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In edilizia, quasi un operaio su tre è straniero. Per la precisione, secondo i dati dell’Osservatorio della Commissione Nazionale Paritetica per le Casse Edili (CNCE) sul lavoro regolare in edilizia, nei cantieri italiani, è straniero il 32% degli operai. Il dato sale al 40% nella fascia 18-25 anni e lo supera in quella tra i 36 e i 45 anni, mentre è molto inferiore tra gli impiegati. Tra gli operai, le nazionalità più rappresentate sono quella romena, albanese e marocchina.

Per affrontare il tema del lavoro degli stranieri in Italia, i cantieri sono luoghi imprescindibili.

Per questo, vogliamo proseguire il nostro viaggio nel mondo del lavoro con un approfondimento dedicato al settore delle costruzioni. Come abbiamo già fatto a proposito del settore agricolo e del settore domestico, vogliamo qui interrogarci sul ruolo del Terzo Settore e dei corpi intermedi nel promuovere il lavoro dignitoso (secondo la definizione dell’Agenda 2030) ponendo attenzione all’inclusione dei lavoratori stranieri.

Lavoro migrante, diritti e welfare

È il titolo della serie di Secondo Welfare che vuole approfondire il ruolo di sindacati, associazioni e organizzazioni del Terzo Settore nella promozione di politiche che migliorino le condizioni di lavoro e di vita di lavoratrici e lavoratori stranieri presenti in Italia. Scopri di più.

Come sta il settore edile in Italia

Dopo anni di stagnazione, il settore edile vive oggi un periodo di ripresa dovuto in particolare agli incentivi fiscali (come il superbonus 110%) e agli investimenti del PNRR. Dai dati dell’osservatorio CNCE emerge che, dopo il lockdown del 2020, il settore è in crescita anche dal punto di vista occupazionale. Quest’anno l’area del lavoro regolare registrata attraverso le casse edili1 riporta un aumento di 100.000 lavoratori operai iscritti alle casse e del 40% delle ore lavorate denunciate dalle imprese.

Ciò sembra avvenire anche grazie alla verifica di congruità della manodopera sui cantieri introdotta dal Ministero del Lavoro a partire dal 1° novembre 2021, un dispositivo che ha indotto le imprese che operano nell’ambito di appalti pubblici e privati ad assumere regolarmente un numero di lavoratori adeguato rispetto al tipo di lavori da eseguire.

Tuttavia, secondo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro nel settore dell’edilizia resta molto diffusa l’irregolarità: si va dal mancato rispetto delle norme di sicurezza all’impiego di manodopera in nero. Come si legge nel Rapporto sugli stranieri e il mercato del lavoro, le costruzioni sono il terzo settore per incidenza di infortuni (il 9,7%) e mediamente tre infortuni su quattro riguardano stranieri non comunitari.

Lavoratori stranieri in edilizia tra stereotipi e realtà

Quando si parla di lavoro dei migranti e del lavoro irregolare è facile imbattersi in stereotipi, secondo Iraklis Dimitriadis, ricercatore in Sociologia dell’Università degli Studi di Milano Bicocca. Dimitriadis da tempo si occupa del lavoro degli stranieri nel settore delle costruzioni e ha recentemente pubblicato una monografia sul tema.

Per il ricercatore è importante riconoscere che esistono varie forme di lavoro informale che non riguardano solo il lavoro nero. “Un esempio sono situazioni nelle quali una parte delle ore di lavoro rientra nel contratto di lavoro, mentre la restante parte viene retribuita informalmente. Si tratta del cosiddetto lavoro grigio, una situazione alquanto diffusa, sia tra italiani e stranieri, e non solo nel settore edile. Ci sono poi le cosiddette false partite iva, il lavoro del tutto irregolare, ma anche l’impiego in nero di lavoratori senza permesso di soggiorno”, spiega Dimitriadis

Con l’espressione false partite iva si fa riferimento a quei lavoratori formalmente autonomi che sono in realtà alle dipendenze di un datore di lavoro. Questa distorsione porta lavoratori nei fatti dipendenti ad essere esclusi dalle tutele del lavoro dipendente pur in assenza di una effettiva autonomia. Secondo Dimitriadis, tuttavia alcuni di questi lavoratori sono così sopravvissuti alla crisi del settore e in seguito sono riusciti a mettersi in proprio a tutti gli effetti, facendo leva sulla propria esperienza, le competenze e le conoscenze acquisite nel corso del tempo. Diversa è la situazione di quei lavoratori senza permesso di soggiorno che in assenza di norme che favoriscano l’ingresso regolare in Italia, si trovano costretti a lavorare in nero.

