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Oggi nel nostro Paese ci sono centinaia di buone pratiche incentrate sulla governance partecipativa delle imprese e finalizzate a coinvolgere attivamente nelle scelte strategiche dell’azienda anche i dipendenti e/o le loro rappresentanze. Queste però sono poco note e, soprattutto, mancano di condizioni strutturali che ne favoriscano la diffusione a un numero sempre maggiore di organizzazioni. Per affrontare questa situazione la CISL ha lanciato una proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione di lavoratori e lavoratrici e avviato un’ampia campagna di raccolta firme a suo sostegno. Ne abbiamo parlato con il Segretario Generale della CISL Luigi Sbarra, che ci ha aiutato a capire perché la partecipazione al lavoro è qualcosa che conviene a tutti.

Cosa significa “partecipazione dei lavoratori”?

Partiamo dal principio: cosa vuol dire avviare una governance partecipata in azienda? Come si legge dal sito di CISL, per partecipazione di lavoratori e lavoratrici al governo dell’impresa si intende quel processo finalizzato a correggere l’asimmetria del rapporto di lavoro (intrinsecamente sbilanciato verso l’azienda e il datore). In poche parole si tratta di un istituto attraverso il quale i datori di lavoro e lavoratori/trici, anche per mezzo anche dei loro rappresentanti, si parlano, si confrontano, affrontano problemi, condividono opinioni e informazioni e cercano così di trovare soluzioni comuni.

Giulio Pastore, il fondatore della CISL, scriveva che la partecipazione agli utili, al capitale azionario ed il controllo dell’amministrazione, rendono l’operaio non più salariato ma cooperatore interessato e responsabile”, ci spiega Sbarra. “Oggi più di allora pensiamo che questo sia il modello più efficace per affrontare le sfide delle molteplici transizioni che attraversano il mondo delle imprese e del lavoro: investimenti e innovazione dei processi produttivi, incremento della produttività e dei salari, difesa dell’occupazione e formazione dei lavoratori, flessibilità negoziate e nuove tutele, aumento dei livelli di salute e sicurezza nelle aziende e orientamento del risparmio sull’economia reale”.

La partecipazione dei dipendenti trova le sue radici nei principi costituzionali su cui si fonda il nostro Paese. In questo senso, l’Articolo 46 della Costituzione riconosce in maniera specifica il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende. “A 75 anni dalla nascita della Costituzione è arrivato il momento di dare piena attuazione all’Articolo 46 che disciplina il diritto dei lavoratori a contare di più nella gestione, negli indirizzi e negli utili delle aziende. Senza alcuna imposizione ma attraverso una legge che supporti la negoziazione tra le parti con leve promozionali e incentivi di natura fiscale. Perché la partecipazione è possibile solo se passa dalle buone relazioni industriali”, sottolinea Sbarra.

Esempi di governance partecipata in azienda

Le esperienze di buone pratiche di partecipazione di lavoratori e lavoratrici, come detto, non mancano in Italia. Nonostante non ci siano supporti legislativi chiari verso questo pratica, sono numerosi i casi in cui parti sociali hanno trovato intese e sperimentato accordi innovativi.

Il Gruppo Poste italiane, ad esempio, ha previsto attraverso il contratto collettivo nazionale l’istituzione di organismi paritetici su numerose funzioni. Il più rilevante si occupa dei temi della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro, attraverso la realizzazione di studi e ricerche, di azioni formative e informative, di attività di prevenzione e l’attivazione di progetti ad hocInwit, società italiana che opera nel settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni, ha invece raggiunto un accordo per creare un comitato paritetico volto a progettare, condividere e programmare le migliori condizioni per il raggiungimento degli obiettivi aziendali di incremento di produttività, che sono poi necessari per il riconoscimento di premi economici per i lavoratori.

Altra esperienza significativa è quella di Irisacqua Srl, società che si occupa della gestione dell’acqua in Friuli Venezia Giulia, dove impresa e parti sindacali nel 2021 hanno sottoscritto un accordo integrativo che dedica ampio spazio alla partecipazione sia in tema di diritti di informazione che per la creazione di organi paritetici in materia di sicurezza, formazione e welfare.

Molte interessante è poi il caso di Luxottica che, dopo la fusione con il Gruppo francese Essilor del 2017, ha previsto una serie di strumenti per garantire la partecipazione attiva delle risorse umane. In particolare sono stati istituiti: un Comitato Aziendale Europeo (CAE), che garantisce la rappresentanza di lavoratori e lavoratrici in tutte le sedi europee del Gruppo; un piano di azionariato dei dipendenti, attraverso il quale questi ultimi accedono alle azioni della società; forme di partecipazione diretta e organizzativa in materia di efficienza del ciclo produttivo, orari e organizzazione del lavoro.

Perché la governance partecipata conviene

Partecipare conviene a tutti”, continua Luigi Sbarra. “Ci sono decine di studi internazionali che dimostrano come le aziende in cui i lavoratori e le lavoratrici stanno meglio, hanno migliaia di euro di valore aggiunto in più rispetto alle altre e sono anche quelle più attrezzate ad affrontare questa fase di profondi cambiamenti. E questo per almeno due ragioni”.

