7 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Il prossimo 24 maggio a Lecco si celebrerà il ventesimo compleanno della prima fondazione di comunità nata nel nostro Paese: la Fondazione Comunitaria del Lecchese. Sarà un’occasione importante anzitutto per l’ente, che potrà raccontare il cammino compiuto finora e fare il punto sulle strategie e le iniziative per il futuro, ma anche per il sistema filantropico locale e nazionale, che avrà l’occasione di scoprire e approfondire un modello operativo che ad oggi ha permesso di erogare circa 40 milioni di euro e realizzare 2.200 progetti in tutta la provincia di Lecco. Seguendo strade nuove e per nulla scontate. Di seguito proviamo a darvi qualche spunto di riflessione facendoci aiutare anche dal Segretario Generale dell’ente, Paolo Dell’Oro, con cui ci siamo confrontati.


Fondazioni di comunità: di cosa parliamo

Le Fondazioni di comunità sono istituzioni filantropiche che hanno l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone che vivono in un determinato territorio. Si tratta di enti che, incentivando donazioni da parte di cittadini e organizzazioni, intercettano e raccolgono risorse provenienti dalla comunità per la comunità, le aggregano, le investono e, adottando un approccio multistakeholder, le destinano alle organizzazioni del Terzo Settore che sono ritenute in grado di rispondere ai bisogni del territorio. In sintesi: le Fondazioni comunitarie puntano alla "democratizzazione della filantropia", operano come “catalizzatori” delle risorse presenti sui territori e si configurano come “facilitatori” di iniziative volte a migliorare il benessere della comunità.

Nate all’inizio del secolo scorso negli Stati Uniti – dove sono ormai un tassello fondamentale della filantropia a stelle e strisce – negli anni Settanta le Fondazioni di comunità hanno iniziato a diffondersi anche in Europa e, verso la fine degli anni Novanta, sono sbarcate in Italia grazie a Fondazione Cariplo. Questa si propose di favorire la nascita e lo sviluppo sul proprio territorio operativo – la Lombardia e le province piemontesi di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola – di tali realità che, pur formalmente autonome rispetto a Cariplo, avrebbero permesso alla Fondazione milanese di essere più vicina alle esigenze dei cittadini e coinvolgerli direttamente nella realizzazione di attività filantropiche.

Grazie all’azione di Cariplo dal 1999 ad oggi sono nate 16 Fondazioni comunitarie, che hanno fatto da apripista alla diffusione di queste realtà in tutta Italia, dove al momento si contano 38 Fondazioni già attive e 6 in fase di costituzione.


Distribuzione delle Fondazioni di comunità italiane


Fonte: Bandera, Barbetta, Cima, Petrolati (2019)

 

La nascita della Fondazione comunitaria di Lecco

Come accennato, la Fondazione Comunitaria del Lecchese è stata la prima fondazione di comunità a vedere la luce nel nostro Paese – era il 18 febbraio 1999 – per migliorare la qualità della vita della popolazione residente in Provincia di Lecco, dove vivono circa 340.000 persone distribuite su 88 Comuni.

La costituzione dell’ente avvenne, come detto, per iniziativa di Fondazione Cariplo e con il coinvolgimento delle istituzioni più importanti del territorio: Prefetto, Sindaco di Lecco, Presidente della Provincia, Presidente della Camera di Commercio, Vicario Episcopale. Questi soggetti tutt’oggi stabiliscono la governance dell’ente, selezionando periodicamente i membri del CdA in modo da garantire un ampio “pluralismo locale”.

Fondazione Cariplo contribuisce invece al bilancio della Fondazione di Lecco con risorse economiche e tramite supporto e consulenza a vari livelli (es. comunicazione, amministrazione, formazione). Al momento della nascita dell’ente – informazione importante anche per comprendere le basi solide su cui poi è cresciuta la Fondazione – Cariplo garantì un patrimonio iniziale di circa 5 milioni di euro e raddoppiò tale cifra nel momento in cui la Fondazione riuscì a raccogliere 5 milioni di donazioni sul territorio (raggiungendo il cosiddetto “obiettivo sfida”).