Secondo Adrian Tamasi, sindacalista di origine romena della Filca Cisl di Milano, le diverse forme di irregolarità espongono comunque i lavoratori a molteplici rischi: “la mancata contribuzione versata per le ore “fuori busta” non permette di accedere a adeguati versamenti della Naspi, in caso di disoccupazione. Un problema non da poco in un settore in cui il lavoro è intermittente e molto legato agli andamenti della domanda”. Inoltre, spiega ancora Tamasi “alcuni lavoratori, divenuti autonomi senza essersi adeguatamente informati, si sono ritrovati a ricevere il corrispettivo del salario netto come partita iva, solo che in quest’ultimo caso quella cifra va decurtata dei contributi e delle tasse che gli autonomi versano in proprio”.

Secondo Dimitriadis per approfondire le condizioni di lavoro nel settore edile è importante tenere in considerazione sia la percezione soggettiva dei lavoratori, sia i fattori strutturali che connotano il settore. Nel caso degli stranieri entrano in gioco diversi elementi che spingono verso condizioni di lavoro che siamo propensi a giudicare come critiche: il recente insediamento, la temporaneità del progetto migratorio, le basse competenze linguistiche e professionali, la mancanza di permesso di soggiorno, la debolezza delle reti di supporto. “Oltre alle storie personali” aggiunge Dimitriadis “intervengono anche fattori strutturali che attengono alle caratteristiche del settore dell’edilizia e dell’organizzazione del lavoro: la dimensione ridotta delle imprese, la stagionalità del lavoro edile, la necessità di rispondere alla domanda di lavoro in modo tempestivo e poco prevedibile spingono verso l’informalità delle modalità di impiego e di reclutamento della forza lavoro, con i suoi rischi e insidie, come il fenomeno del caporalato”.

Senza caporali: Terzo Settore e corpi intermedi per il lavoro dignitoso in agricoltura

Tra dumping e caporalato 

Rispetto alle condizioni di lavoro, “un problema diffuso è dato dal dumping contrattuale, cioè l’applicazione di contratti di altri settori diversi da quello dei cantieri” ci spiega Claudio Sottile della Segreteria Nazionale della Filca Cisl “con l’effetto  di abbassare le tutele dei lavoratori. Da questo punto di vista è importante ribadire l’importanza del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro e dalla bilateralità del settore che ne garantisce la regolarità aumentando la sicurezza, assicurando le prestazioni, contrastando il lavoro irregolare, favorendo una maggiore qualificazione della manodopera”. Come ricorda anche Giovanni Carapella, Direttore della CNCE, infatti “il CCNL dell’edilizia permette di accedere alle prestazioni delle Casse edili, dalle ferie retribuite, prestazioni sociosanitarie, alla formazione, forme di integrazione del reddito e l’APE, un premio collegato all’anzianità lavorativa”.

Peppe Monetti della Fondazione Casa della Carità si occupa dello sportello che offre assistenza legale ai migranti nella città di Milano. Ci racconta di incontrare spesso lavoratori inseriti nel campo dell’edilizia: “molti lavoratori dell’edilizia hanno fatto un uso strumentale della Sanatoria del 2020 per colf e badanti, facendo figurare rapporti di lavoro nel settore domestico, per regolarizzare la propria posizione. Inoltre, diversi richiedenti asilo dall’Egitto sono inseriti nel settore edilizio, spesso si tratta di persone con un progetto migratorio precario, che non vivono presso i centri di accoglienza ma presso connazionali, e che lavorano in piccole aziende in subappalto: molti lavorano molte più ore di quelle dichiarate e regolarmente retribuite, altri addirittura restituiscono parte del salario per poter continuare a lavorare”.

In tema di caporalato Monetti aggiunge che “il fenomeno è persino visibile al mattino presto, quando in prossimità delle stazioni della metropolitana in alcune zone, passano i furgoncini per raccogliere i lavoratori che lavorano alla giornata. È dunque importante diffondere informazione e consapevolezza sui propri diritti. Un altro profilo di rischio deriva dal fatto che le lungaggini del processo di richiesta di asilo permettono a diversi lavoratori, con il permesso per richiesta di asilo rinnovabile di 6 mesi in 6 mesi, di inserirsi nel settore. Ma qualora la richiesta di asilo non venga successivamente accolta, questi lavoratori scivolano nuovamente nell’irregolarità”.

Per Adrian Tamasi della Filca Cisl quello del caporalato è un problema rilevante che deriva dalla mancanza di politiche adeguate, volte a favorire l’acquisizione di competenze professionali e l’intermediazione tra impresa e lavoratori. I caporali sono spesso capisquadra che trattengono parte del salario dei lavoratori, questi ultimi spaventati dalla possibilità di perdere il lavoro, solitamente scappano e si nascondono in caso di controlli e di visite degli stessi sindacalisti”.

Alcune iniziative per il lavoro dignitoso

Le migrazioni sono di fondamentale importanza per il settore delle costruzioni che è caratterizzato da una forza lavoro mobile che insegue l’andamento fluttuante della domanda di lavoratori specializzati e non. In Italia recentemente il settore è passato dalla carenza di lavoro alla carenza di manodopera, come mostrato dall’indagine Eurispes sul comparto edilizio.

