Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, nel 2017 il lavoro agile ha registrato un +14% rispetto al 2016, arrivando a contare oltre 305mila persone che organizzano in autonomia il proprio lavoro in termini di luogo, orari e strumenti impiegati. Ad aver lanciato progetti è il 36% delle aziende rispetto al 30% dell’anno precedente e ben una su due è intenzionata ad avviarne, il 7% delle piccole e medie imprese e il 5% della Pubblica amministrazione.
Proprio da un anno a questa parte in Italia è stato approvato alla Camera il disegno di legge volto a definire e regolamentare lo smart working, che si caratterizza per l’utilizzo di strumenti tecnologici di comunicazione e collaborazione. Il ddl rappresenta proprio un abilitatore verso il cambiamento. Il settore della Unified Communication & Collaboration (Ucc), ossia del lavoro agile, sta crescendo in Italia, in particolare se si considerano le innovazioni in ambito tecnologico (Byod, cloud eccetera). Le prime a muoversi in questa direzione le grandi imprese, mentre le pmi si stanno adoperando per adottare gli strumenti di collaborazione aziendale e possono approcciarsi facilmente alle Ucc: il cloud riduce i costi di implementazione delle soluzioni di lavoro agile dell’infrastruttura di business, abilitando così l’adozione più rapida a servizi ed applicazioni connesse e integrate.
Per approfondire questo tema, Marco Landi – presidente di Polycom Asia Pacific, Europe & Africa – nelle pagine dell’Avvenire spiega e analizza quelle che possono essere le potenzialità, sia per il lavoratore sia per l’impresa, degli strumenti di smart working e delle iniziative di flessibilità.
Polycom. Così welfare e lavoro agile aiutano i dipendenti
Maurizio Carucci, Avvenire, 19 marzo 2018