Secondo Welfare realizza inchieste per Buone Notizie del Corriere della Sera in cui si approfondiscono i cambiamenti sociali in atto in Italia e le loro conseguenze sul sistema di welfare. Sul numero del 7 giugno 2022 abbiamo affrontato il tema della digitalizzazione per gli enti del Terzo Settore. Di seguito, Lorenzo Bandera riflette sull’accelerazione digitale avvenuta durante la pandemia, sottolineando l’importanza di proseguire questo percorso. Qui invece Paolo Riva propone una riflessione sulla necessità per il Terzo Settore di darsi obiettivi strategici precisi in modo da sviluppare competenze digitali che vadano a migliorare la qualità e l’impatto dei servizi.
Dopo anni passati a rimandare gli investimenti sul digitale, durante la pandemia il Terzo Settore si è visto costretto a rinnovarsi. In molti casi si è trattato di doverismo (“lo faccio o chiudo”), in altri di isomorfismo (“lo fanno tutti, mi adeguo”) oppure di opportunismo (“se non ora, quando?”). Fatto sta che negli ultimi due anni il tema si è imposto praticamente a tutte le organizzazioni non profit, che in vario modo hanno dovuto digitalizzarsi. Anche se, nei fatti, parlare di “digitalizzazione del Terzo Settore” vuol dire riferirsi a molte cose diverse.
Un’eterogeneità da considerare
Secondo Istat (dati 2019) in Italia operano 362.634 tra associazioni (85%), cooperative sociali (4,3%), fondazioni (2,2%) e altre realtà (8,5%) come enti ecclesiastici, società sportive dilettantistiche, comitati e società di mutuo soccorso. Le attività in cui sono impegnate sono molto diversificate: in primis sport (33,1%), attività ricreative (13,6%), cultura (16,9%) e assistenza sociale (9,5%); ma ci sono anche religione (6,6%), istruzione (3,9%) e sanità (3,7%), oltre a voci percentualmente meno pesanti.
Leggendo questi dati è facile capire come le esigenze digitali, e quindi le soluzioni adottate, siano state le più varie. Ci sono state associazioni che hanno “semplicemente” trovato nuove modalità per comunicare e comunicarsi nell’emergenza, cooperative alle prese con strade inedite per erogare servizi o imprese sociali chiamate a ripensare totalmente organizzazione e monitoraggio del lavoro (a distanza).
Ci sono però anche i casi ad alto tasso d’innovazione: dalla cooperativa sociale che ha sperimentato l’uso di robot nell’assistenza a persone con disabilità a quella che sta usando intelligenza artificiale e big data per sostenere i bambini autistici. O, ancora, la startup che ha creato la propria piattaforma di telemedicina e quella che realizza videogame inclusivi per ciechi e ipovedenti.
Un percorso da portare a termine
Il tema su cui riflettere è che mentre per alcuni la digitalizzazione è diventata un fattore di crescita capace di generare, o accelerare, le logiche strategiche di sviluppo e intervento, per altri sembra essere stata una parentesi che ora può essere chiusa per tornare a fare le cose come si sono sempre fatte.
Eppure è evidente che il digitale è tutto meno che una parentesi. La pandemia ha cambiato il nostro modo di fruire di beni e servizi, di lavorare (pensiamo alle call o agli eventi a distanza, ormai imprescindibili) e di svagarci. Far finta che non sia così potrebbe essere fatale per molte organizzazioni del Terzo Settore che, peraltro, devono ora fare i conti con le innovazioni chieste dal RUNTS: Spid, Pec, firma digitale e così via.
Per questo occorre considerare prioritari percorsi di digitalizzazione e trasformazione digitale che prevedano investimenti, nuove posizioni organizzative e partnership, anche col profit. Qualcuno pone obiezioni avvinghiandosi all’alibi della mancanza di risorse. Ma se il Terzo Settore – o anche solo alcuni suoi segmenti, vista la frammentarietà prima descritta – fosse consapevole dell’importanza dell’investimento e facesse sentire la propria voce queste si troverebbero. Ad esempio nel PNRR che per la Missione 1, che include il digitale, stanzia più di 40 miliardi di euro. Ma senza convinzione, lungimiranza e volontà poco si può fare. Anche con le risorse.
Questo articolo è stato pubblicato su Buone Notizie del 7 giugno 2022 ed è qui riprodotto previo consenso dell’autore.