La prima” dice il Segretario “è che le trasformazioni tecnologiche rendono sempre più necessaria la reazione delle imprese alle mutate circostanze, di fatto quella che chiamiamo innovazione o adozione di innovazione. Queste funzioni richiedono l’impegno attivo della forza lavoro ed è quindi importante che i lavoratori siano informati tempestivamente e coinvolti attivamente nelle decisioni”.

La seconda ragione per Sbarra è che “il valore delle imprese moderne si baserà sempre meno sulla spesa in conto capitale, pur necessaria, e sempre di più sul capitale umano costitutivo dell’azienda, in particolare il capitale umano e le relazioni produttive tra gli individui lavoratori. Questo farà il valore di un’impresa in futuro”.

Le best practice del settore metalmeccanico

Esperienze molto avanzate in tal senso, soprattutto in tema di commissioni tecniche bilaterali, si trovano nel comparto metalmeccanico.

Il contratto collettivo Fca – Cnhi – Ferrari, ad esempio, prevede una serie di commissioni paritetiche con vari compiti in materia di bilancio di sostenibilità, di risoluzione delle controversie e dei conflitti, di sviluppo del welfare aziendale, di sostegno alle pari opportunità e alla conciliazione vita-lavoro, per la promozione di salute e sicurezza, per innovare l’organizzazione del lavoro e i sistemi di produzione e per aggiornare i sistemi di verifica di assenteismo.

L’accordo aziendale del Gruppo Manfrotto definisce invece la partecipazione, con diritto di ricevere informazioni e formulare pareri non vincolanti, di un rappresentante delle organizzazioni sindacali al board divisionale, dove si approvano gli assetti strategici della divisione aziendale. Nello stesso accordo sono stabilite poi forme di collaborazione per la formazione e per la tutela delle diversità.

In Piaggio e in Ducati, sempre a seguito di un accordo aziendale, è stato formato un team di lavoro paritetico allo scopo di migliorare l’efficienza e l’efficacia dei processi produttivi, condividere le informazioni riguardanti le strategie industriali più rilevanti, costruire sistemi premianti e rafforzare i meccanismi riguardanti la formazione e il welfare.

Queste buone pratiche secondo Sbarra mettono in luce come la governance partecipata d’impresa sia un’opportunità per tutti gli attori in gioco. “Far entrare la rappresentanza del mondo del lavoro nei board decisionali delle imprese o dare buon governo alla partecipazione azionaria e finanziaria” afferma “vuol dire creare le condizioni perché un’azienda accresca il proprio valore. E questo è nell’interesse dei dipendenti di quell’azienda che potranno rivendicare salari più alti e condizioni di lavoro migliori. È nell’interesse dell’impresa che potrà contare su personale più consapevole, più responsabile, più qualificato e motivato. Ed è nell’interesse della collettività, garantendo la stabilità degli investimenti produttivi sul territorio e incanalandoli verso un esito socialmente, oltre che economicamente, sostenibile”.

La proposta di legge promossa dalla CISL

Ed è proprio per queste ragioni che la CISL ha lanciato e sostiene la proposta di legge di iniziativa popolare denominata “La Partecipazione al Lavoro. Per una governance d’impresa partecipata dai lavoratori“. Attraverso 9 sezioni e 22 articoli la proposta definisce in maniera chiara il concetto di partecipazione dei dipendenti in azienda, ne delinea il perimetro e individua quattro specifiche modalità di applicazione: gestionale, finanziaria, organizzativa e consultiva. La proposta prevede poi premialità e incentivi per le aziende che introducono questi meccanismi.

Allo scopo di continuare a promuovere questa iniziativa, il sindacato si sta mobilitando in vari modi. “La campagna di adesioni del nostro progetto è nel pieno”, conclude Luigi Sbarra. “Stiamo ricevendo importanti soddisfazioni sia nella risposta dei lavoratori e dei cittadini, sia nel sostegno espresso da autorevoli esponenti del mondo dell’università, del giornalismo, delle istituzioni e delle imprese, senza dimenticare il sostegno di una vasta area del riformismo sociale. Vediamo che diversi partiti guardano con interesse a questo sentiero. Tutto questo non può che farci piacere”.

Noi andiamo avanti. Siamo e saremo in mobilitazione su tutto il territorio nazionale fino a novembre, con una fitta agenda di assemblee nei luoghi di lavoro, punti informativi e di raccolta firme dentro e fuori i luoghi della produzione, nei gazebi allestiti ad hoc e nelle sedi sindacali e nelle piazze. Abbiamo già organizzato, e continueremo a farlo nei prossimi giorni e settimane, numerosi eventi, dibattiti e iniziative pubbliche con tanti ospiti per diffondere la cultura della partecipazione e raccogliere le adesioni necessarie a trasformare in legge la nostra proposta. Un cammino che attraverserà il 13 e 14 ottobre, le “Giornate della Partecipazione”, una iniziativa a largo spettro con assemblee e presidi in tutte le principali città” spiega ancora Sbarra.

Un impegno importante per il sindacato, consapevole chela partecipazione ha senso se diventa un processo collettivo in cui tutti si riconoscono e si sentono impegnati. Un cambiamento che parte dai luoghi di lavoro, ma investe l’intera società, per realizzare quella che Bobbio chiamava Democrazia Sociale”.

 

 

Foto di copertina: CISL