In questo contesto acquisiscono grande rilevanza iniziative volte ad informare i lavoratori stranieri dei loro diritti e delle tutele contrattuali, in osservanza della Direttiva 2014/67/CE che sottolinea l’importanza di migliorare l’accesso e la trasparenza relativamente alle condizioni di lavoro nei diversi stati membri dell’Unione Europea. Inoltre sono fondamentali iniziative volte a favorire canali di accesso regolare al settore, in particolare per i soggetti più vulnerabili.

Claudio Sottile, Segreteria Nazionale della Filca Cisl Nazionale, sottolinea, tra le iniziative volte a diffondere informazione e consapevolezza sui diritti contrattuali e la sicurezza tra i lavoratori stranieri del settore, il progetto costituito dal sito web www.constructionworkers.eu. “Il sito fornisce informazioni in numerose lingue su diritti e termini contrattuali del settore edile nei diversi Paesi europei. Si tratta dell’iniziativa della Federazione europea di lavoratori delle costruzioni e del legno, la European Federation of Building and woodworkers. È importante che strumenti come questo abbiano ampia diffusione per accrescere la consapevolezza tra i migranti nelle diverse fasi del progetto migratorio”.

In tema di mobilità internazionale e lavoro edile,  Feliciano Iudicone, ricercatore della CNCE, ci racconta anche dei cosiddetti posted workers o lavoratori distaccati, cioè i lavoratori di origine comunitaria o extracomunitaria impiegati in un’azienda di un Paese della UE e inviati in un altro Paese dell’Unione. “È un fenomeno che riguarda più di un milione di lavoratori in Europa ma difficile da monitorare e che, con la pandemia, ha presentato non solo diffuse irregolarità come il mancato rispetto dei contratti collettivi del Paese di destinazione, ma anche criticità dal punto di vista delle soluzioni alloggiative e dei trasporti”.

Il pane e le rose: come favorire il lavoro dignitoso nel settore domestico

Tra le iniziative più significative su questo tema, vale la pena segnalare i progetti europei che mirano a rafforzare il controllo e presidio delle condizioni di lavoro e delle tutele che riguardano i lavoratori distaccati, come i progetti Yes – Youth Employment Skill Set in Posting e EMEcs – European Market Environment in the construction sector coordinati dalla CNCE. Il primo ha prodotto delle linee guida per una maggiore diffusione e accessibilità delle informazioni per imprese e lavoratori stranieri, nonché per rafforzare una mobilità del lavoro basata su qualità e competenze, mentre il secondo sta approfondendo le conseguenze della pandemia sul settore edile, mettendo a punto proposte utili a garantire ai lavoratori distaccati accesso alle cure ed adeguate protezioni sul lavoro e sociali in condizioni emergenziali.

Infine, un’altra importante iniziativa è rappresentata dal protocollo triennale per l’inserimento socio lavorativo di cittadini rifugiati e migranti, siglato nel maggio del 2022 dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE), i sindacati dell’edilizia Fillea CGIL, Filca CISL e Feneal UIL con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e con il Ministero dell’Interno. Il protocollo promuove diverse attività di cooperazione mirate a favorire la formazione e l’inserimento lavorativo di cittadini richiedenti e titolari di protezione internazionale ed immigrati in condizioni di vulnerabilità, inclusi i giovani in uscita dai progetti di accoglienza per minori non accompagnati.

Tre livelli di azione prioritari

In conclusione, per migliorare le condizioni di lavoro nel settore edile, ma non solo, bisogna agire prioritariamente su tre livelli: le politiche che promuovono comportamenti virtuosi delle imprese, l’informazione dei lavoratori, e il cambio di politiche migratorie. Iniziative in tal senso già esistono, alcune sono state anche citate sopra, ma occorrerebbe rafforzarle.

Rispetto al primo livello, i sindacati si battono per un maggiore protagonismo dell’INAIL e per l’attuazione della patente a punti per le aziende, uno strumento – quest’ultimo – pensato da un lato per premiare le imprese virtuose che garantiscono elevati standard di salute e sicurezza, dall’altro per isolare quelle che invece lucrano su questi aspetti.

Sul fronte dell’informazione sindacati, centri di formazione e associazioni si sono dotati di materiale informativo in lingua, e sovente impiegano operatori di origine straniera che riescono più facilmente ad informare connazionali e altri immigrati rispetto ai contratti di lavoro, ai diritti e alla sicurezza.

Infine, anche guardando il Paese attraverso le condizioni di lavoro nei cantieri, appare fondamentale un cambio di passo per le politiche migratorie a livello nazionale, capace di coniugare canali di accesso regolare con il rafforzamento di percorsi di formazione, politiche attive del lavoro e di integrazione.

 

Note

  1. La Cassa edile è un ente bilaterale istituito attraverso la contrattazione collettiva e composto da rappresentanti di sindacati e datori di lavoro. Il suo scopo è garantire diritti e tutele – come ferie, malattia, infortunio, tredicesima, anzianità professionale – in un settore che per sua natura presenta tempi e modalità di lavoro particolari.