Come si può leggere nello Statuto, la Fondazione della Comunità Lecchese “intende promuovere una cultura della donazione e quindi stimolare le erogazioni liberali a favore di progetti d’utilità sociale, rimuovendo tutte quelle difficoltà di natura culturale, fiscale, legale ed amministrativa che impediscono alla generosità e al senso di responsabilità sociale dei singoli e dei gruppi di manifestarsi compiutamente”. A tal fine per sostenere le esigenze di sviluppo sociale, culturale e ambientale del territorio lecchese”, la Fondazione:

1) “promuove la crescita di un patrimonio permanente e flessibile destinato a scopi solidaristici e di utilità collettiva, assistendo coloro che vogliono costituire, in seno alla Fondazione, fondi nominativi specifici”;
2) “eroga contributi tramite bandi periodici” in vari ambiti di intervento (welfare, arte, cultura e ambiente);
3) favorisce la crescita del Terzo Settoreoffrendo contributi e consulenza tecnica, nonché incoraggiandone la capitalizzazione”.


Un modus operandi in evoluzione

La Fondazione è nata con l’impostazione “classica” delle fondazioni comunitarie: raccogliere risorse “dal basso”, concentrarle in un unico patrimonio, investirle e redistribuirne i rendimenti alle organizzazioni del Terzo Settore impegnate in attività che possano migliorare la vita di chi vive sul territorio.

Negli ultimi anni questa impostazione è tuttavia cambiata. Come ci ha spiegato Paolo Dell’Oro si è cercato di passare da un’impostazione “prettamente erogativa” a una in cui la Fondazione si configura come una “piattaforma di ricomposizione delle risorse del territorio”. Il tentativo è stato quello di rendere la fondazione un “soggetto attivo in grado di mettere a sistema gli sforzi di tutte le componenti territoriali impegnate a migliorare il benessere della comunità”.

Nel concreto questo cosa significa? Dell’Oro ci ha spiegato questa dinamica in atto partendo dai numeri: “nel 2019 la Fondazione erogherà circa 4 milioni di euro. Una parte, 630 mila euro arriveranno da Cariplo, più o meno 500mila dai rendimenti del patrimonio complessivo (che oggi vale oltre 23 milioni, nda). I restanti 2,9 milioni, e qui sta la parte interessante del nostro approccio, saranno intercettati sul territorio attraverso cinque strade differenti”.
 


Paolo Dell’Oro (Foto di Lecco Notizie)
 

Attivare la comunità

Attraverso le risorse istituzionali (il citato milione e 130 mila euro) la Fondazione finanzia attività realizzate dalle organizzazioni del Terzo Settore, specialmente tramite lo strumento dei bandi. La condizione per ricevere queste risorse, spiega Dell’Oro, è che “ormai è quasi sempre previsto un cofinanziamento, pari al 50%, che chi partecipa al bando deve raccogliere sul territorio e donare alla fondazione con riferimento a quel preciso progetto”. Il progetto diventa operativo, dunque, non quando la Fondazione approva lo stanziamento del “suo” 50%, ma quando “è la comunità, nei fatti, ad approvarlo donando il restante 50%”. La Fondazione in questo modo spinge la comunità ad attivarsi per sostenere i progetti a cui tiene; così ogni anno la Fondazione raccoglie mediamente 1.200 donazioni.

Strutturare partnership

La Fondazione cerca di lavorare su macro interventi, spesso dal “respiro” pluriennale, sviluppando partnership con organizzazioni del territorio per affrontare problemi specifici. “Pochi giorni fa abbiamo siglato un accordo con Lario Reti Holding, una società pubblica che gestisce la distribuzione dell’acqua. L’assemblea dei soci, dove siedono tutti i Comuni del territorio, ha deliberato la costituzione di un fondo da 2 milioni di euro, a cui la Fondazione aggiungerà un ulteriore mezzo milione, per realizzare nell’arco di 5 anni interventi, da un lato, di manutenzione di piste ciclabili e sentieri pedonali e, dall’altro, l’apertura di siti storico-artistici che non sono normalmente accessibili al pubblico”. Azioni, dunque, che portano un beneficio alla comunità e che potrebbero generare anche un indotto dal punto di vista turistico. “Inoltre è previsto che nei lavori di manutenzione e apertura siano coinvolte cooperative di tipo B, che quindi daranno lavoro a persone fragili, disoccupati e Neet”. Partnership analoghe, aggiunge Dell’Oro, “sono state realizzate con altri soggetti del territorio, come gli Ambiti distrettuali di Lecco e Bellano, la Banca della Valsassina ed il CAI di Lecco”.

