Il primo Rapporto Disuguaglianze, “Crescere in Italia, oltre le disuguaglianze“, è un lavoro di ricerca finalizzato a creare conoscenza sulle diverse dimensioni della disuguaglianza, ma anche favorire il dibattito pubblico sul tema attraverso una nuova prospettiva che possa essere utile per promuovere nuove e più efficaci soluzioni per lo sviluppo di società più inclusive. Il documento nasce da una riflessione che la Fondazione Cariplo ha voluto approfondire, durante e dopo la pandemia, a fronte dell’aumento delle diverse forme di povertà.
L’importanza di lenti diverse
La prima cosa che si nota scorrendo il Rapporto è che ha un formato più simile a un periodico di informazione che a un tradizionale documento di ricerca: si propone infatti come uno strumento di conoscenza per tutti, fruibile anche per i non addetti ai lavori. L’altra peculiarità sono le diverse “lenti” con cui vengono lette le disuguaglianze. Il documento mette infatti a disposizione diversi dati nazionali che spiegano macro-dinamiche che interessano il Paese nel suo complesso, ma garantisce anche una analisi ravvicinata di molte problematiche a cui intende dare evidenza.
Nello specifico il Rapporto curato da Federico Fubini (Vicedirettore del Corriere della Sera), dopo aver proposto alcuni indicatori principali e individuato le dimensioni che concorrono a generare la disuguaglianza economica e di reddito in Italia, si concentra sull’impatto della disuguaglianza nei percorsi di apprendimento, nella costruzione della persona e nella visione del “proprio posto nel mondo”. Questa parte della ricerca è stata condotta in ambito locale, in un contesto di dimensioni tali da permettere di far emergere le diverse dinamiche compresenti in uno stesso territorio.
Il territorio è quello di Milano, che ha fatto da “incubatore” per un’analisi sul campo che ha permesso di indagare la dimensione di “outlook”, ossia di sguardo sul proprio futuro, da parte dei ragazzi. Il capoluogo meneghino è infatti considerato un avamposto capace di cogliere con anticipo fenomeni sociali emergenti e trasversali ma, come emerge nel report, anche uno straordinario laboratorio di solidarietà che permette di intercettare i bisogni e immaginare nuove soluzioni.
Dati e dinamiche su cui riflettere
Il rapporto propone molti dati e delinea diverse dinamiche che meriterebbero un approfondimento. Di seguito se ne propongono alcune che ricorrono in modo trasversale all’interno del documento.
Dal Rapporto emerge chiaramente come le grandi trasformazioni in atto nella società italiana abbiano subito un’accelerazione negli ultimi anni, incidendo in maniera molto importante sui livelli di disuguaglianza nel Paese. Nel 2021 circa 2 milioni di famiglie si trovavano in povertà assoluta, più del doppio rispetto al 2005.
In tale contesto, il percorso di istruzione obbligatoria fatica purtroppo a svolgere il ruolo di ascensore sociale per i gruppi di studenti più svantaggiati, contribuendo anzi a sedimentare le disuguaglianze iniziali di apprendimento che derivano dai diversi background socioeconomici. Crescere in un certo contesto sociale tende infatti a influenzare fin dai primissimi anni la vita delle persone in molti ambiti. Questa dinamica si evidenzia sempre più precocemente, a partire dai bambini della scuola dell’infanzia.
Questo condiziona gli apprendimenti e, in modo più profondo, condiziona lo sguardo su di sé e sul mondo: il 55% dei ragazzi che crescono nelle zone centrali di Milano pensa di andare all’estero; fra chi cresce in periferia solo il 29%. Emergono inoltre differenze, sin dall’età prescolare, nella capacità di immedesimazione, di lettura del contesto e di fiducia: tutte competenze cruciali per la persona e per la sua vita sociale, lavorativa e collettiva. La “mobilità sociale” è quindi un obiettivo che va sostenuto con opportuni interventi per garantire la rimozione degli ostacoli che non la permettono, contrastando la disuguaglianza di opportunità.
Le fragilità si propagano e si sommano: esiste una compresenza tra diverse forme di esclusione e di “povertà” che toccano varie dimensioni della vita delle persone. Per esempio laddove il livello di studio è più alto la popolazione presenta delle condizioni di salute generale migliori; allo stesso tempo oggi in Italia solo l’8% dei giovani con genitori senza un titolo superiore ottiene un diploma universitario (22% la media Ocse) .
Perché nessuno può dire “non mi riguarda”
Il Rapporto, nella sua parte finale, evidenza come la società in cui viviamo presenti un livello di sviluppo inferiore alle sue potenzialità proprio a causa delle crescenti disuguaglianze. Eppure nel dibattito pubblico questo tema è spesso lasciato ai margini, non colto nella sua drammaticità e urgenza.
Fino a quando continueremo a pensare che le disuguaglianze riguardino esclusivamente coloro che ne subiscono le conseguenze peggiori, il nocciolo della questione rischia di sfuggire. La disuguaglianza è un’ingiustizia per la singola persona, è una ferita per la comunità ed è un ostacolo allo sviluppo dell’intera collettività.