Il 15 ottobre si è conclusa la XVI edizione delle Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile, tradizionale appuntamento promosso dal Centro Studi AICCON dell’Università di Bologna che si è svolto nella suggestiva cornice della Rocca di Bertinoro.
La sessione finale della due giorni (qui trovate la nostra sintesi della prima giornata di lavori) dal titolo "Valore condiviso e riforma del terzo settore", è stata coordinata da Stefano Zamagni, docente dell’Università di Bologna, e ha visto la partecipazione di Leonardo Becchetti, docente dell’Università di Roma Tor Vergata, Alessandro Rosina, docente dell’Università Cattolica di Milano, Luigi Bobba, Sottosegretario alle Politiche Sociali, Giovanni Monti, Presidente Legacoop Emilia Romagna, e Marco Frey, Presidente di Cittadinanzattiva. Al centro del confrono il destino delle imprese e la loro capacità di produrre valore in rapporto al territorio di appartenenza.
La sessione si è aperta con l’intervento di Leonardo Becchetti, che ha ricordato come per molti anni la maggior critica verso l’economia civile sia stata “tutto molto bello, ma non ha applicazioni concrete”. In questo particolare passaggio storico secondo Becchetti si profila invece l’occasione di dimostrare il contrario. In questo senso ha presentato le "Dieci proposte per una nuova ecologia dello sviluppo" (fig. 1) spiegando gli effetti che questi potrebbero avere sul Paese.
Figura 1. Dieci proposte per una nuova ecologia dello sviluppo
In un interessantissimo intervento, Alessandro Rosina ha invece spiegato il valore aggiunto che le nuove generazioni possono garantire al nostro Paese in tema di sviluppo. Prima della crisi la natalità in Italia, anche grazie al contributo degli immigrati, stava tornando a crescere. Con la crisi questo trend si è fermato e ora ci troviamo con un numero bassissimo di figli per donna. Le ragioni di questa condizione sono certo diverse, ma non si può ignorare il fatto che il nostro sistema non è stato in grado di tutelare adeguatamente i più giovani. Rosina, inoltre, ha voluto sottolineare che nel nostro Paese non si possa parlare semplicemente di invecchiamento della popolazione, ma piuttosto di "degiovanimento".
Il problema non è semplicemente quantitativo (ci sono meno giovani rispetto al totale della popolazione), ma anche e sorpattutto di “consistenza” delle generazioni più giovani, che sono meno aiutate e incentivate ad essere attive e partecipative nel mercato del lavoro. In tema di "qualità" Rosina ha parlato del caso della Germania, che pur avendo un calo demografico simile al nostro, al contrario dell’Italia ha investito sulle giovani generazioni, in primis in termini di formazione, per compensare il calo quantitativo. In questo senso non deve stupire che nel nostro Paese “ci sono 3,5 milioni gli under 35 che non studiano e non lavorano, soprattutto nel Sud. La percentuale dei Neet (Neither Employed nor in Education or Training) in Italia si attesta intorno al 25%, in Germania è meno del 10%”. Un fatto che spiega anche perché i nostri giovani tendano ad andare proprio in questo Paese per godere dell’alto livello di valorizzazione delle competenze.
Il Sottosegretario Luigi Bobba ha iniziato il suo intervento commentando l’indagine conoscitiva realizzata da AICCON Ricerca sulla Legge delega di riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale (l. n. 106/2016). Bobba ha sottolineato come la ricerca “evidenzi un duplice sentimento: da una parte forte condivisione dei contenuti della Legge da parte degli attori dell’Economia CivileM dall’altro attesa di conoscere i contenuti dei decreti attuativi. In molti stanno dimostrando un atteggiamento di diffidenza nei confronti delle possibili innovazioni che la legge presuppone nei suoi principi generali. La sfida che prospetta questa Riforma riguarda tutti, perché anche le regole ben scritte poi hanno bisogno di attori che nella vita concreta le sappiano interpretare”.
A seguire è intervenuto Giovanni Monti, che ha evidenziato il ruolo peculiare della cooperazione per l’equità e la crescita. Monti ha affermato, anche alla luce degli interventi precedenti, che "per avere futuro ci vuole un progetto: chi non ha un progetto non può avere futuro". Per questa ragione anche il mondo della cooperazione deve essere in grado di dar vita a progettualità che siano in grado di garantire efficienza e sostenibilità, e che permettano di dar vita a un nuovo "ciclo di vita" delle coop.
Il confronto è stato chiuso da Marco Frey, che ha commentato alcuni elementi emersi nel rapporto “Coesione è Competizione – Le nuove geografie della produzione del valore in Italia” realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere, sottolineando il ruolo delle imprese coesive nell’ecologia dello sviluppo. Frey ha mostrato che "dove c’e’ piu’ non profit c’e’ più valore e più coesione sociale" e ha sottolineato che nel contempo "i cittadini si stanno dimostrando sempre più consapevoli e attivi nelle loro scelte di consumo". In questo contesto, secondo Frey, gli indici di sviluppo sostenibile ONU per l’Agenda 2030 (di cui aveva ampiamente trattato Enrico Giovannini di ASviS nella mattinata di venerdì) possono aiutare a tracciare "un campo, economico e di senso, entro cui dovranno essere in grado di muoversi le imprese coesive nei prossimi anni".