Conoscere una lingua straniera è una competenza sempre più importante per la propria carriera lavorativa e che apre numerose opportunità anche in altri ambiti. Per impararla al meglio bisognerebbe visitare i Paesi in cui la sia parla e conoscere persone e culture diverse, ma l’impresa non sembra essere alla portata di chiunque.
Con il digitale si sono però aperte nuove strade.
Elena Landone, docente di Linguistica e didattica della lingua spagnola presso l’Università degli Studi di Milano, da qualche anno adotta il metodo del video shadowing che permette di portare virtualmente i suoi alunni e le sue alunne in giro per il mondo per poter apprendere la lingua grazie a un confronto diretto con la vita delle persone che quella lingua la parlano tutti i giorni.
Osservare per conoscere
Il video shadowing è un metodo adottato presso l’Università degli Studi di Milano grazie a un finanziamento europeo ed è stato realizzato da un gruppo di ricerca e approfondimento formato dalla professoressa Landone con studenti e studentesse del suo corso.
Come ci spiega lei stessa, “consiste nell’applicazione in formato di video di una tecnica denominata appunto shadowing, tipica della ricerca sociologica e antropologica e che esiste già da molti anni“. Nella pratica, consiste in una video connessione fra due persone che si trovano in luoghi diversi. Applicato alle lingue straniere, permette di imparare una lingua straniera ma anche di acquisire, al tempo stesso, competenze di mediazione interculturale.
In pratica, le due persone fanno una videochiamata in un contesto di quotidianità, condividendo momenti della loro vita ordinaria. “La connessione avviene su appuntamento, non è mai a sorpresa e non prevede mai alcun tipo di registrazione o videoregistrazione. In pratica è un live sulla vita di un’altra persona” ci dice Landone.
Come spiega la docente, il collegamento è organizzato attraverso un incontro conoscitivo delle persone e una formazione sulla tecnica. Lo studente videochiama un partner straniero, ad esempio durante una cena familiare. La persona che sta imparando osserva, prende appunti e note “sul campo”, annotandosi tutti quegli elementi linguistici ma anche culturali che attraggono la sua attenzione: “parole nuove, modi di dire, espressioni e rituali che vede“. La sessione può durare da 10 minuti a 2 ore.
Confrontarsi per migliorare
L’attività si basa dunque su una collaborazione reciproca; “lo applichiamo in tandem”, sottolinea Landone, mettendo a confronto due persone che poi, però, continuano anche quando termina la chiamata e si conclude la sessione live.
I partner si ritrovano infatti in un momento successivo di apprendimento fra pari. “La persona “ombra” che ha preso nota durante la live” spiega ancora Landone “sottopone le sue curiosità al partner madrelingua, il quale risponderà in quanto parlante della lingua” e non in base a competenze specifiche. Non è un esperto, ma è un pari“.
L’apprendimento della lingua, quindi, passa proprio attraverso una conoscenza viva della lingua, un po’ come avviene quando si viaggia fisicamente. “Si impara così la lingua di tutti quei contesti che non ci sono mai nei materiali didattici e nei libri di lingua“; insomma, si impara una lingua per come viene parlata realmente, nei contesti quotidiani, potendo così cogliere aspetti culturali che altrimenti resterebbero inesplorati.
I benefici dell’apprendimento-ombra
Questo approccio, che Landone sperimenta da tre anni, simula dunque un’immersione all’estero per chi non può viaggiare, destrutturando i ruoli tradizionali degli studenti. “Non ci sono compiti prestabiliti, non ci sono elementi di curriculum o contenuti predefiniti“, commenta Landone. A facilitare il processo di apprendimento, infatti, sono le figure tutor e non docenti, e questo favorisce un confronto spontaneo e un’espansione lessicale.
L’immersione linguistica è uno dei modi più efficaci per imparare una nuova lingua. E proprio su questo principio si basa una forma di tecnologia immersiva, che mette in contatto la persona che fa da spettatore con persone madrelingua. L’ambiente virtuale diventa coinvolgente.
Il video shadowing è quindi una possibilità che promuove una relazione tra pari, la spontaneità, l’accesso a una vasta comunità online e a contenuti infiniti. “È veramente la realizzazione di un approccio costruttivista, dove sono studenti e studentesse che accedendo ai contenuti costruiscono le conoscenze utili per il loro futuro”.
L’intervista è stata realizzata nel corso del lavoro per il podcast “Oltre la cattedra”, realizzato da Percorsi di Secondo welfare e sostenuto da Bolton Hope Foundation nell’ambito di Nova Schol@, la ricerca che studia l’innovazione digitale della didattica e come questa può favorire l’inclusione sociale. Dentro e fuori la scuola. |