Italia ancora in ritardo in Europa sul fronte del welfare aziendale. È quanto risulta da un’analisi realizzata nell’ambito del progetto «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali» di Censis e Unipol Gruppo Finanziario, e presentata ieri a Roma.
Guardando ai numeri, secondo la ricerca solo il 49% delle imprese italiane adotta forme flessibili degli orari di lavoro.
In Italia, prosegue la nota, il 59% dei lavoratori deve rispettare un orario stabilito rigidamente dalla propria azienda, percentuale più alta che in Germania (55%), ma soprattutto rispetto a Finlandia (45%), Olanda e Svezia (40%). Nel nostro Paese anche la diffusione del part-time (17%) è inferiore alla media europea (20%).
Censis e Unipol mettono in evidenza che gli strumenti di welfare aziendale possono aiutare molte famiglie, migliorare la qualità della vita di lavoratori e lavoratrici, contribuire a maggiori livelli di occupazione. Le esperienze finora condotte in Italia e all’estero dimostrano che più welfare aziendale significa maggiore motivazione dei lavoratori, migliore qualità della vita, una più buona copertura sanitaria e previdenziale, in una prospettiva di modernizzazione dell’organizzazione del lavoro.
Un concetto emerge con chiarezza: migliori condizioni di lavoro e un supporto diretto alle famiglie fanno crescere la produttività aziendale e potrebbero accrescere i livelli occupazionali, soprattutto sul fronte femminile: per prendersi cura dei figli e 350.000 persone hanno rinunciato a cercare lavoro.
Leggi l’approfondimento su EticaNews, 27 giugno 2013.