Le statistiche raccolte dall’Ocse (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sulle competenze degli studenti quindicenni documentano un divario molto ampio fra la qualità delle scuole del Nord e di quelle del Mezzogiorno. Non è colpa dei ragazzi del Sud, ma piuttosto di una scuola che non funziona e li fa partire svantaggiati rispetto ai loro coetanei nati al Nord o altrove in Europa.
All’interno delle pagine del Corriere della Sera, Alberto Alesina e Francesco Giavazzi cercano di fare il punto su quelle che possono essere le principali traiettorie di sviluppo che possono contribuire a creare una scuola sempre più equa. Secondo gli autori, in primo luogo, la scuola deve essere la «casa» dei ragazzi. Non deve chiudere, nei giorni di lezione, alle 14 e poi andare in vacanza dall’8 giugno all’8 settembre: nei giorni di scuola deve rimanere aperta fino alle 18 e le vacanze estive devono essere molto più brevi, un mese, sei settimane al massimo.
Inoltre, è necessario ripartire dalla qualità e dalla sicurezza degli edifici scolastici. L’immagine e la fiducia che un ragazzo sviluppa verso lo Stato dipendono anche dalla qualità dei servizi che lo Stato gli offre. Una scuola sporca o fatiscente non lo invoglia a diventare un buon cittadino. Infine, è fondamentale insegnare ai ragazzi, non solo nozioni, ma anche quella che una volta si chiamava "educazione civica"; che non deve voler dire imparare a memoria la Costituzione senza capirla, ma far propri concetti fondamentali.
Più scuola per i ragazzi del Sud
Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, Corriere della Sera, 16 luglio 2018