Banca Etica, prima e tutt’ora unica banca italiana interamente dedita alla finanza etica, promuove diverse iniziative di conoscenza e diffusione di informazioni, buone prassi, formazione culturale. Tra queste, l’Osservatorio sul Terzo Settore di Banca Etica, che ha presentato all’inizio di luglio presso la Camera dei Deputati la ricerca Il Terzo Settore in Italia dopo la pandemia.
Il rapporto offre una fotografia del Terzo Settore italiano alla fine del 2021 e si basa su diverse tecniche di indagine: analisi dei dati più recenti resi disponibili da Istat, Banca d’Italia e altri enti di ricerca; questionari e interviste a protagonisti del non profit italiano. La ricerca è stata realizzata in collaborazione con il Forum permanente del Terzo Settore, l’Associazione delle ONG italiane, Federsolidarietà, Legacoop Sociali, Tavolo dei soci di riferimento di Banca Etica, Fondazione con il Sud, Aiccon, Isnet, Euricse, Terzjus e altri soggetti.
Finanziamento, accesso al credito e differenze territoriali
Il documento parte da un assunto fondamentale: il Terzo Settore si è dimostrato – prima, durante e dopo la pandemia – un pilastro essenziale del welfare e del lavoro in Italia. Tra il 2011 e il 2019 l’occupazione nel Terzo Settore è aumentata dieci volte di più che negli altri comparti; il 27,6% della crescita occupazionale in Italia è stata generata dal non profit, un settore che peraltro impiega soprattutto (72%) giovani e donne, gruppi di popolazione che incontrano spesso difficoltà nell’ingresso e nella permanenza nel mercato del lavoro. Il Terzo Settore, secondo i più recenti dati disponibili, opera attraverso circa 360mila organizzazioni con oltre 860mila dipendenti e 5 milioni di volontari.
A fronte di questa crescita, il settore è stato fortemente colpito dalla crisi determinata dalla pandemia. Essa ha determinato per molti enti un calo della partecipazione e del sostegno economico superiore al 2% (fonte Istat BES, 2021) e, secondo dati qualitativi contenuti nel report e raccolti direttamente dal gruppo di ricerca, la raccolta fondi per le organizzazioni intervistate ha registrato un calo anche del 7%.
Nel contesto attuale di crisi emergono con maggiore gravità le condizioni di disuguaglianza che caratterizzano il Terzo Settore: le regioni del Nord-Ovest ospitano il 27% delle organizzazioni, che si aggiudicano il 35% delle entrate complessive; al Centro queste percentuali diventano 22% e 33,6% e al Sud si passa al 17% di enti che gode del 7% delle entrate. L’accesso al credito, importante fattore di sviluppo e sopravvivenza specialmente in un contesto di crisi, evidenzia un punto debole per il Terzo Settore: secondo i dati di Banca d’Italia a fine 2021 solo 18.384 soggetti del Terzo Settore erano “affidati” (enti che hanno ricevuto un credito da una banca). Appare impari, in questo senso, il confronto con il settore profit: quest’ultimo nell’ultimo quinquennio ha visto una crescita del credito a suo favore dell’8,5%, mentre il Terzo Settore ha registrato un calo del 5,7%. Le differenze nell’accesso al credito tra profit e non profit appaiono per certi versi paradossali: il settore non profit mostra infatti tassi di deterioramento del credito (cioè difficoltà nel pagamento delle rate dei prestiti ricevuti) minori rispetto alle imprese profit. Peraltro anche l’accesso al credito è fortemente segnato da sperequazioni territoriali: meno del 15% delle organizzazioni affidate risiede nel Mezzogiorno.
Anche la distribuzione del 5 per mille, strumento di partecipazione diretta che permette ai contribuenti di destinare una quota dell’IRPEF alle organizzazioni non profit, evidenzia numerose disuguaglianze su base territoriale e di dimensione degli enti: 5 regioni del Centro-Nord (Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto) assorbono il 74% delle risorse disponibili tramite il 5 per mille, e le prime 100 organizzazioni (0,15% del totale) attira quasi il 47% della raccolta dei fondi. Oltre il 27% delle risorse va alle sole prime 10 organizzazioni.
Il ruolo della finanza etica
La finanza etica, di cui Banca Etica rappresenta il protagonista in Italia, ha un legame molto stretto con il Terzo Settore; oggi le realtà appartenenti a questo ambito rappresentano un terzo dei clienti cui Banca Etica fa credito. Proprio l’accesso al credito rappresenta un fondamentale punto di attenzione della finanza etica nei confronti del non profit: se nel periodo 2017-2021 gli impieghi di credito del sistema bancario in generale verso il Terzo Settore si sono ridotti del 4,8%, gli impieghi di Banca Etica sono cresciuti del 19,8%. In questo moto la quota di mercato nazionale di Banca Etica per questi crediti è passata dal 3,8% al 4,8% del totale. L’impegno della Banca è stato più significativo anche nelle regioni del Sud-Isole (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna), verso cui è andato il 19,7% degli impieghi di Banca Etica (a fronte del 13,1% del sistema bancario italiano nel suo complesso).
Il report mette in luce la forza socio-economica del Terzo Settore per l’Italia, evidenziandone la resilienza durante la pandemia ma anche individuando criticità e debolezze croniche a cui dare una risposta strutturale anche – ma non solo – attraverso gli strumenti della finanza etica.
Per approfondire
Il commento pubblicato da Banca Etica sul report
Il report integrale di ricerca “Il Terzo Settore dopo la pandemia”
La sintesi del report di ricerca “Il Terzo Settore dopo la pandemia”