Fornire una piattaforma aperta

Quando degli enti del Terzo Settore, in forma singola o aggregata, vogliono realizzare progetti di particolare impatto sul territorio possono aprire un fondo erogativo presso la Fondazione dove far convergere le risorse necessarie all’implementazione delle attività previste. “Tenete conto che molti di questi enti avrebbero le competenze per raccogliere e gestire le risorse in autonomia, senza rivolgersi alla Fondazione. Allora perché lo fanno con noi? Perché la Fondazione è un soggetto terzo, che ormai ha una sua autorevolezza e che è considerato un garante delle iniziative che veicola. La Fondazione oggi è evidentemente considerata una piattaforma appetibile per i donatori, che tra l’altro permette di accedere a benefici fiscali che a volte le singole organizzazioni neanche conoscono. Un esempio è Valoriamo, di cui vi abbiamo raccontato qui e qui.

La possibilità dei fondi di comunità

La Fondazione per sua natura prevede la possibilità di costituire diverse tipi di fondi (es. alla memoria, tematici, categoriali…). La Fondazione di Lecco ha previsto la possibilità di creare fondi a sostegno di specifiche comunità territoriali. “L’ultimo aperto è quello della comunità di Civate. Su iniziativa del sindaco e di un imprenditore locale è stato creato questo fondo su cui si possono destinare risorse che andranno a sostegno di quella specifica comunità e che sarà la comunità stessa a decidere come utilizzare tramite un specifico Comitato di gestione che è composto dall’imprenditore che ha “aperto le danze”, il parroco, il sindaco, due rappresentanti delle organizzazioni del paese e due semplici cittadini. In un mese sono stati raccolti 84mila euro. Una cifra che fa un certo effetto se si pensa alla dimensione del Comune, che conta 3.800 abitanti”. Secondo Dell’Oro questi strumenti possono essere importanti anche per intercettare i lasciti testamentari: “noi non abbiamo mai fatto campagna ad hoc su questo tema, ma nel solo territorio di Cariplo si stima che i lasciti potrebbero valere 23 miliardi di euro nei prossimi anni. Passando dai fondi comunitari contiamo di poter intercettare anche questa fonte di risorse e questo tipo di donatori”.

Costruire legami oltre il territorio

Infine, uno dei rischi per i territori come quello di Lecco è quello della autoreferenzialità e della chiusura. Da questo punto di vista la Fondazione offre alle organizzazioni del territorio la possibilità di connettersi, anche economicamente, con realtà che appartengono ad altri contesti. La Fondazione favorisce così l’incontro e la contaminazione tra enti diversi. “Come Fondazione abbiamo partecipato a un bando di Con i bambini insieme ad altre quattro Fondazioni comunitarie del Nord e del Sud (ve ne avevamo parlato qui) per aggredire il tema della povertà minorile condividendo modalità di intervento. Con questo progetto abbiamo ricevuto il contributo più alto erogato sul bando nazionale:2,7 milioni di euro”.


Per approfondire il tema della filantropia comunitaria

Recentemente Fondazione Cariplo ha pubblicato un Quaderno dedicato alle Fondazioni di comunità, alla cui stesura ha contribuito anche il nostro Laboratorio. Questo strumento, presentato in occasione di un grande evento organizzato da Cariplo per celebrare i venti anni del programma Fondazioni di comunità, può essere utile per approfondire la natura di questi enti che, come abbiamo provato a raccontarvi, sono in grado di sviluppare molteplici strade per affrontare i bisogni delle comunità con le comunità. Potete scaricarlo gratuitamente qui.