche.

Way2Global ha introdotto una politica per allestire veri e propri uffici presso l’abitazione dei dipendenti, con la possibilità di riorganizzare gli spazi in maniera più funzionale nelle abitazioni più piccole. Questa grande flessibilità lavorativa, allo stesso tempo, ha inoltre permesso ai lavoratori di trasferirsi anche in zone più periferiche e meno costose rispetto alla città di Milano.

Legami sociali

Il terzo aspetto, senza dubbio l’elemento maggiormente dibattuto, è quello della coesione e dei legami sociali tra i dipendenti in regime di smart working integrale. Anche l’Osservatorio Smart Working osserva come lo smart working integrale possa avere un impatto negativo sull’inclusione e sulla coltivazione dei legami sociali. Quello che viene meno nelle aziende full remote sono proprio i momenti informali di confronto e condivisione con i colleghi del proprio ufficio oppure di altre aree.

In ufficio le occasioni si creano spontaneamente durante la pausa pranzo, nei corridoi oppure davanti alla macchina del caffè. Inoltre l’introduzione del full smart working non deve far dimenticare anche l’attenzione che bisogna avere per i dipendenti che sono in azienda da poco tempo.

In questo senso Way2Global si è adoperata per offrire ai propri dipendenti la possibilità di lavorare (e incontrarsi) in spazi di co-working. Uno spazio di questo tipo crea le occasioni per attività formative nuove, workshop ed eventi utili a instaurare relazioni lavorative fruttuose. Inoltre, per favorire conoscenza reciproca, socializzazione e team building tra i lavoratori, Way2Global programma sistematicamente iniziative di incontro, riunioni e giornate di lavoro in presenza sia plenarie sia per reparto.

Non solo produttività

Alla luce di queste premesse, dalle analisi svolte emerge come le imprese che intendono perseguire un modello di full remote working debbano tenere conto degli elementi positivi e negativi della flessibilità lavorativa, della riduzione dello stress e dei legami sociali tra i dipendenti. Per capire come far fronte a questo fenomeno, le imprese dovrebbero applicare lo smart working come uno strumento innovativo del mercato del lavoro. La prospettiva gestionale e organizzativa fa emergere, secondo i dati dell’Osservatorio smart working, un aumento della produttività per i lavoratori in smart working. Allo stesso tempo, per i temi precedermene segnalati, è fondamentale non tralasciare la prospettiva sociale e del benessere delle persone.

 

Foto di copertina: Daria Mamont, Unsplash.com