Tra circa trent’anni in Italia gli anziani saranno quasi il doppio dei giovani. Un invecchiamento che appare ormai inesorabile e che porterà conseguenze profonde per la nostra società. Ovviamente anche in termini di welfare.
Sul numero 10 di Nuova Atlantide, rivista periodica della Fondazione per la Sussidiarietà, Gian Carlo Blangiardo, professore di statistica dell’Università Milano Bicocca ed ex presidente di Istat, riflette sul tema a partire dal concetto di “patrimonio demografico”. Si tratta del termine con cui si indica il “totale di anni di futuro che, data la struttura della popolazione e le condizioni di sopravvivenza del nostro tempo, l’insieme dei circa 59 milioni di attuali residenti saranno verosimilmente destinati a vivere”ovvero un totale complessivo di 2,3 miliardi di anni-vita. A fronte di una aspettativa di futuro che pro capite vale 38,6 anni-vita per l’intera popolazione residente, l’attuale universo giovanile avrebbe davanti a sé (mediamente) 69,5 anni-vita.
Proprio per questo, spiega Blangiardo, poiché “i nostri giovani sono e saranno inequivocabilmente i titolari del futuro e dei destini delle società nei prossimi decenni” è irrinunciabile e strategico “collocarli al centro delle scelte e dei piani di sviluppo“ al fine di “garantire a tutti un’adeguata ampia qualità di vita”.